CHEAP x Amnesty - PH Grazia Perilli
Il 7 aprile 2025, si è svolta a Bologna una manifestazione organizzata da Amnesty International Italia – appartenente alla rete No Ddl Sicurezza – A pieno regime – insieme al collettivo artistico CHEAP: un’azione di arte pubblica per protestare contro il Ddl Sicurezza, un’opposizione ferma e pacifica per difendere gli spazi democratici della protesta non violenta. La manifestazione si è svolta con un’azione di attacchinaggio per le strade della città. I manifesti, diffusi in diversi punti di Bologna, recano il messaggio: «Lotta libera. Il dissenso occupa spazio».
Il 4 aprile 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo decreto sicurezza, recuperando quasi integralmente i contenuti del controverso ddl sicurezza, bloccato al Senato per mancanza di copertura finanziaria. Composto da 34 articoli, il decreto introduce una serie di misure giudicate da molti giuristi come altamente repressive: tra questi, Patrizio Gonnella dell’associazione Antigone lo ha definito «Il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana».
Tra i punti chiave, spicca un rafforzamento delle tutele per le forze dell’ordine: gli agenti saranno dotati di bodycam, non saranno sospesi in caso di indagini per abusi in servizio e avranno diritto alla copertura delle spese legali fino a 10mila euro. Parallelamente, il decreto inasprisce le pene per manifestazioni e proteste, criminalizzando anche la resistenza passiva — da molti ribattezzata “norma anti-Gandhi” — e prevedendo fino a sei anni di carcere per i blocchi stradali collettivi.
Viene inoltre introdotto il reato di rivolta nei penitenziari e nei Cpr, che punisce anche chi si limita a disobbedire senza violenza. Tra i nuovi reati, si segnala quello di occupazione abusiva di immobili, con pene fino a sette anni di carcere in caso di vittime vulnerabili o edifici pubblici.
«L’azione di questo governo si inserisce nel contesto della destra globale, dagli USA all’Ungheria di Orban: viene imposto un restringimento dello stato di diritto, dell’agibilità politica, del dissenso, della libera espressione, del pensiero critico», ha dichiarato il collettivo CHEAP, proseguendo: «Se c’è una cosa innegabile è che nel nostro Paese il riconoscimento dei diritti è sempre stato promosso e raggiunto grazie alle lotte sociali e politiche: è stato così per i movimenti che hanno accompagnato le lotte operaie, femministe, studentesche e ambientali capaci di portare con la loro azione politica a riforme e tutele sociali ed economiche. Oggi queste lotte vengono criminalizzate insieme ad un portato storico di pratiche politiche. Oggi l’Italia è un paese drammaticamente meno democratico: questo dato non peserà solo sulle persone più vulnerabili e su quelle più esposte politicamente, graverà sull’intero Paese».
Se negli ultimi anni la street art ha subito un processo di progressiva istituzionalizzazione, questa protesta segna un ritorno alle radici più autenticamente sovversive della pratica dell’attacchinaggio, qualcosa di radicalmente contestatore, figlio di un attivismo politico fervente.
La scelta dell’intervento diffuso, rispetto a un’unica installazione monumentale, si inserisce perfettamente nell’ottica di una colonizzazione capillare del tessuto urbano: ogni luogo di passaggio, lo “sfondo” della vita quotidiana dei bolognesi, diviene ora un punto nevralgico di attivazione del pensiero critico. E anche il messaggio, «Lotta libera. Il dissenso occupa spazio», diviene concetto cardine della protesta negli intenti e vera conquista dello spazio, un elemento visivo che dialoga con l’architettura circostante e la rende protagonista anch’essa, in qualche modo, della protesta.
In tal senso, anche il contrasto tra la peculiarità di materiale effimero per eccellenza, come può essere la carta esposta alle intemperie, si contrappone al fortissimo legame del progetto con l’ambito digitale. L’azione di resistenza messa in atto a Bologna, dal forte impatto simbolico e figlia di un’urgenza quanto mai potente, rappresenta una forma di “chiamata alle armi” pacifica.
CHEAP e Amnesty International Italia, infatti, hanno deciso di rendere disponibili i layout dei manifesti (scaricabili da questo link) affinché chiunque possa replicare quanto avvenuto a Bologna nella propria città e sensibilizzare sull’argomento, contribuendo a una presa di parola collettiva, visibile e diffusa. In questo modo, la dimensione partecipativa dell’operazione trasforma l’intervento in un potenziale progetto di arte diffusa di caratura nazionale.
«In un contesto globale di arretramento dei diritti umani, compressi tra conflitti, crisi climatica, violenza di genere e discriminazione, criminalizzazione delle persone migranti e di quelle che difendono i diritti, la risposta dei governi si concentra su leggi e politiche repressive per restringere lo spazio del dissenso pacifico. È quello che sta succedendo in Italia, dove il decreto legge Sicurezza appena approvato silenzia la protesta. Le proteste di piazza in occasione del Consiglio dei ministri a cui le autorità statali hanno risposto in maniera ostruttiva e violenta, ribadiscono che la protesta non è un privilegio, ma un diritto. Ora più che mai non possiamo restare in disparte e in silenzio. Se non ci attiviamo adesso, le occasioni per far sentire la nostra voce saranno sempre meno», ha dichiarato Laura Renzi, manager delle campagne su spazi di libertà e società civile di Amnesty International Italia.
La stessa Bologna, scenario non passivo di questa manifestazione, riveste un ruolo da protagonista anche per la tradizione di arte pubblica che si porta dietro, che ha visto come protagonisti autori come Blu ed Ericailcane, artisti che hanno scelto la città come laboratorio privilegiato per sperimentazioni visive al confine tra legalità e illegalità. Lotta libera riattiva questa eredità, la reinterpreta in chiave attualissima e propone un modello di intervento partecipato che privilegia il processo in sé piuttosto che l’oggetto finito, l’azione collettiva rispetto alla firma autoriale. Che sia, dunque, una protesta di chiunque voglia abbracciarla.
Come si legge sul sito di Amnesty, «Nella storia, la protesta pacifica ha avuto un ruolo cruciale nel raggiungimento di molti dei diritti e delle libertà che oggi diamo per scontati. Per questo, non possiamo restare in disparte e in silenzio. Difendere il diritto alla protesta pacifica oggi è più urgente che mai». Un’azione che si fa dunque appello aperto e improrogabile per il diritto alla protesta, al dissenso, che urla e sottolinea proprio quanto sia involabile il diritto a manifestare.
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