Geograficamente inospitale, la Calabria nasconde bene i suoi tesori. Erede di una delle più belle civiltà antiche, la Magna Grecia, oggi è ritenuta tra le regioni più povere d’Italia, ma cela 60 ettari di straordinaria ricchezza. E lo fa in modo bio!
Di cosa stiamo parlando? Del Parco della Biodiversità Mediterranea. Dappertutto in Calabria, come un’incarnazione della “Venere degli stracci”, è l’immondizia a dominare il paesaggio, ma a Catanzaro invece c’è un gioiello di cura e decoro. Salva dai saccheggi del tempo, dalle distruzioni sismiche, il parco costituisce un fiore all’occhiello per una regione così martoriata dei suoi stessi disastri.
Parliamo di Roccelletta di Borgia, o meglio la greca Skylletion. Scolacium, per i romani, luogo di storia per eccellenza, tra Squillace e Catanzaro, che si fa conoscere a strati non solo per le sue tracce greche e romane e per le pesanti impronte bizantine e poi normanne, ma anche per le sue “Intersezioni” contemporanee, le mostre impaginate da Alberto Fiz, dal 2005.
Vicina ai luoghi di quel Cassiodoro che fu senatore del tardo Impero, il Parco archeologico di Roccelletta da qualche anno presta il fianco al Parco della Scultura che si trova all’interno del Parco della Biodiversità di Catanzaro. Di parco in parco e di anno in anno, è sorprendente come questi tesori si siano conservati. Una virtù che da queste parti è un caso o un raro merito.
Non solo, questa volta arriva anche il premio “La Città per il Verde”. Nato nel 2004 dalla testarda volontà, tipica delle sue genti, di riqualificare la zona, e precisamente, l’area della Scuola Agraria, da sempre in preda al degrado e all’incuria, a seguito di un intervento di rimodellamento, il parco della biodiversità ha riconquistato il senso del territorio valorizzando il suo paesaggio nel rispetto della cultura bio.
Oggi è un ecosistema in cui convivono, insieme a grandi varietà floristiche e faunistiche, le sedi del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici), del MUSMI (Museo Storico Militare “Brigata Catanzaro”) e del Corpo di Polizia Provinciale.
Le spettacolari opere d’arte plastica sono il punto d’arrivo di un progetto che ha visto i ruderi di Roccelletta animarsi con le mostre temporanee di Fiz ma, trattandosi di un’area archeologica, le opere non potevano restare. E allora quale migliore occasione se non quella di offrire continuità e permanenza a un progetto di mostre che, per quanto eccezionali, sarebbero altrimenti già finite lasciando ripiombare nell’oblio un grande progetto e una terra già abbastanza dimenticata?
Ecco quindi che delle molte sculture, 23 sono state acquisite dalla Provincia, e adesso emergono in mezzo agli uliveti secolari di Catanzaro.
L’acquisto, conveniente, rassicura Fiz, è del tutto eccezionale. Oltre alla Ballerina e all’Uomo di Balkenhol ci sono pezzi di artisti di fama mondiale e infatti accanto alle installazioni di Mauro Staccioli e Oppenheim, Michelangelo Pistoletto s-compone Love difference (foto sopra): un puzzle di mare e terre che davvero dà il senso della tragica frammentazione in corso. Insieme a Tony Cragg e Jan Fabre (bellissimo il suo Uomo che misura le nuvole) Wim Delvoye, Antony Gormley, Marc Quinn, qui si istituisce un vero e proprio museo all’aperto; e tutto succede tra le centinaia di specie di flora e fauna che adesso sono finalmente difese. Infatti dietro ai Testimoni muti di Paladino, gli uomini fantasma di Gormley che nascono dalla terra e lì tornano, tutto un mondo gira intorno a questi chilometri di terra.
È la comune generosità di questa gente, quella che accoglie e protegge: persone normali e specialisti curano fiori e raccolgono animali, così nel pieno rispetto della biodiversità offrono una casa alla più svariata flora e fauna di questi luoghi. Ma al di là dell’eccezionalità del progetto, quello che di più fa pensare (in questo caso, altro che arretratezza e connivenza mafiosa del Sud) è che questo miracolo continua: con ogni probabilità ci saranno nuove acquisizioni. Grazie infatti a fondi europei stavolta utilizzati, e a progetti validi, di livello internazionale come questo, si investe sull’arte in Calabria. Insomma, a volte l’ultima ruota del carro dà il buon esempio.
Una sola considerazione: dopo lo schiaffo all’Expo dei Bronzi, dopo il museo MACA di Acri e le residenza d’artista organizzate da Alberto Dambruoso a Cosenza, è evidente che se si operano scelte coraggiose anche qui le cose funzionano, dando un pizzico di risveglio al torpore calabro. E allora perché non continuare con progetti importanti, che restano nel tempo, o con un programma di mostre dirompenti come lo è stato quello del 2013 con “Bookhouse”? Se anche non avessero fatto scalpore (e così non è stato), avevano comunque ridestato l’interesse di critica e stampa in quanto legavano progetti espositivi al territorio. Tutto, quindi, va fatto eccetto che tornare indietro scadendo in mostre di bassa qualità.
Senza dimenticare poi che tutto quello cui abbiamo fatto riferimento erano prodotti made in Calabria che finivano su tutti i giornali, perché straordinari. E non per le solite ragioni.
Anna De Fazio Siciliano