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30
ottobre 2009
MADAME POMPIDOU
Progetti e iniziative
Donne, solo ed esclusivamente donne. È l’allestimento tematico del parigino Pompidou fino alla prossima primavera. Una parata di artiste che hanno attraversato il XX secolo, per arrivare alle soglie dei nostri tempi. Tutte raccolte in una panoramica dichiarata “ni féminin ni féministe”...
Da qualche anno il Pompidou ha scelto di muovere il ricco
patrimonio delle collezioni permanenti per grandi temi – al modo della Tate –
compiendo un’azione di peso, coraggiosa e quindi rischiosa.
Dopo Big Bang (2005)
e Mouvement des Images (2006-07), Elles è in realtà un allestimento due volte tematico: la
donna-artista è il grande contenitore monografico, ma una serie di
sottocategorie cronologico-concettuali scandisce l’insieme delle sale di tutto
il quarto piano, con una piccola appendice al quinto (l’inizio della visita).
Libertà curatoriale e filologia scientifica si affiancano senza stridere in
questa nuova veste al femminile del Pompidou, anche negli allestimenti,
semplici ma efficaci (è sufficiente la leggera curva di un setto per far
scattare nella mente dello spettatore un rinvio all’elemento femminile). Per
mostrare come la scelta del tema non scada mai in un facile spot
propagandistico e i soggetti tendano effettivamente a definire specificità che
la problematica della donna-artista solleva.
Si pensi a una delle scelte organizzative compiute dalla curatrice Camille
Morineau: Physiques è il tema monografico che raggruppa più sale, Corps slogan è il nome della sezione divisa in
La Belle et la Bête, Corpographie e Corps événement, sottocategorie che raccolgono opere di Orlan, Ana Mendieta, Marina Abramovic, Jana Sterbak e Atsuko Tanaka.
Sebbene quest’operazione non abbia particolari velleità di provocazione, è vero
che sia il metodo sia il soggetto possono risultare audaci anche agli occhi più
esperti. Una motivazione è ovvia: ancora oggi il mondo dell’arte dei grandi
musei è maschile. Iscrivere la storia del femminile nella storia dell’arte –
per di più attingendo all’antropologia, alla sociologia e ad altre discipline
affini – può significare incrinare la storia e la sua metodologia.
“Il risultato di questo scorcio”, sostiene Morineau, “attuato su una ‘vecchia’
istituzione rivela l’istituzione stessa (il problema del genere) almeno quanto
il contesto e i suoi macrocambiamenti (la storia del gusto), nonché
l’evoluzione del museo in generale”. E conclude seccamente: “Farlo era il minimo”.
Dove “farlo”
significa ripensare a una collezione permanente sulla base di opere presenti
all’interno di un museo che non si era necessariamente posto il problema della
storia dell’arte al femminile durante il periodo delle grandi acquisizioni.
Ed è allora che si comprende come le oltre cinquecento opere create da più di
duecento artiste costituiscano un patrimonio ricchissimo, una feconda base di
partenza per studi che possono generare novità nella formulazione di una nuova
critica: “Il motore di una
critica generalizzata dei modi di rappresentazione” attraverso il femminile,
continua la curatrice.
Come da tradizione, il museo accompagna l’evento con una folta serie
d’iniziative multidisciplinari, mirate a diffonderlo e approfondirlo:
conferenze, performance, film rigorosamente in rosa accompagnano e vivacizzano
l’operazione artistica. Un sito internet estremamente curato consente inoltre
di preparare nel dettaglio la visita al museo e di consultare documenti inediti
e produzioni video originali, costantemente variate fino alla chiusura
dell’evento.
patrimonio delle collezioni permanenti per grandi temi – al modo della Tate –
compiendo un’azione di peso, coraggiosa e quindi rischiosa.
Dopo Big Bang (2005)
e Mouvement des Images (2006-07), Elles è in realtà un allestimento due volte tematico: la
donna-artista è il grande contenitore monografico, ma una serie di
sottocategorie cronologico-concettuali scandisce l’insieme delle sale di tutto
il quarto piano, con una piccola appendice al quinto (l’inizio della visita).
Libertà curatoriale e filologia scientifica si affiancano senza stridere in
questa nuova veste al femminile del Pompidou, anche negli allestimenti,
semplici ma efficaci (è sufficiente la leggera curva di un setto per far
scattare nella mente dello spettatore un rinvio all’elemento femminile). Per
mostrare come la scelta del tema non scada mai in un facile spot
propagandistico e i soggetti tendano effettivamente a definire specificità che
la problematica della donna-artista solleva.
Si pensi a una delle scelte organizzative compiute dalla curatrice Camille
Morineau: Physiques è il tema monografico che raggruppa più sale, Corps slogan è il nome della sezione divisa in
La Belle et la Bête, Corpographie e Corps événement, sottocategorie che raccolgono opere di Orlan, Ana Mendieta, Marina Abramovic, Jana Sterbak e Atsuko Tanaka.
Sebbene quest’operazione non abbia particolari velleità di provocazione, è vero
che sia il metodo sia il soggetto possono risultare audaci anche agli occhi più
esperti. Una motivazione è ovvia: ancora oggi il mondo dell’arte dei grandi
musei è maschile. Iscrivere la storia del femminile nella storia dell’arte –
per di più attingendo all’antropologia, alla sociologia e ad altre discipline
affini – può significare incrinare la storia e la sua metodologia.
“Il risultato di questo scorcio”, sostiene Morineau, “attuato su una ‘vecchia’
istituzione rivela l’istituzione stessa (il problema del genere) almeno quanto
il contesto e i suoi macrocambiamenti (la storia del gusto), nonché
l’evoluzione del museo in generale”. E conclude seccamente: “Farlo era il minimo”.
Dove “farlo”
significa ripensare a una collezione permanente sulla base di opere presenti
all’interno di un museo che non si era necessariamente posto il problema della
storia dell’arte al femminile durante il periodo delle grandi acquisizioni.
Ed è allora che si comprende come le oltre cinquecento opere create da più di
duecento artiste costituiscano un patrimonio ricchissimo, una feconda base di
partenza per studi che possono generare novità nella formulazione di una nuova
critica: “Il motore di una
critica generalizzata dei modi di rappresentazione” attraverso il femminile,
continua la curatrice.
Come da tradizione, il museo accompagna l’evento con una folta serie
d’iniziative multidisciplinari, mirate a diffonderlo e approfondirlo:
conferenze, performance, film rigorosamente in rosa accompagnano e vivacizzano
l’operazione artistica. Un sito internet estremamente curato consente inoltre
di preparare nel dettaglio la visita al museo e di consultare documenti inediti
e produzioni video originali, costantemente variate fino alla chiusura
dell’evento.
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Lyotard curatore al
Pompidou
emanuela genesio
dal 27 maggio 2009 al 24 maggio 2010
Elles@centrepompidou
a cura di Camille Morineau
Centre Georges Pompidou
Place George Pompidou – 75004 Paris
Orario: da mercoledì a lunedì ore 11-21
Ingresso: intero € 12/10; ridotto € 9/8
Info: tel. +33 0144781233; elles.centrepompidou.fr
[exibart]