Era il 1999. A Seul. La passione, la tenacia e un po’ di spregiudicatezza torinese sconfiggevano pretendenti anche più accreditate e portavano per la terza volta in Italia le Olimpiadi. Torino otteneva l’organizzazione dei XX giochi invernali. Un lustro, ma anche un grande impegno per la città. Ma non solo per la costruzione delle infrastrutture. Un altro impegno sarà l’organizzazione in contemporanea de “Le Olimpiadi della Cultura”. Un programma artistico e culturale che tutti i Comitati Organizzatore, su espressa richiesta del CIO (il Comitato Olimpico Internazionale), sono tenuti a realizzare durante i Giochi. Il loro fine è di valorizzare la cultura del paese ospitante, promuovere le relazioni internazionali e l’amicizia e rinforzare il legame di sport e cultura come tema centrale dell’olimpismo.
Si tratta di un unico grande “cartellone” che coordinerà le proposte artistiche delle principali istituzioni culturali. Nei giochi di Salt Lake City si è concretizzato in un Festival delle Arti che ha abbracciato varie discipline, valorizzando soprattutto quelle
Per tracciare le linee guida che animeranno le Olimpiadi della Cultura, il TOROC (Il comitato organizzatore dei giochi di Torino2006) ha riunito una squadra di esperti di prestigio che si è incontrata nel corso del 2002 e ha prodotto il documento “Il racconto dei corpi – Linee guida per il programma Arte e Cultura di Torino 2006”. Il gruppo, coordinato dal professor Giovanni De Luna, era composto tra gli altri dallo scrittore Alessandro Baricco, dagli artisti Michelangelo Pistoletto e Enrica Borghi, dall’ex direttore del Torino Film Festival Stefano Della Casa, dal professore di semiotica e comunicazione dell’Università di Torino Ugo Volli, dal direttore del Festival Internazionale di circo contemporaneo, Luigi Cristoforetti.
«Citando Montale –ci spiega Evelina Christillin, vicepresidente del TOROC e vera pasionaria della Torino olimpica- abbiamo cominciato sapendo soltanto “quello che non eravamo e quello che non volevamo”; siamo partiti cercando di immaginare, ciascuno nell’ambito della propria esperienza, quali fossero il
Le sfide del gruppo Arte e Cultura erano due: definire le caratteristiche dell’identità locale della città e delle montagne, che possono essere rappresentate e comunicate a un pubblico eterogeneo come quello dei Giochi; evitare i luoghi comuni e gli stereotipi per offrire al territorio l’opportunità di presentarsi al mondo con un nuovo linguaggio, radicato nel presente.
Le Olimpiadi delle Cultura di Torino 2006, quindi, parleranno dell’Italia, della città, della sua storia, della montagna e del suo ambiente, ma dovranno anche celebrare i valori dell’Olimpismo con una visione innovativa e contemporanea.
Il tema più efficace per sintetizzare compiutamente l’intera progettazione concettuale delle Olimpiadi della Cultura è stato identificato nei corpi del Novecento. Corpi interpretati come uno straordinario crocevia in cui confluiscono sport e cultura, insieme alle narrazioni del locale e alla dimensione globale del nostro mondo.
«Sport e cultura – conclude Evelina Christillin – sono due mondi apparentemente distanti, che hanno trovato a Torino un terreno comune».
Il percorso di avvicinamento al 2006 è articolato fondamentalmente in una serie di manifestazioni che hanno il loro culmine ogni anno in febbraio, il periodo dell’anno in cui si svolgeranno i giochi Olimpici. Tra poco su Exibart il programma delle manifestazioni per l’anno 2004
alberto carpinetti
[exibart]
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In Piemonte cresce la voglia di olimpiadi invernali, ma SCI non è solo Sestrière, CULTURA non è solo Torino,bisogna promuovere anche i piccoli centri, nel loro piccolo conservano una garande intensità tutta da scoprire.