A un anno di distanza da “NATURALIS CONDITIO”, Domenico Canino, classe 1986, torna all’Istituto Giambattista Vico di Bologna con “YOU, ME AND THE OTHERS”, una mostra che parla della relazione tra esseri viventi, già pensata e iniziata nel 2018 e ultimata nel 2022, in un costante work in progress tra stesura delle tele e spazio ospitante, che è anche luogo di lavoro per l’artista che collabora con il Vico da alcuni anni come docente. Nell’allestimento, accompagnato da un testo della storica Angela Lorenzoni, già direttrice e docente di Storia dell’Arte dell’Istituto, sono presenti i nuovi cicli pittorici delle serie Human Pages, Lymph e Layers. La mostra, visibile a partire dall’11 giugno con un opening che ha visto la commistione di più linguaggi, con il live set di Mario Rettura e le performance del collettivo Fuochi Antichi, sarà ancora visitabile fino al prossimo 25 luglio, in via della Ghisiliera 16E.
Fin dai primi esperimenti di pittura, Canino si è concentro sulla figura umana, più volte rappresentata come materia in trasformazione, immersa in uno spazio mistico, puro, bagnato da una luce caravaggesca che sembra arrivare da lontano, quella luce che Canino ha potuto ammirare nelle opere di Mattia Preti a Taverna. Nella nuova serie Human Pages, figure diafane mostrano parole, frasi, pensieri, aneddoti, come tatuati sui loro corpi in una lingua inventata e illeggibile ma che restituisce nell’insieme la raffigurazione del vissuto che ciascuno di noi ha inciso dentro di sé. Un racconto, una storia individuale che ognuno tramanda al prossimo.
In Layers, opere dipinte su diversi strati di tela incollati, la diversità invece è il motore compositivo. I soggetti emergono da una stratificazione di diversi elementi combinati tra loro, restituendo nell’insieme il totale. Strato su strato, Canino mostra un unico corpo, massa e soggetto. La rappresentazione delle moltitudini racchiuse nell’io.
Doveroso anche un cenno all’Istituto Vico, per quest’aula scolastica messa a disposizione in un momento storico in cui Bologna a sempre più sentita la necessità di spazi che possano essere al servizio degli artisti e dar loro visibilità. Un luogo, “l’aula”, che può puntare senz’altro a divenire uno degli spazi non convenzionali dedicati al contemporaneo tra i più interessanti in città.
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