Tra i vicoli di Tellaro di Lerici, negli scorci che si affacciano sulla scogliera, il piccolo Oratorio di Santa Maria in Selàa, incastonato tra il borgo e il mare, accoglie nei suoi spazi espositivi il terzo appuntamento de La pratica inevasa di Gino d’Ugo, a cura di Lori Adragna e di Dimora OZ. Il progetto, in continuo divenire, prosegue i primi due appuntamenti presso il 16 Civico di Pescara nel 2019 e la Recidencies KaOz in Palermo nel 2020, contraddistinto, come entrambi i precedenti incontri, dall’approccio relazionale e partecipato. Il pubblico è coinvolto nel completamento dell’opera, intesa come luogo della memoria individuale e collettiva, rievocata in una miscellanea di laici ex-voto, da apporre nella cornice suggestiva, anche nel suo richiamo etimologico all’ara, dell’Oratorio in Selàa.
Affascinato dalle composizioni votive, dagli oggetti, dagli scritti, dalle immagini e dalle offerte apposte lungo le mura, identificate e reinventate quali spazi di ritualità apotropaiche vecchie e nuove, l’artista indaga e reinterpreta questi luoghi in cui speranze, rifugi e desideri dell’intimo assumono dimensioni collettive, divenendo espressione di un rapporto con l’elemento sacrale, ricercato in uno scambio simbolico personale, che si affaccia in percorsi culturali condivisi.
Tasselli e sedimenti nel dialogo infinito con la storia sembrano orme mute di invocazioni senza risposta, pratiche accumulate a cui non s’è dato corso e che permangono nella loro presenza, superando il dato materiale, moltiplicato in ricordi e memorie antiche. Da una forma devozionale, l’artista genera un processo partecipativo, invitando il pubblico a dispensare, in un dono anonimo, libero da dogmi e da professioni di fede, tracce simboliche di preziosi scrigni interiori, mondi reconditi ritrovati o persi nelle profondità nostalgiche di un rimpianto che si uniscono a esperienze, pensieri, intime espressioni.
Le deposizioni segniche, prive di limitazioni rappresentative o realistiche, sono materia che risponde alle proprie leggi, trasmissibili e fruibili nella loro totalità, assumendo natura eminentemente sociale nel loro essere segni non narrativi, appartenenti a un linguaggio ampliato in un raccolto di confidenze e testimonianze da proteggere dall’oblio, valicando i confini di reminiscenze e singole identità ed entrando in un fluire collettivo.
La pratica inevasa ribalta il comune senso di richiesta disattesa – richiamante un linguaggio burocratico – liberando percorsi relazionali e personali nell’esternazione di ricordi o desideri inespressi, intesi come atto pubblico, come articolazione testimoniale, che si invera in un’azione condivisa in cui far sopravvivere realtà o evocazioni visive soggette alla dimenticanza. Il partecipante alla pratica entra a far parte di un deposito memoriale indomito e incontrollato, che l’artista elabora e organizza in un dialogo armonico e plurale, affinché le pratiche si estendano in altre forme e percezioni, in immaginari, metafore e simboli purificati dal quotidiano, dall’eclissi reiterata, superando le radici identitarie in cui si sono formate.
L’esposizione di Tellaro presenterà il materiale raccolto nelle esposizioni precedenti, immagini, scritti, frasi, accresciuto nel suo insieme di nuove pratiche consegnate a mano il cinque e sei settembre nell’Oratorio di Santa Maria in Selàa o pervenute tramite mail all’indirizzo lapraticainevasa@gmail.com.
La pratica inevasa, intesa come processo in fieri, è parte di ARKAD, progetto installativo di produzione e interazione dinamica a cura di Dimora OZ e Analogique, in partnership con l’ESADMM ed è presentato da KAD – Kalsa Art District per Manifesta 13 – Les Parallèles du Sud, che comprende eventi, incontri, esposizioni in sinergia tra diverse cittadine del Mediterraneo. A novembre ARKAD aprirà la sua residenza artistica a Marsiglia promossa dall’Italian Council.
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