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L’arte non ha sbarre: il progetto che porta la creatività nel carcere di Rebibbia
Progetti e iniziative
di redazione
I linguaggi della creatività e della cultura, per condividere un messaggio di libertà ma anche di possibilità. Sarà presentato il 12 dicembre, in via dell’Erpice, a Roma, il murales di Edoardo Ettorre, una delle tappe conclusive di L’arte non ha sbarre, progetto curato da Oriana Rizzuto e promosso dall’omonima associazione insieme ad Agnese Panzieri, prodotto da MArtesocial e parte dei progetti speciali della Biennale MArtelive, con la direzione artistica di Giuseppe Casa. Con il sostegno dalla Regione Lazio, vincitore del Bando Vitamina G, il progetto prevede diverse attività dentro e fuori le mura delle carceri e, in questa quinta edizione, ha come epicentro la sezione femminile di Rebibbia. Il percorso durato quasi un anno si concluderà con due opere realizzate sui muri interni del carcere e una che uscirà dagli spazi del penitenziario.
L’obiettivo di L’arte non ha sbarre è sensibilizzare sulle difficoltà della condizione carceraria ed evidenziare l’importanza delle iniziative che possano influire sulla formazione e la rieducazione dei giovani e delle giovani reclusi nelle case circondariali. Tra gli artisti coinvolti nelle scorse edizioni, Jorit, Moby Dick, JDL e Barbara Oizmud ma anche il duo teatrale Rezza/Mastrella e la redazione di Lercio, seguitissima pagina satirica.
Autore del murales esterno di questa edizione è Edoardo Ettorre, giovane street artist e Premio Rivelazione 2023 MArtelive, selezionato dalla giuria e curato da Oriana Rizzuto e Antonella Sciarra dell’associazione Alinea, che ha seguito il processo creativo dell’artista. L’opera è dedicata alla figura storica di Caterina Martinelli, donna coraggiosa, partecipante alle manifestazioni insieme ai cittadini del quartiere contro lo stato di indigenza e fame in cui vivevano al Tiburtino III. Il 2 maggio 1944, durante un assalto avvenuto all’indomani delle manifestazioni del primo maggio, un agente della PAI – Polizia dell’Africa Italiana, intervenuto per sedare il tumulto, la uccise con una fucilata. Caterina, madre di sei figli, cadde sul selciato con sei sfilatini nella borsa della spesa e una pagnotta stretta al petto, mentre teneva in braccio la sua bambina ancora lattante. Morì sopra la figlia, che sopravvisse ma con la spina dorsale lesionata. Il giorno seguente, sul marciapiede ancora insanguinato, un cartello ricordava la vittima: “Una madre affamata, mentre cercava di ottenere del pane per i suoi figli”. Lei sarà la figura centrale del murale, simbolo di resistenza civile.
L’opera di Ettorre, dal suo stile pittorico, spontaneo e gestuale, rappresenterà un tributo emotivo e potente a questa figura storica. Inoltre, il campo da calcio situato davanti al murale sarà ristrutturato per restituire una parte del territorio alla comunità locale. All’interno del carcere, le attività didattiche sono state seguite dalla psicoterapeuta Valentina Iavasile e condotte dalle artiste Tiziana Rinaldi Giacometti e Chiara Anaclio.
Le loro opere, con temi legati alla libertà, all’autodeterminazione e alla parità di genere, saranno il culmine dei laboratori annuali con le donne recluse. Tiziana Rinaldi Giacometti raffigurerà una donna di spalle che cammina verso il futuro, tenendo per mano la sua bambina, simboleggiando la libertà e la prospettiva di vita mentre Chiara Anaclio rappresenterà un giardino ideale, un segno di speranza per migliorare il percorso quotidiano delle detenute.
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