“I voti non si contano, si pesano”, sentenziò anni addietro un noto politico italiano, che dopo sessant’anni di democrazia parlamentare, continua a calcare da protagonista la scena nazionale. L’efficace aforisma potrebbe oggi essere utilmente trasposto per il mondo dell’arte, nel caso in questione delle fiere d’arte, dove negli ultimi anni si va pericolosamente imponendo un modello quantitativo, che se non comporta automaticamente un’abdicazione sul fronte qualitativo, certo rischia di distrarre gli addetti. Le fiere non si contano, si pesano. Questa riflessione viene alla mente all’approssimarsi del weekend fieristico di New York, che quest’anno affianca ai due eventi ormai consolidati, l’Armory Show al Pier 94 e l’Art Show al Seventh Regiment Armory, ben cinque altre rassegne collaterali, con la novità Red Dot Fair che si aggiunge alle riconfermate Pulse, Scope, LA Art e DiVA.
Per restare all’art world statunitense, viene istintivo il raffronto con l’ultima edizione di Art Basel Miami Beach, a dicembre 2006, quando nei quattro frenetici giorni alla main fair si affiancarono addirittura dodici rassegne satellite. Ma a New York il discorso è diverso. Qui batte – ormai da decenni – il cuore pulsante dell’arte mondiale, con le più potenti gallerie del mondo, i più grandi musei, i più influenti mercanti a dare alle fiere un ineguagliabile background di solidità e di importanza. A cominciare dall’evento principe, l’Armory Show, che giunge alla sua nona edizione schierando 148 gallerie – più o meno come lo scorso anno –, di cui 29 al loro debutto, specializzate in arte strettamente contemporanea. Oltre 2mila gli artisti viventi rappresentati da gallerie provenienti da 38 grandi metropoli, la metà delle quali europee, con significative presenze anche da Asia, India, Israele, Messico, comprese una dalla Transilvania e una da Città del Capo. Sei le presenze italiane, tutte gallerie che confermano la presenza dalle scorso anno, dalle milanesi Massimo De Carlo e Francesca kaufmann, a Franco Noero (Torino), alla Continua di San Gimignano, al Magazzino d’Arte Moderna (Roma), alla napoletana Lia Rumma. Assenti, rispetto al 2006, Raffaella Cortese e Monica De Cardenas da Milano, e Maze da Torino. Ma a tener alto il nome dell’Italia ci penserà ancora – per altri versi – la troika Illy-Moroso, che curera l’accoglienza nella VIP collectors Lounge della fiera. Ricchissimo poi il programma degli eventi organizzati in città nei giorni fieristici, con oltre cento fra gallerie e musei che effettueranno aperture straordinarie per accogliere i numerosi visitatori attesi, così come una ventina di grandi collezionisti, che apriranno agli interessati le loro case. Ricevimenti e party sono già annunciati dai consolati del Belgio, dell’Olanda e della Svezia, con omaggi a gallerie ed artisti dei rispettivi paesi. Diversi panel discussions ed un simposio di tre giorni dedicati al mercato dell’arte sono poi programmati dall’International Symposium on the Arts in Society della New York University.
Per la prima volta dal 2002 si tiene in concomitanza con le altre fiere anche l’Art Show, storica rassegna organizzata dalla Art Dealers Association of America al Seventh Regiment Armory e giunta alla sua diciannovesima edizione, che presenta circa settanta gallerie esclusivamente americane, con una maggiore attenzione per artisti già storicizzati e consolidati a livello di mercato.
Trova invece ospitalità in un nuovo padiglione in Damrosch Park (nel Lincoln Center) l’edizione 2007 di Scope, che vanta sedi anche a Londra, Miami, Hamptons, Los Angeles e da quest’anno Basilea, e giunge alla sesta edizione newyorkese.
65 le giovani gallerie presenti all’insegna degli artisti emergenti, in flessione rispetto allo scorso anno, quando furono 80. Anche dall’Italia pattuglia dimezzata, con Bonelli (Mantova) e The Flat/Massimo Carasi (Milano) che riconfermano la presenza, mentre abbandonano PaciArte (Brescia) e Biagiotti (Firenze).
Si presenta con un equilibrato mix fra artisti affermati e nuove proposte Pulse, fiera ospitata dagli spazi del 69th Regiment Armory, sede della storica esposizione The Armory Show nel 1913. Dove si presentano 61 gallerie provenienti da quindici paesi, con i debutti di Israele, Cina e Corea, e con l’Italia rappresentata dalla padovana Perugi e – nella sezione Impulse – da Changing Role Gallery (Napoli) e Monitor (Roma), mentre non conferma lo stand Enrico Fornello (Prato). Terza edizione invece per la Digital & Video Art Fair (DiVA), che al contrario di Scope rimane fedele alla location in hotel, e che vede un crollo verticale delle adesioni, con 16 gallerie quest’anno a fronte delle 30 del 2006. Dall’Italia, che lo scorso anno presenziava questo avamposto tecnologico con il compianto Paolo Bonzano, giungono quest’anno NT Art Gallery da Bologna e N.O. Gallery da Milano. Chiudono l’elenco delle magnifiche sette LA Art – dedicata a presentare sulla East Coast tutte le novità provenienti da Los Angeles -, e la debuttante assoluta Red Dot Fair, installata al Park South Hotel, con una quarantina di gallerie piuttosto orientate su artisti indipendenti, provenienti – a parte un paio londinesi – da tutti gli Stati Uniti.
massimo mattioli
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