Tira aria nuova al Macro. Da quando il 23 marzo scorso Luca Massimo Barbero ha firmato il suo contratto da direttore, molte cose sono cambiate, soprattutto nella strategia e nel rapporto con la città. Per non parlare della collezione, che dal 15 luglio offre un percorso completamente rinnovato, grazie in parte alle opere di proprietà del museo e ad altri prestiti a lungo termine a cui il direttore sta lavorando fin dalla prima ora.
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Abbiamo sottoscritto un accordo con Claudia Gianferrari”, annuncia Barbero, “
che metterà a disposizione del Macro alcuni tra i migliori pezzi della sua collezione contemporanea. Da Cindy Sherman a Bill Viola, da Massimo Bartolini a Vincenzo Agnetti”. Così, dopo aver promesso il suo patrimonio d’arte moderna al Museo del Novecento di Milano, la signora meneghina dell’arte (ma ormai da anni anche cittadina romana d’adozione) si fa generosa mecenate del museo capitolino, con opere che dialogheranno con i comodati giunti da molti altri collezionisti ed enti.
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Di notevole importanza è anche il sostegno che Unicredit Group assicurerà al Macro”, continua soddisfatto il direttore. “
Esporremo alcune delle loro opere e lavoreremo con loro alla definizione della programmazione”. Anche Macro entra quindi a far parte dell’universo Uncredit, dove già spiccano il Mambo, la Fiera di Bologna e la Giornata del Contemporaneo dell’Amaci.
Con grande intelligenza e rapidità, Barbero ha messo a segno importanti operazioni, che inseriscono il Macro in alcuni tra i più efficaci circuiti italiani, lavorando soprattutto a liberare il museo dal pericolo dell’isolamento, dopo che a Roma aprirà anche il Maxxi pigliatutto. “
Puntiamo all’apertura nel 2010 del nuovo Macro, un luogo che sono sicuro gli abitanti del quartiere apprezzeranno molto”, rivela il direttore. “
Mi aspetto che la nostra terrazza venga frequentata dai cittadini come una nuova piazza, dalla quale godere una vista mozzafiato e mangiare al nuovo ristorante. Allo stesso piano, fra l’altro, apriremo una foresteria per gli artisti e i curatori che verranno a lavorare al Macro”.
Già, gli artisti e i curatori… Chi inviterà Barbero? Una parte del programma è dedicata al coinvolgimento delle forze cittadine. “
Possiamo già annunciare il progetto Room mates, Coinquilini. A partire dall’autunno, due o tre giovani curatori romani inviteranno altrettanti artisti a realizzare un progetto comune nel museo. È un modo un po’ insolito per iniziare a creare un dialogo, speriamo avvincente e creativo”.
Dialogo con la città. Sembra questa una delle linee guida della nuova attività del direttore. Forte dei 4500 visitatori che hanno varcato i cancelli di via Reggio Emilia in occasione della Notte dei Musei, B
arbero ha appena lanciato
Macro Video Drink, un appuntamento serale – che si è già rivelato un successo – tutti i martedì di luglio, per vedere proiezioni video nella galleria vetrata e il suo allestimento della collezione, del tutto rinnovato.
È forse questa la novità più interessante del nuovo corso del Macro. Un percorso non scientifico, ma intuitivo, come Barbero ha abituato a vedere nelle sue mostre. Ecco, in una delle Sale Panorama, il celebre
Comizio di
Giulio Turcato, che viene dalla Galleria Comunale. Intorno, come un coro contemporaneo, quattro grandi foto di
Adrian Paci (
Back home, che l’artista albanese espose al Premio Furla presso la Fondazione Querini Stampalia e ora in collezione Unicredit), un lavoro di
Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini (
Il tempo è solo acqua che ci cade sulla testa, coll. Unicredit) e tre di
Fabio Mauri (il ritratto di
Willie Brandt, quello di
Morder Von Rechts e un
Estintore Ariano).
Qui molti si soffermano a giocare con i puzzle di
Rikrit Tiravanija, dedicati al racconto di una famiglia che si rifugia in un bunker antiatomico: il numero dei pezzi è proporzionale alla potenza delle bombe che sentono esplodere intorno a loro. Una stanza dedicata alla politica, si direbbe, se non fosse per la presenza discreta di
Ketty La Rocca, con
Riduzione (una fotografia che scompare progressivamente in un disegno) e
Wax Doll.
Da subito s’intuisce che il direttore intende scardinare certi schemi, proporre nuovi percorsi senza la pretesa di riscrivere la storia dell’arte, ma proponendo accostamenti audaci, come una serie di fotografie di
Tracey Moffat (
Guapa) e la celebre serie di carte
Anno di
Alighiero Boetti, dedicata alle copertine delle riviste patinate del 1990.
Al centro della sala,
Partitura (Orfeo) di
Giulio Paolini guarda
The Innocent di
Bill Viola ed è accostato a
Gina Pane, che si trafigge con le spine di una rosa in
Azione sentimentale.
Un percorso discutibile, forse, ma di sicuro effetto e stimolo al ragionamento. Barbero ha selezionato dalla collezione Macro pochi pezzi molto ben scelti, come quelli dedicati agli anni ‘60:
Perilli (
Rosa Luxembourg),
Scarpetta (
Harness for loving),
Bice Lazzari (
Colonna sonora), che dialogano con un murales monumentale di
Nicola De Maria (
Roma+Musica+Pettirossi+Neve+Angeli).
Poetica la sala in cui la
Lupa Capitolina di
Franco Angeli si sposa con due quadretti di
De Dominicis (
Pianetini e
Monna Lisa) e guarda la
Gravida/Maternità di
Pino Pascali sotto la luce soffusa del video
Cattedrale di
Alessandra Tesi, proiettato su uno schermo di perline.
Per finire, accostamenti quasi ossimorici:
Ontani e
Buren,
Arienti e
Nauman,
Rainer e
Boetti. Non male come esordio.