Il centro di arte partecipata Milano Mediterranea inaugura un nuovo ciclo di residenze con Soukaina Abrour e Houssem Ben Rabia. Di base nel quartiere Giambellino di Milano, MM Milano Mediterranea nasce nel 2020 dall’idea della regista teatrale e ricercatrice italiana Anna Serlenga e dell’attore professionista, musicista e performer tunisino Rabii Brahim. MM desidera coinvolgere la comunità locale – e non solo – per costruire nuove narrazioni parlando le lingue del mediterraneo, con l’obiettivo di “creare processi di interconnessione tra le persone e le nuove estetiche del contemporaneo”.
Affiancato da un comitato di quartiere d’aiuto nella scelta dei progetti di programmazione culturale, MM propone residenze artistiche e laboratori, rivolti in modo particolare ai giovani. Ogni laboratorio o evento viene selezionato, infatti, dal comitato che lavora in coproduzione con BASE Milano, centro polifunzionale che produce innovazione sociale e contaminazione culturale tra arti, imprese e tecnologia, nella zona di Tortona.
Milano Mediterranea è dunque un archivio vivo di pratiche collettive che si propone come strumento trasformativo. Come spiega Serlenga, «Ogni artista traduce la propria ricerca artistica in un esercizio di decolonialità , inteso come spazio di sperimentazione per aprire a nuove pratiche di relazione, creazione e narrazione». Infine, MM si impegna a creare connessioni con realtà attive sul territorio milanese, lavorando in modo sinergico e orizzontale.
Tra marzo e giugno, Milano Mediterranea ospiterà due artistз residentз : Soukaina Abrour e Housseum Ben Rabia. Nata in Marocco e cresciuta in Italia, Soukaina Abrour ha un background in arti visive e vive e lavora tra Venezia e Milano. Per la residenza a Milano Mediterranea, Abrour proporrà una serie di workshop, “Ritessere nuovi volti”, a cui possono partecipare tuttз, senza barriere di età o background, incentrati sulla costruzione di maschere realizzate con materiali di scarto. L’intento di Abrour è quello di dar vita a una festa collettiva di quartiere.
«Sono arrivata alla maschera partendo dall’indagine del volto come vettore di soggettività . Prima, la mia pratica coinvolgeva media come la fotografia e il video e si basava sull’assenza del volto. Oggi, la mia ricerca indaga il ruolo della maschera. Questo passaggio è avvenuto in modo naturale e unisce le due culture con cui sono cresciuta, tra Marocco e Italia», ha raccontato Abrour.
La maschera è cuore pulsante di feste e rituali, un collante sociale che consente di trasformare l’apparenza del sé, di ornare il proprio corpo e di diventare “altro”. «Ho avuto la possibilità di vivere in prima persona feste in cui venivano utilizzate le maschere. Anche se istituzionalizzate, le cerimonie che ho visto erano religiose ma davano spazio ad una possibilità di liberazione corporea che non era possibile vedere in un contesto quotidiano. Il corpo e l’ornamento erano protagonisti. Come lo sono nel mondo del clubbing», sottolinea Abrour. «In Marocco, le tradizioni profane e pagane si sono intersecate con la religione islamica. C’è un grande repertorio di ornamenti di Amazigh, gioielli e tatuaggi sui volti, molto importante che è legato alla spiritualità . La traslazione da questo al clubbing è dovuta al mio background».
Per il progetto di MM, Abrour lavorerà con gli scarti. Lo scarto, precisa, è una categoria a cui rivolge particolare attenzione: «Non solo siamo sommersi dagli scarti, lo scarto di per sé può essere definito come una condizione umana». Esistono categorie marginalizzate e lo scarto è una di queste. Lo scarto, attraverso la realizzazione di maschere, diviene qualcosa d’altro, qualcosa che può essere mostruoso. Attraverso la sua indagine, Abrour pone attenzione anche al mostruoso, che da marginalizzato viene portato al centro attraverso la realizzazione di ornamenti.
Protagonista della prossima residenza di Milano Mediterranea sarà il regista esordiente Houssem Ben Rabia. Con obiettivi di carattere educativo e sociale, Rabia ha autoprodotto diversi cortometraggi e documentari coinvolgendo persone di giovane età . Nel 2021, ha realizzato il suo primo lungometraggio, intitolato “Covid Youth – Cronache di Cortili”.
Con il desiderio di poter costruire nuovi immaginari, Milano Mediterranea prova a ridisegnare la geografia del quartiere attraverso le pratiche di artistз delle diaspore, che contribuiscono ad annullare confini e creare nuove relazioni. A giugno, Milano Mediterranea tornerà con il suo festival a cadenza biennale che, per quest’edizione, sarà intitolato “Paralleli”. L’obiettivo, com’è stato per Twiza Festival del 2021, è quello di creare momenti di comunità e condivisione. Per l’edizione di quest’anno, in programma musica dal vivo, performance e food, nel parco di Largo Balestra.
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