S’insinua tra le pieghe di una comunità inconsapevole, spesso distratta, il nuovo intervento di Raffaele Fiorella (Barletta, 1979), sensibile artista pugliese che della contaminazione tra reale e fantastico, non senza cauti riferimenti al punk, al tribale e al variegato immaginario underground, ha fatto la sua cifra stilistica. Uno stile che ha connotato la sua prima ricerca scultorea e che ancor di più connota la produzione recente, improntata a una decisa ricerca sul segno oltre che alla costituzione di un immaginario urbano di estrazione surreale. Dopo una florida fase di ricerca nell’ambito della light art e della videoarte, condotta all’insegna di una sorta di metafisica ipermediale, l’artista torna oggi al fantastico, generando un universo iconico popolato da maschere tribali e figuri molli e contorte. Proprio queste figure invadono oggi il centro storico di Corato, popolosa cittadina del nord barese, dando corpo a “Scene”, nuovo progetto di arte urbana presentato da Raffaele Fiorella che, con tempismo perfetto, si inserisce in un momento di particolare fortuna per l’arte pubblica in Puglia (è recente la notizia dello stanziamento di 4 milioni di euro da parte della Regione per interventi di street art volti a riqualificare le periferie urbane).
Attualmente, fino al 28 luglio, un percorso di trenta cartelloni pubblicitari per quindici soggetti realizzati in digitale, di libera ispirazione e libera produzione, si snoda per le strade e le piazze della città componendo un tracciato accidentato in cui lo spettatore si perde, divenendo parte attiva di un discorso in progress sul potenziale delle immagini e sul ruolo della cultura visiva all’interno di una comunità. Soggetti empatici, non necessariamente da comprendere ma da osservare, apprezzare finanche contestare e deridere, perché l’obiettivo ultimo è metacognitivo: non è la riflessione sull’immagine ma sul ruolo sociale che l’idea di questa assume.
Il progetto, a cura di Alexander Larrarte, promosso da CoArt Gallery e da Studio Esther Tattoli Architetto, mira a connettersi con la comunità e a dimostrare come la realtà culturale e quella sociale siano legate e producono significativi effetti l’una sull’altra.
«Un racconto per immagini – spiega il curatore – un invito a mettersi in gioco. Osservatori occasionali, spettatori e fruitori inconsapevoli, in cerca di réclame commerciali, diventano il pubblico per uno spettacolo diffuso. Raffale Fiorella mette in scena personaggi assurdi che manifestano l’idea del gioco e del non prendersi mai sul serio».
Ironia e immaginifica partecipazione sono dunque gli ingredienti principali del progetto che, in un momento non particolarmente felice per la storia collettiva, dona spensieratezza al pubblico, oggi più che mai afflitto da timore e sospetto. Camuffate tra i manifesti pubblicitari eppure riconoscibilissime nella loro peculiare conformazione e nel loro bianco-nero, di decisa impostazione grafica, le figure di Fiorella si impongono allo sguardo con irriverente, quasi bambinesca, discrezione, regalando un sorriso ma soprattutto un nuovo modo di vivere lo spazio pubblico, con autentica condivisione e maggiore consapevolezza.
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