Tutto comincia qualche anno fa. Quando un giovane imprenditore metalmeccanico decide di dedicare parte dell’industria di famiglia all’arte. Nasce così la BAD, divisione artistica della Bunker Industry. Un’associazione, un laboratorio permanente messo a disposizione delle arti visive. Un modo per rendere meno alienanti i processi di produzione? Perché no, attraverso una romantica fusione: l’esistenza dell’industria -i macchinari, le attrezzature e gli operai- con quella degli artisti. Il mecenate? Si chiama Giuseppe Buonanno (S. Antimo, Napoli, 1959), un vortice di curiosità e passione per l’arte, la poesia, la creatività in genere. Tanto che la sua BAD – BunkerArtDivision è un punto di riferimento, un supporto spesso indispensabile per chi a Napoli lavora con l’arte.
“Dietro il lavoro di progettazione di un’equipe di produzione può esserci un lato creativo, un valore poetico” sottolinea Buonanno. Dunque, il secolare concetto di arte applicata all’industria è ancora vivo. Già, ma perché un esperto di pompaggi per l’edilizia decide di investire risorse nell’arte? “Conoscere gli artisti e lavorare con loro durante la realizzazione dell’opera è il mio modo di fare arte, di creare” ha confessato ad Exibart. “La prima volta? Ho aiutato l’artista greco Costas Varotsos a realizzare un’installazione alta venti metri, tutta acciaio e vetro, al parco archeologico di Cuma. La BAD è nata dopo, nel 2001. E, da allora, ha curato, sponsorizzato, numerosi progetti: Renato Barisani, Ivan Barlafante, Hella Berent, Rossella Biscotti, Piero Golia, Mark Hosking, Rosaria Iazzetta, Maurizio Mercuri, Rosy Rox, Lorenzo Scotto di Luzio, il duo Pennacchio Argentato e il gruppo Quarta Pittura. Solo per citarne alcuni”. Insomma il nocciolo duro della giovane arte partenopea deve almeno un favore a Buonanno.
Ma veniamo alla novità. Sabato 8 aprile, infatti, sarà inaugurato il BAD Museum di Casandrino. 750 mq. di area industriale a due passi dalla sede Bunker Industry interamente destinati alla presentazione a scopi non commerciali di progetti site specific e di alcune delle opere sponsored by BAD. Uno spazio non convenzionale recuperato con grande semplicità ma attrezzato per serate culinarie, sfide al bigliardino e camper per ospitare gli artisti. “L’idea nasce dalla necessità di avere uno spazio espositivo dove artisti e giovani curatori potranno realizzare idee coraggiose. La scelta del nome ‘BAD Museum’ è una provocazione. È per rendere l’idea di un progetto che si muove lungo percorsi inediti rispetto a quelli istituzionali. Anzi, più che un museo sarà un luogo di aggregazione, uno spazio vitale, partecipe e aperto alle nuove sperimentazioni. Il messaggio? Mi rivolgo innanzitutto agli imprenditori e agli artigiani locali: se crediamo nel ruolo della creatività, dell’arte nella società contemporanea dobbiamo dare un aiuto concreto a chi lavora…”.
L’evento inaugurale? Muovendo dal ormai consolidato concetto di mimesi, Carlo De Meo occuperà lo spazio centrale con un grande carro armato. Avvicinandosi, lo spettatore potrà leggere la scritta Another Bad Creation (proprio quella utilizzata durante la guerra del Golfo). All’insegna della provocazione l’installazione fotografica che evidenzia la componente mentale della triplice struttura due corpi/uno spazio intermedio portata avanti da De Meo ed ancora tutta da scoprire e la grande struttura con quattrocento sedie rosse con al centro un ampio spazio vuoto. Proprio come in un bunker.
marianna agliottone
[exibart]
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Che scaltrezza! Usare una risorsa bunker in modo tale... da coinvolgere anche gli operai...che altrimenti dell'arte contemporanea non gliene importerebbe una mazza...
ma forse sarebbe meglio trasformare questo bunker in un cesso pubblico,visto gli artisti con i quali collabora!!!
Uscita elegante, Marica! Complimenti.