04 febbraio 2010

MONFALCONE 2.0

 
Dopo quasi otto anni di lavoro, tira aria nuova alla Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Monfalcone, nonostante i tagli alla cultura della Regione FVG. Da un lato l’attività si consolida sui format messi a punto, come Videoreport Italia, dall’altro punta in alto, con una nuova partnership con un’azienda di eccellenza (e di ricerca) del territorio: Moroso. Abbiamo tracciato un bilancio delle attività svolte e ci siamo fatti raccontare i nuovi progetti dal direttore Andrea Bruciati...

di

È
passato ormai molto tempo da quando la galleria è nata, nel 2002. È
stato questo il decennio in cui si abbiamo assistito al consolidamento nel
nostro paese del contemporaneo e del suo sistema espositivo, con le molte
pecche che sappiamo. Eppure, in questo lasso di tempo, Monfalcone ha saputo
crearsi il proprio spazio nel panorama italiano, con un lavoro non poi tanto
differente da quello sperimentale di una kunsthalle del mondo tedesco, come ci
racconta il direttore.

Quali
sono stati gli obiettivi dello spazio?

Principale
obiettivo della galleria è, dal suo esordio, quello di sostenere e promuovere
l’arte sperimentale, in sintonia con le istanze del contemporaneo e favorendo
la formazione di un pubblico. In questa prospettiva è stata conferita grande
importanza alla didattica e sono stati organizzati incontri di storia e critica
d’arte, workshop con gli autori, dibattiti con i curatori. La struttura è da me
concepita come uno spazio di ricerca, come una sorta di laboratorio di nuove
proposte e nuove energie.

I
feedback con il territorio? Come si colloca la GC.AC nel panorama italiano?

Sin
dall’inizio volevo che la struttura facesse parte di una rete di promozione
dell’arte delle nuove generazioni. Da due anni stiamo collaborando con associazioni
culturali presenti sul territorio attente alla sperimentazione, con le quali
abbiamo realizzato sia progetti transfrontalieri che installazioni pubbliche
dal grande impatto ambientale e sociale. Oggi la responsabilità è certo più
ampia: siamo diventati credibili, cosa che ci permette una gestione al di là
del territorio di appartenenza. La galleria è considerata una delle strutture
più dinamiche a livello nazionale per quanto riguarda le proposte dedicate
all’arte contemporanea. Nel video e nell’ideazione originale di format siamo
anche riconosciuti a livello europeo.
Andrea Bruciati
Monfalcone
è uno dei più caldi sostenitori dell’Amaci. Da cosa deriva questo ruolo
particolarmente attivo?

Ritengo
che una struttura dedita alla ricerca contemporanea sia una realtà estremamente
complessa e rappresenti una sfida quotidiana, perché concepita come luogo di
confronto. Quindi sono dell’opinione che sia fondamentale, in un parterre
internazionale, creare un sistema affinché si realizzi concretamente un network
per un dialogo veritiero, soprattutto fra gli stessi operatori.

Ma
“fare rete” non è essenzialmente cosa di cui tutti parlano ma che nessuno ha
interesse a fare?

Finché
molti si trincerano in torri d’avorio, pensando ai luoghi espositivi come spazi
autoreferenziali, credo che non si possa attuare alcuna strategia coordinata. È
un problema di umiltà, innanzitutto: si crede di poter lavorare autonomamente,
ma così facendo l’attività ha sempre il fiato corto. Generalmente non colgo un
alto grado di professionalità e di certo la mancanza di visione degli organi
dirigenziali non aiuta, anche se ovviamente ho trovato pure colleghi molto
collaborativi e di grande umanità.

Sono
questi frangenti drammatici per la cultura, seviziata da tagli indiscriminati,
che mettono in difficoltà chi fa più ricerca. Secondo la tua esperienza, ci
sono modalità per risparmiare nella gestione espositiva e nella programmazione?

Ritengo
che le attività svolte a Monfalcone siano un esempio di come conferire identità
e progettazione a una realtà decentrata. Partire da un territorio ed enucleare
gli aspetti connotativi, elaborandoli in una visione complessa, è forse il
segreto di una oculata gestione.

Patrizia MorosoMai
pensato a qualche altro incarico?

Spesso
mi chiedo quante cose fantastiche e incredibili potrei realizzare se avessi una
struttura più articolata e un budget adeguato a un grande museo. Nel contempo
ritengo che non potrei lavorare laddove mi mancasse una sfida continua e una
collaborazione che contempla una fiducia quasi incondizionata verso i miei
progetti.

Quanto
costa l’attività che svolgete?

La
gestione è fatta in economia e la somma approssimativa è stata quella che ho
dichiarato a Exibart [la cifra è circa di 200mila euro, N.d.R.], che è stata pesantemente
contestata nei giorni scorsi proprio sul sito…

Mi
risulta che la scelta della Regione FVG di concentrare su Villa Manin gran
parte delle risorse dedicate all’arte vi abbia penalizzato. Perché è difficile
far interessare la classe politica al contemporaneo?

Non
entro nel merito delle scelte politiche perché esulano dalle mie competenze, ma
ritengo che la difficoltà sia strutturale: l’arte contemporanea presuppone una
criticità strutturale e pertanto, per sua stessa natura, non può essere demagogica.
Noi invece siamo in un paese in continua campagna elettorale, con una classe
politica alla perenne ricerca del facile consenso: in questa prospettiva il
cittadino è sempre più circuito dal sistema dello spettacolo e dalla logica
ammaliatrice del panem et circenses

Annuncerete
nei prossimi giorni una partnership con Moroso, che è una delle aziende di
design più attive nel nostro paese. Come si è concretizzata?

La
partnership nasce da un’affinità elettiva con l’art director dell’azienda Patrizia
Moroso ed è frutto dalla comune tensione alla ricerca e all’innovazione. Credo
debba esistere questa ambizione incessante per essere sempre stimolati e messi
in gioco. Penso che ognuno di noi debba, a modo suo, spingersi al di là del
proprio cancello e dare aiuto a coloro che fanno sperimentazione. E così è
capitato.

Cosa
prevederà? Avrà ripercussione sulla vostra programmazione?

L’accordo
appena siglato si delinea come un progetto innovativo di cooperazione fra
pubblico e privato. Non più un modello di sponsorizzazione, per cui investire
in cultura vuol dire azioni senza obiettivi precisi, lontano dall’ottica di un
percorso di crescita; bensì un programma strutturato, che vuole costruire
un’identità forte e riconoscibile, qualificando le relazioni tra i soggetti e
producendo benefici per territorio e collettività.
La sala principale della Galleria Comunale di Monfalcone
Una
forma di reciproca responsabilità tra azienda e istituzione…

L’accordo
con Moroso è l’esempio di come la vocazione per la cultura possa essere un
costruttivo trait d’union fra i due mondi che si nutrono di ricerca. Il progetto,
nello specifico, si svilupperà intorno alla figura del giovane artista: sia per
la galleria che per Moroso, elementi importanti nella costruzione del nostro
insieme sociale sono gli individui come gli artisti che, essendo portatori di
istanze non comuni, rappresentano un differente sistema di valori non
omologato.

Quali
iniziative nello specifico?

Le
iniziative prevedono un intervento fattivo dell’azienda che si sviluppa
attraverso tre momenti: A Basic Human Impulse, l’indagine Videoreport Italia
2008/09
e
l’inedito Moroso Prize. Per quanto concerne il primo, si tratta di una rassegna internazionale
che indaga il confine fra arte e design, con la produzione in galleria di opere
scultoree e installative realizzate con il know how di Moroso. Per quel che riguarda
il premio, posso preannunciare che si articolerà attraverso varie fasi di
selezione e vedrà i tre vincitori operare nelle sedi dell’azienda di New York,
Londra e Milano.


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Galleria
Comunale d’Arte Contemporanea

Piazza Cavour, 44
34074 Monfalcone (GO)
Info: tel. +39 0481494369; fax +39 0481494352;
galleria@comune.monfalcone.go.it;
www.galleriamonfalcone.it / www.moroso.it

[exibart]

4 Commenti

  1. L’intelligenza di una direzione può provocare i miracoli, con la complicità di appoggi molto illuminati. I’ingenio aguzza il bisogno !!

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