L’intervista/Frances Morris

di - 15 Giugno 2016
Dopodomani, 17 giugno, è la data in cui il più famoso museo d’arte moderna d’Europa apre i battenti della struttura adiacente, dalla forma di una piramide spezzata e ruotata, che fino a qualche settimana fa era ancora un cantiere in fase di costruzione, e che oggi prende il nome di Switch House.
Si tratta della “nuova” Tate Modern di Londra, disegnata come la casa madre dai due architetti svizzeri Herzog & de Meuron. Il cantiere è durato a lungo, qualche anno più del previsto ma l’obiettivo era ed è davvero ambizioso. Dieci piani che si aggiungono a quelli esistenti e il 60 per cento in più di spazi dedicati a performance, video, sound art e installazioni.
A raccontarcela è la nuova direttrice Frances Morris, che ha curato la riorganizzazione dei due edifici (il vecchio e il nuovo), per dare al progetto una chiave di lettura che offrisse ai visitatori una visione dell’arte moderna sempre più attuale, ma anche una relazione sempre più stretta con essa.
L’inaugurazione mette insieme artisti “amici” di vecchia data, come ama definirli lei, e nuovi ingressi. Ma quali saranno le novità?
«Abbiamo deciso di fare un mix, tra artisti “vecchi” e “nuovi”. Tra i primi, Mark Rothko, Agnes Martin e Joseph Beuys, che si terranno compagnia con i nuovi “acquisti” come Meschac Gaba, Sheela Gowda e Cildo Meireles, solo per dirne alcuni. Nel nuovo edificio saranno installate splendide sculture di Rasheed Araeen, Robert Morris e Charlotte Posenenske, oltre a meravigliose iniziative che coinvolgeranno luci, musiche, video ad opera di Marvin Gaye Chetwynd, Trisha Donnelly, Dominique Gonzalez-Foerster e Apichatpong Weerasethakul».
E cosa succederà nel “vecchio” edificio?
«Nella Boiler House, quattro gallerie offriranno un nuovo approccio all’arte moderna, raccontandone la storia in un percorso che va dal 1900 ad oggi, tra opere di Matisse, Monet, Dal ai più recenti lavori provenienti da tutto il mondo. Sarà una sorta di viaggio, dall’Europa al Nord America, incluse opere provenienti da città lontane, ora vicine, come Tokyo, Zagrabia, San Paolo e Buenos Aires, a dimostrazione di quanto la scena artistica possa essere vivace in tutto il mondo, e al tempo stesso interconnessa».
E cosa troveranno i visitatori nella nuova Switch House?
«Nel nuovo spazio i visitatori potranno vedere come l’arte diventa attiva, dagli anni Sessanta ad oggi, quando gli artisti hanno iniziato a forgiare una nuova dinamica comunicativa e relazionale tra arte e pubblico. In quest’area, sarà esplorato il tema del passaggio dall’arte statica delle sculture e dei plinti, all’arte relazionale, capace di dar vita ad oggetti, opere e spazi che vogliono provocare, stupire, relazionarsi con ambienti e pubblico».
Come avviene questo passaggio?
«Sicuramente attraverso diversi materiali e strumenti. Dal suono, al movimento, alla capacità dall’artista di creare interazione. Inviteremo i visitatori a partecipare attivamente, e non soltanto a guardare. Racconteremo come gli artisti sono diventati performers, coreografi, attori e registi di sé stessi e delle proprie opere».
Arte contemporanea e tecnologia che si incontrano, quindi. Come interagiranno tra loro nel progetto?
«La Tate fa attivamente parte del progetto Bloomberg Connects, quindi la tecnologia digitale sarà ancor più integrata nell’esperienza dei visitatori. Dal nuovo spazio “Explore”, dove sarà possibile immergersi e interagire tra le opere in mostra in maniera del tutto nuova, fino ad una App che guiderà i visitatori passo per passo, all’interno del museo. Tutto questo, ha l’obiettivo di offrire nuovi modi per interagire, comprendere e discutere l’arte moderna».
L’arte contemporanea pone spesso l’attenzione ai problemi della nostra attuale società. In che maniera avete pensato di dare vita a questo dialogo?
«Abbiamo creato uno spazio apposito, nella Switch House, chiamato Tate Exchange. Un intero piano all’interno del quale saranno invitati oltre 50 soggetti, che faranno parte di eventi e iniziative volte a rendere l’arte uno strumento utile a discutere le problematiche del mondo a cui apparteniamo. Tra gli artisti, Tim Etchells e le Guerrilla Girls, solo per dirne due. Oltre ad istituzioni, associazioni di beneficenza, università, ospedali e stazioni radiofoniche».
In Gran Bretagna, e soprattutto negli ultimi anni, l’arte moderna e contemporanea si sono diffuse nelle scuole e fra i ragazzi. Nel progetto di riorganizzazione, oltre a quelli già esistenti all’interno del vecchio edificio, ci saranno nuovi spazi dedicati ai giovani?
«Sì. Ci sarà una galleria appositamente creata per bambini e ragazzi dai 5 ai 12 anni. L’obiettivo è fornire loro strumenti adeguati che permettano di esplorare l’arte del loro tempo favorendo lo sviluppo dei processi creativi».
All’apertura, sono proprio i ragazzi i veri ospiti d’onore, nonché i primi a visitare le gallerie…
«Abbiamo invitato oltre tremila studenti provenienti da tutto il Regno Unito, a scoprire la nuova Tate il giorno prima dell’apertura ufficiale. Ad accoglierli e ad accompagnarli tra le gallerie, l’artista Bob and Roberta Smith (pseudonimo che indica l’artista Patrick Brill (n.d.r.)».
E il 17 giugno, che cosa succede?
«L’inaugurazione significa tre giorni di festa, per celebrare i nuovi spazi, con un’apertura speciale dalle 10 del mattino alle 10 di sera e una serie di eventi che coinvolgono performers e cantanti. Ci sono artisti in arrivo persino dal Giappone, e una “maratona cinematografica” che mette in scena film e video che vedono protagonisti una serie di artisti che hanno collaborato con la Tate, come Derek Jarman, Andrea Fraser e Rabih Mroue».
E noi, non vediamo l’ora di esserci!
Valentina Mariani
Sopra: Gustav Metzger, Liquid Crystal Environment, 1965, remade 2005, 5 control units, liquid crystals and slide, 35 mm, 5 projections, colour 22 min overall display dimensions variable Purchased 2006 © Gustav Metzge

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