Ma tutto questo cosa c’entra con l’arte? C’entra, perché
questo progetto denominato Torinomeforwe e culminante in un seminario di due giorni,
coinvolge dieci artisti, chiamati a sovrintenderne lo svolgimento. Gli esiti
andranno ad arricchire una mostra caratterizzata da linguaggi artistici molto
differenti tra loro, nata proprio da questa comune ricerca di nuove relazioni e
nuove idee per fronteggiare la crisi anche sociale, la difficoltà di convivenza
e la mancanza di coesione che caratterizzano il nostro vivere insieme.
Filippo Leonardi, ad esempio, realizza un lavoro site specific che ben si
adatta alla vastità e asprezza del luogo, qual è la struttura industriale
dell’ex Arsenale militare: 2 bagni chimici funzionanti e quindi eventualmente
utilizzabili, sovrastati da due insegne con le diciture Uomini o donne, Donne o uomini. Un modo per ironizzare sulla
mania della società di categorizzare sempre tutto e per suscitare nello stesso
tempo riflessioni su questioni quali il razzismo e la differenza di genere.
Per Silvia Giambrone si parla, invece, di un’installazione dalla
rappresentazione semplice e quasi didascalica, per un tema complesso e foriero
di meccanismi imprevedibili e dagli sviluppi osservabili a distanza di tempo.
Sul desk posto all’entrata della mostra, una busta contenente una domanda timbrata
dall’artista, “Cosa faresti se avessi potere?”, accoglierà i visitatori. Si
potrà rispondere direttamente sul posto grazie a due lavagne munite di
gessetti, oppure in un secondo tempo spedendo il materiale all’artista. Una
domanda politica in senso ampio, perché a Giambrone non interessa tanto il
contenuto della risposta quanto il linguaggio corporeo che ne scaturisce, la
reazione fisica e psicologica a tale domanda, il suo coinvolgimento o meno, il
suo atteggiamento, la sua disponibilità all’interazione. Tutti elementi che
contribuiscono a definire l’identità sociale dell’interlocutore.
Silvia Ambrosi entra nel merito del progetto socio-artistico e,
basandosi sulla documentazione relativa agli incontri avvenuti con gli
operatori della Caritas, ne incide i discorsi, a mano o a laser, su lastre di
plexiglas illuminate col neon. E infine Dario Neira, con l’opera Me-we, dove la parola ‘Me’, posta
davanti allo specchio, si ribalta diventando ‘We’, oltre a essere un pezzo
esemplare della ricerca tra corpo e linguaggio dell’artista torinese,
sintetizza bene la filosofia dell’intero progetto Torinomeforwe: quella dell’assunzione di
responsabilità del singolo nei confronti della collettività, per fare in modo
che l’individualistico io possa diventare un giorno un noi condiviso.
Silvia
Giambrone a Roma
claudia giraud
dal 14 al 29 ottobre 2010
Torinomeforwe
a cura di Susanna Mandice
Ex Arsenale militare
Via Bordo Dora (zona Porta Palazzo) – 10152
Torino
Orario: tutti i giorni ore 15-18
Ingresso libero
Info: direzione@torinomeforwe.org
[exibart]
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Gentile spazio off di Firenze, probabilmente
lei ha ragione, probabilmente questo ufficio stampa (con cui peraltro non ho alcun rapporto) non ha risolto tutte le questioni, penso addirittura che debba dei soldi anche a chi ha steso questo articolo (pensi che sciocca che deve essere questa poi!!)
Se potesse aiutarci a risolvere il problema con un qualche contributo siamo qui ad attendere.
Grazie per l'attenzione
il lavoro esposto alla mostra dal titolo PICCOLI ESPEDIENTI PER MIGLIORARE L'AUTOCRITICA (ME/WE) è stato esposto ad Artissima 13 nel 2006 - http://www.fabioparisartgallery.com e successivamente nel 2007 ad una collettiva torinese curata da Olga Gambari. Almeno 2 anni prima dell'opera che tu citi la cui didascalia conferma: 2008. Mi dispiace, brutta figura, Navarro. E' che nessuno inventa niente, è già tutto scritto, mio caro
in risposta a rc che accusa gli altri di anonimato e poi fa la stessa cosa. ma sorvoliamo.
il comunicato stampa parla di dieci artisti che presentano lavori realizzati appositamente per l'occasione. vedo le date dei lavori presentati e scopro che alcuni risalgono al 2006 per esempio. questa è serietà lavorativa secondo te? questi sono artisti seri?
gentile sig "infatti" diciamo che parlare con un un nome che non dà indicazione alcuna risulta difficile. in caso fosse lei il diretto interessato l'elenco è veramente lungo: grafici, allestitori, artisti, operai, artigiani, professionisti vari, e potrei continuare! tutti non pagati!!
se la signora in questione che scrive l'articolo è così masochista da sostenervi nonostante, come lei scrive, faccia parte dei non pagati, è una sua scelta ammirevole.
e poi non si tratta solo di non pagati, ma di serietà lavorativa che a questi signori manca.
e che fortunatamente nel mondo dell'arte chi ha avuto a che fare ne prende le giuste distanze.
saluti
COMPLIMENTI PER L'INUTILE MOSTRA.
Neira è una persona di spessore, non per nulla continua a fare il medico.. a riprova che questo è un mondo fatuo
per essere di spessore bisogna fare un altro lavoro?????? ma come si permette questa signora! ci sono artisti che dedicano la loro vita all'arte, che non hanno alcuna altra fonte economica e che investono qualsiasi energia in quello che fanno.
affermazioni del genere sono degne di vergogna e non sono neanche un complimento per l'artista in questione.
Ognuno fa ciò che ritieni giusto in coscienza, ma lei, giorgio, mi dica,che contributo pensa di dare alla società col suo lavoro?
Sinceramente mi auguro che riesca a dare almeno un contributo alla sua famiglia.
Perdonatemi, ma fare solo l'artista secondo me è da perfetti egoisti, egocentrici e tipico di chi è affetto da nevrosi multiple.
gentile silvia
sarebbe più educato chiudere la bocca e non permettersi certe affermazioni.
saluti
grazia
ho visitato questa mostra e ora credo di poter esprimere un parere. senza parole.
ma con quale coraggio si investono soldi, energie, parole, per fare delle cose così di basso livello? e la scelta degli artisti? non c'era un lavoro che avesse un nesso logico con l'altro, visto che nel comunicato si aprlava di lavori realizzati a tema per l'occasione.
almeno voi artisti, che avete la purezza dell'arte nell'anima, aleno si spera, abbiate la capacità di dire a no a certe mostre. fatelo per il bene vostro e per la difesa di chi questo mondo dell'arte lo sostiene con tutte le forze. progetti sporadici che coinvolgono il sociale solo per dare un tocco in più lasciamoli fare a questi organizzatori ma senza artisti.