In âSerialmirrorsâ, mostra di Elena Pizzato visitabile sulla nuovissima piattaforma espositiva online exibart digital gallery, lâartista, attraverso nove specchi feticcio, ci racconta la storia di donne assassine che, in epoche passate, hanno catturato lâattenzione del pubblico e, in molti casi, dato vita a vere e proprie leggende e a favole oscure, come scrivevamo anche nel focus dedicato ai partecipanti a exibart prize. Tutte le storie provengono dalla cronaca nera. Tutte tranne una: quella di Beatrix Kiddo, lâassassina impersonata da Uma Thurman e protagonista dei film della serie Kill Bill, che proviene dallâimmaginario cinematografico di Quentin Tarantino ma che racchiude tutti gli elementi narrativi affrontati da Pizzato: primo tra tutti, il concetto che ogni donna deve e può fare male, se necessario. E di certo questa affermazione non può essere interpretata come il perdono della violenza. Ma come il diritto di essere cattive e spietate nella difesa della propria libertĂ , della propria unicitĂ , dei propri sogni.
Elena Pizzato nasce a Bassano del Grappa nel 1979. Diplomata allâAccademia di Belle Arti di Venezia con lode, sviluppa la sua ricerca sul corpo e sulle modificazioni artificiali, sperimentando molteplici materiali e media. Frequenta assiduamente Amsterdam, dove attraverso mostre e residenze approfondisce i concetti di feticcio ed estetica inorganica, ispirandosi al trattato di Mario Perniola âIl Sex appeal dellâinorganicoâ.
Spaziando dallâestroflessione alla scultura fino allâinstallazione e al video, lâartista rivela un sottomondo popolato di bambole spogliate delle loro rassicuranti crinoline e rivestite di latex, specchi che alludono a segreti inconfessabili piĂš che alla matrigna di Biancaneve, tirapugni trasformati in dondoli, corsetti imprigionati in quadri di pvc e borchie, presine allâuncinetto realizzate dalla nonna 93enne con scritte trasgressive. Favola nera e realtĂ contemporanea si intrecciano con ironia, rivelando la sua impronta femminile ed esoterica.
Il tratto che attraversa il lavoro dellâartista è quellâindole chiara alla ribellione ai ruoli assegnati. Qualsiasi essi siano. La sua donna non è mai imprigionata in schemi consueti. Le Ketra Dolls sono in pieno contrasto con le bambole utilizzate per formare lâequilibrio mentale e lâeducazione di bambine su misura alla vita che non sceglieranno. Anche le presine da cucina Grandmother Fucker secondo lâartista diventano pretesti per decontestualizzare, per non stare alle regole, per essere quello che si vuole. Le sue âpresineâ, dunque, smettono di essere poveri oggetti da cucina, per rappresentare la realtĂ del mondo fetish.
Il dondolo girlpower è immaginato e costruito sul design di un tirapugni. PerchĂŠ ogni cosa nel mondo di Elena Pizzato potrebbe scegliere di esserne unâaltra. Ă una scelta continua, quella delle donne, di poter continuare a scegliere. Finanche diventando assassine, come nelle opere della serie serialmirrors, dove scopriamo, attraverso degli specchi feticcio, la possibilitĂ delle donne di essere âcattiveâ. Non oggetti del femminicidio ma soggetti assassini. Questa inversione è espressa anche in utereyes: un utero con gli occhi che smette di essere un elemento che subisce le scelte altrui e diventa senziente. E può scegliere.
Ă la scelta, il segno a cui lâartista provoca le sue opere. Ă la scelta di essere lei.
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