L’attualità della rivoluzione

di - 12 Maggio 2017
Più che un battesimo, una prova di forza. Ma giocata con astuzia. La Fondazione V.A.C., fondata nel 2009 da Leonid Mikhelson e Teresa Iarocci Mavica, inaugura i suoi spazi di Palazzo delle Zattere, appena restaurati e aperti in occasione della 57.ma Biennale di Venezia, proponendo “Spaces force construction”, in collaborazione con l’Art Institute di Chicago. La collettiva, curata da Matthew Witkovsky, Katerina Chuchalina e Anna Ilchenko, sembra incentrata sul Costruttivismo e invece va in altre direzioni. Venti artisti, sia di area russa, molti dei quali nati negli anni ’80, che internazionali, come Abraham Cruzvillegas, Janice Kerbel, Mel Edwards, Barbara Kruger, Christian Nyampeta, Wolfgang Tillmans, Irina Korina, i cui lavori sono stati commissionati in larga parte da V.A.C., sono stati chiamati a confrontarsi con cento opere storiche di Vladimir Mayakovsky, Aleksandr Rodčenko, Liubov Popova, Gustav Klutsis, El Lissitzky e gli altri generali dell’armata artistica. Così, quella che poteva essere l’ennesima celebrazione dei 100 anni della Rivoluzione, dei cui ideali l’Avanguardia si fece interprete, si rivela una complessa operazione espositiva che confonde i piani temporali e gioca con la storia e con le immagini che questa ha costruito, aggiornando l’estetica del brand 1917.
Il progetto di recupero, eseguito dallo studio di architettura _apml, è stato imponente e preciso, creando un ambiente che sembra poter funzionare per qualunque tipo di esposizione e attraverso cui è rimasta leggibile la suddivisione architettonica originaria, in larga parte rispettata. Per questo primo appuntamento, sono stati messi in campo praticamente tutti i metodi e i materiali, dall’installazione alla proiezione, dall’assemblaggio al workshop. Un’attenzione particolare è stata risevata alle performance, un denso calendario, dal 9 maggio al 3 giugno, a cura di Peter Taubmette, che mette a confronto artisti distanti per generazione e formazione, come Tania Bruguera, Pablo Helguera, Sergey Sapozhnikov e Taus Makhacheva.
L’esposizione è diffusa su tre piani anche troppo affollati, fin dentro la tromba delle scale in vetro e acciaio, al punto che, uscendo sul terrazzo, la vista del Canale, nonostante il consueto assembramento di turisti, spegne un affiorante senso di claustrofobia. Ma la tentazione di esibire i muscoli doveva essere troppo forte, magari anche umanamente comprensibile, se si pensa al contesto Biennale, nel quale si deve lottare con le unghie e i denti per rimanere nei radar. Comunque, il percorso risulta ordinato, articolandosi in diversi momenti che prendono in esame alcuni termini chiave dell’ideologia e della società bolscevica, come scuola, casa, fabbrica, teatro e stampa, orientamenti formali e concettuali ben identificati dall’apparato delle didascalie.
“Stai al passo della rivoluzione” è il titolo della litografia del 1919 di Anatolij Petrintskij, che apre il percorso. In questo caso, la rivoluzione corre al fianco del contemporaneo, proponendosi come una categoria di pensiero che si adatta alle nuove tecnologie, alle ricerche più attuali, reinterpretando le sensazioni del mondo che ci circonda. La posizione non è dichiarata, si preferisce confondere le parti e, alla fine, è la stessa rivoluzione a rendere fluido il limite tra reazione e avanguardia, propaganda e immaginazione, capitalismo e proletariato. Un’opera ammette mentre l’altra nasconde e prese singolarmente potrebbero cadere nella tentazione di definire l’episodio storicizzato, cui pure sono evidentemente riferite, ma ciò che emerge dalla relazione che instaurano, da questo tutto, è solo l’estrema, elegante attualità di un linguaggio visivo.
Mario Francesco Simeone

Sopra: El Lissitzky, Room for Constructive Art, Internationale Kunstausstellung (International Art Exhibition), Dresden 1926, replica constructed 2017, Painted wood, metal, and fabric. Produced by V-A-C Foundation
Home page: Barbara Kruger, Untitled (Surrounded), 2017, V-A-C Foundation

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