Museo, Museion | alla rovescia

di - 4 Ottobre 2014

Apertura davvero straordinaria per la stagione espositiva di Bolzano dove la cornice dei monti pallidi, rossi nei tramonti di un autunno sorprendente, garantisce la coniugazione di arte contemporanea con natura, intelligenza, passione, business e turismo. Museion si apre con una
nuova esposizione, da non perdere già per il suo titolo: Soleil Politique, curata
da Pierre Bal-Blanc, direttore dal
2003 del CAC di Bretigny e ospite dell’istituzione per l’anno 2014. La mostra
apre una riflessione trasversale che mette in dubbio le certezze più ovvie per
interrogare il ruolo del museo nella città e ripensarne la storia attraverso lo
sguardo di artisti provenienti da diverse discipline: architetti, registi,
performer, musicisti e compositori
di cui vediamo maquette, sculture, cortometraggi e
documenti in un allestimento pensato come esperienza condivisa
. Il titolo della mostra nasce
dall’opera di
Marcel Broodthaers
realizzata nel 1972 su una tavola enciclopedica nella quale l’artista corregge
a mano l’illustrazione dei pianeti del sistema solare, indicando con un punto
nel cerchio minore la Terra – segno esplicito di una comune finitudine nella
spazialità – e aggiungendo la parola “politique” che sottolinea il carattere
egemonico di un potere, quello del sole, che impone assoluta obbedienza.

È un’opera associata
ad altre opere chiave che hanno ispirato la mostra e la storia della
museografia, tra queste il documentario La
forma della città
di Pier Paolo
Pasolini
, la presentazione della statua equestre di Cangrande della Scala
di Carlo Scarpa al Museo di
Castelvecchio di Verona, il ritratto del museo d’arte di Cincinnati di Felix Gonzalez-TorresUntitled’, il Nude Descending a Staircase di Elaine
Sturtevant
, l’opera identificata sotto il nome di CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux di Philippe Thomas o l’obelisco inclinato di Marta Minujín. L’esposizione, risultato dei viaggi effettuati da
Bal-Blanc in Alto Adige negli ultimi due anni, unisce anche i lavori di artisti
e architetti provenienti dalla regione, come Walter Pichler, Gianni Pettena e Lois Weinberger che hanno in comune la messa in discussione del
dogma modernista di astratta luminosità urbana.

Ma la mostra stessa, come i monti dolomitici che contornano Bolzano, è
in qualche modo senso e cornice di un progetto curatoriale di forte
significato, tanto da rendere dignità e riflessione ad un ruolo di cui molto
oggi si sottintende e poco si pratica. Il primo gesto curatoriale di Bal-Blanc
è  quello di invertire la gerarchia che
normalmente regola la suddivisione degli spazi di Museion. L’esposizione è
infatti allestita nel Passage, l’ambiente a pianoterra di Museion, normalmente
gratuito e aperto alle manifestazioni, che è stato appositamente trasferito al “nobile”
quarto piano, per l’occasione vuoto e trasformato in un belvedere. Oggi,
dall’alto e gratuitamente, il visitatore può guardare la città, influenzato dai
riferimenti offerti dalla mostra, per poi scendere e proseguire la visita degli
spazi urbani attraverso un itinerario tra i luoghi simbolo di Bolzano, parte
integrante della mostra. Attraverso questa scelta, l’architettura del museo è diventa
parte integrante dell’esperienza della mostra, uscendo così dalla regola
normalmente imposta dai musei tradizionali o dai luoghi sacri che concedono l’accesso
ai contenuti in modo progressivo e per livelli.

Quello di Bal-Blanc appare dunque come un preciso intento curatoriale di
cui si rintracciano molte altre testimonianze, tra le quali l’opera di Marie Cool e Fabio Balducci. San Titre
del 2011 che, proposta davanti alla porta verso l’esterno e quindi carica di
riflessioni, ci mostra un tavolo coperto da un sottile strato di acqua
trattenuta ai margini da una semplice striscia di nastro adesivo. Oppure la
performance di Roman Ondak, Silence, Please, 1999 – 2014 che vede
Mario, sorvegliante di Museion, aggirarsi nelle sale indossando un’uniforme
fatta secondo i modelli in uso nell’anno della sua nascita.
Uguale dinamica sovrintende il sistema didascalico della mostra e il bel
il catalogo che ne è insieme guida e approfondimento, così come la performance
di Prinz Gholam e le proiezioni del
video di Lili Reynaud-Dewar che hanno chiuso l’opening o, nei giorni seguenti,
le elaborazioni sulla facciata dell’edificio
di Emilie Parendeau e Bernhard Rüdiger,
i concerti e i convegni.
Sarà per questo che il custode
Mario, come tutto
il team di Museion, è apparso per la prima volta in prima linea durante il
breve discorso inaugurale di Pierre Bal-Blanc dove tutti, artisti e attori di
Museion, sono stati chiamati ad aprire il progetto quali artefici di un lavoro
collettivo poco gerarchico ma molto politico.
Sembra allora naturale incontrare,  sempre a Museion per il ciclo della Project
Room, la mostra di 
Rä di Martino, Authentic
News of Invisible Things,
a cura di
Frida Carazzato.

Un progetto inedito che s’inserisce con autorialità nel capovolgimento di prospettiva
che ha invaso tutto Museion, per evidenziare
le contraddizioni tra la
realtà e la finzione, tra le ricerche sulla storia e la memoria collettiva, tra
l’utilizzo di materiale d’archivio e di set cinematografici.
I dummy
tanks, finti carri armati impiegati nella prima e nella seconda guerra mondiale
per ingannare i nemici, sono i soggetti su cui Rä di Martino indaga per due nuovi
video e un’installazione. La narrazione che ne emerge, intuitiva ed efficace
benchè frutto di un complesso processo concettuale e mediale,
mette in rilievo il
cortocircuito che vede la guerra utilizzare spesso camouflage e messe in scena,
contrapposta al cinema che sceglie invece di utilizzare carri armati veri e
propri. Sottesi nel progetto sono  la
sede delll’Iveco Defence Vehicle proprio a Bolzano (società che ha chiesto di
non essere coinvolta nel progetto), una riflessione dell’artista sull’attualità « oggi
vedendo passare un simbolo bellico in una delle nostre città nessuno pensa a
un’entrata in guerra, eppure in paesi geograficamente non troppo lontani da noi
è così » e il titolo stesso della mostra che recita
Notizie autentiche di fatti invisibili, riadattamento
dei versi del poeta inglese William Wordsworth.
Considerazione finale, prima di
un secondo appuntamento bolzanino dedicato ad Arge-Kunst e alla Collezione
Antonio dalle Nogare: Soleil Politique come la project room di
Rä di
Martino non sono due mostre facili o di semplice impatto per dispositivo o
formalizzazione. Sono però due mostre sorprendenti e immediate tanto da poter
raggiungere pubblici differenti con diverse restituzioni di senso pur
componendo insieme un sistema complesso e stratificato, che chiede ragionamento
e attenzione.  Dunque benvenuta questa
complessità efficace che chiede di prendersi cura del nostro tempo. Benvenuto
quel luogo che, attraverso un gesto curatoriale, ha scelto di mettersi e
metterci “a gambe all’aria”.

Laureata e specializzata in storia dell’arte, docente, critica e curatrice. Mi interessa leggere, guardare, scrivere e viaggiare, fare talent scout, ascoltare gli artisti che si raccontano, seguire progetti e mostre, visitare musei e spazi alternativi, intrecciare le discipline e le generazioni, raggiungere missions impossible. Fondo e dirigo Contemporary Locus.

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