Come nasce Art Tlv?
Art Tlv è un segnale tangibile della vitalità di Tel Aviv. La scena cittadina dell’arte contemporanea è molto ricca. Inoltre, l’arte israeliana sta avendo grandi riconoscimenti. Ho vissuto e lavorato a Tel Aviv per oltre quindici anni e credo che sia un posto incredibile. Chiunque la visiti ha quest’impressione. Insomma, credo che sia il momento giusto per un progetto di tale portata. I suoi ispiratori sono quattro persone straordinarie: la gallerista Irit Sommer (Sommer Gallery), Shifra Shalit Intrator (Dvir gallery), Rivka Saker, presidente della Sotheby’s israeliana e fondatore di Artis, una non profit finalizzata a promuovere l’arte israeliana all’estero, e Yehoudit Shapira Haviv, che di Artis è direttore. Tutto nacque tre anni fa. Malauguratamente, però, dovemmo interrompere la progettazione dell’evento a causa della guerra in Libano. Le cose in Israele possono cambiare: in un giorno, in un’ora, l’indomani.
Si può pensare ad Art Tlv come allo start-up di una nuova biennale? In un programma internazionale espositivo così denso di occasioni, che si distinguono le une dalle altre per concept curatoriale, specificità del territorio in cui si svolgono, progetti presentati dagli artisti, quali sono le caratteristiche che faranno di Art Tlv un evento unico al mondo, come dichiarato dal lancio pubblicitario?
Sono un po’ refrattario all’idea di creare un’ennesima biennale, come tutti. Molti anni fa, mentre lavoravo alla prima edizione di Manifesta (Rotterdam), avanzammo l’idea di smantellare la biennale prima che iniziasse e di destinare il budget alla fondazione di un nuovo spazio espositivo… Comunque, devo riconoscere che progetti di questa portata danno la possibilità alle persone di mettersi in gioco. Si possono fare parecchie cose in una cornice come questa. La speranza è che Art Tlv non sia un fulmine a ciel sereno. Ci sarà, intanto, una grande mostra nel 2009 che celebrerà il centenario di Tel Aviv, in cui sarò coinvolto. Quindi, penso che Art Tlv comincerà a configurarsi sempre più come una biennale e come attrattore di talenti artistici, che speriamo possano pensare a Tel Aviv come luogo in cui concepire e sviluppare progetti, anche al di fuori dell’occasione espositiva del 2008 e che potrebbero ritornare nel 2009.
Raccontaci Art Tlv…
Art Tlv è sottotitolata Open Plan Living. In Inghilterra questo termine è un cliché molto borghese, ma in Israele assume una connotazione differente. In questo caso, infatti, si riferisce alla persistenza di una vecchia ideologia socialista, lontana dalle idee di capitale e tecnologia, che si rispecchia nei kibbutz. Inoltre, richiama l’immagine architettonica di Tel Aviv, città modernista per eccellenza: vi si possono contare più di cinquemila edifici esemplari a livello internazionale. Inoltre, la definizione Open Plan Living trova il suo doppio nell’Helena Rubistein Pavillion, sede del progetto, dove Art Tlv si interseca con una moltitudine di stili e strategie differenti. Il padiglione ospita per due terzi artisti internazionali, i restanti sono invece di Israele. Infine, abbiamo convertito un parco modernista (Yacob Garden), adiacente al museo, in una serie di “stanze all’aria aperta”, in cui esponiamo video. Il progetto si estende a una serie di affascinanti edifici abbandonati, che abbiamo riportato in vita per Art Tlv. Questa fase è in collaborazione con artisti del territorio: artisti che curano altri artisti. Adoro questa idea e mi piace da morire il fatto di non avere l’intero controllo del progetto. Certo è importante che la mostra abbia un respiro internazionale, ma non dobbiamo limitarci agli artisti ed estendere questo obiettivo agli spettatori. L’arte, a Tel Aviv, ha un aspetto diverso. Sappiamo, inoltre, che un nuovo contesto crea nuovi messaggi. Cosa può essere più stimolante di una città come Tel Aviv?
Certo… Ma il territorio come ha reagito? Contrasti?
Abbiamo avuto tanto sostegno, ma anche parecchie resistenze. In linea di massima, le istituzioni sono con noi. Il Tel Aviv Museum ci ha dato uno dei suoi edifici chiave, l’Israel Museum sta realizzando il suo primo progetto fuori dalle mura di Gerusalemme, con nostro gran compiacimento. La riservatezza in merito ad alcune nostre scelte ha invece generato qualche resistenza (la lista dei partecipanti è stata deliberata solo a pochi giorni dall’inaugurazione, N.d.R.). Ma credo che d’ora in poi tutto sarà più semplice e chiaro!
Lo scorso agosto la Biennale di Gwuangju, diretta da Okwui Enwezor, ha inaugurato il progetto del Global Institute. Seminari, workshop, relazioni tenute da artisti e critici hanno analizzato il concetto di dissenso politico come nuova forma di rappresentazione. Israele sta certo vivendo momenti complicati, di cui forse Tel Aviv, con la sua vitalità e la sua creatività, non soffre se non indirettamente. La domanda è: Art Tlv è una mostra a sfondo politico? Cosa ne pensa di questa estetica della protesta strettamente connessa a tematiche sociali ed economiche, proposta dal Global Institute di Enwezor?
Se sei un artista, se sei un curatore, non puoi non essere politicizzato. L’ambiguità che emerge dalla situazione politica di Israele colpisce davvero chiunque. Filtra dappertutto, anche nella cultura e nella vita quotidiana. Io ho scelto di toccare le cose con mano e di guardarle da dentro. Bisogna fare le scelte per se stessi sulla base di esperienze quotidiane. Stavo pensando a questo l’altra sera, mentre facevo shopping a Londra, presso Marks and Spencer: davanti al supermarket era in corso una protesta contro Israele. A ogni modo, una mostra che si svolge in Israele, anche se non parla direttamente di Israele, riguarda comunque Israele. In fondo, non esistono territori neutrali.
Quali risultati vi aspettate?
La cosa più importante è garantire ad Art Tlv la continuità. Se Art Tlv diventerà un appuntamento fisso, allora vuol dire che ce l’abbiamo fatta. Il nostro obiettivo è posizionare progressivamente Art Tlv come appuntamento essenziale dell’agenda internazionale dell’arte contemporanea, creando collegamenti con altre iniziative simili, quali Istanbul e Atene. Ridisegnando, insomma, la mappa dell’arte nel Medio Oriente!
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a cura di santa nastro
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 52. Te l’eri perso? Abbonati!
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