Che sia un sigaro o un pennello, una spatola, un foglio, le chiavi di un torchio oppure un bicchierino di caffè, la presa di Vittorio Avella sulla poetica realtà delle cose è sempre salda. Segno indelebile, inciso nelle espressioni degli occhi, negli atteggiamenti delle mani, di una vita dedicata alla realizzazione dei sogni e delle idee degli altri, di una conoscenza che diventa cura e relazione. Nel 1974, Avella, insieme ad Antonio Sgambati, fondò la stamperia d’arte Il Laboratorio, a Nola, in provincia di Napoli, terra d’origine di Giordano Bruno. Da officina calcografica a luogo consacrato a un’utopia resistente e in azione, spazio di incontro di artisti provenienti da esperienze diverse, ancora oggi il Laboratorio è tra le realtà più importanti nel settore delle arti applicate a livello mondiale. A raccontare questa storia, che è forte e radicata ma, nondimeno, a costante rischio di diventare trasparente, silenziosa, è Il Laboratorio, film scritto da Pasquale Napolitano e Daniela Allocca e prodotto da Lapej Communication.
«Con Il Laboratorio tornerò nei luoghi in cui sono cresciuto, per raccontare una storia più grande, che nessuno ha mai raccontato nella maniera che merita: quella del Laboratorio di Nola e di Vittorio Avella», spiega Napolitano, che è anche regista del film.
«L’idea del film nasce senza dubbio da una matrice autobiografica: Antonio Sgambati, il co-fondatore del Laboratorio, è stato mio professore amatissimo (e ricambiato) alle Scuole Medie di un piccolo paese di collina dell’agro nolano. A questo si aggiunga che Vittorio Avella, ai miei occhi di studente molto fuori fuoco del borghese e conservatore Liceo Classico Carducci di Nola, era l’unico artista vero di cui avessi conoscenza, da cui poter andare in studio dopo la scuola, in una bottega che non fosse la solita topaia intrisa di solitudine e senso di sconfitta provinciale da artista bohémienne, ma che anzi era ed ancora è un cenacolo di persone accoglienti e sorridenti», continua Napolitano, che dal 2010 è docente di Metodologia e Tecniche dell’Audiovisivo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e che negli ultimi anni sta portando avanti una sperimentazione tra documentario e film d’arte. «Era Vittorio l’esempio della possibilità concreta del fare artistico in maniera reale pur all’interno di una società contraddistinta dalla mitologia del posto fisso. A questa forma di pensiero unico Avella ha sempre risposto con il suo fare instancabile: letteralmente l’unico vero artista agli occhi di un adolescente pieno di vita ingabbiato in una cittadina di impiegati di banca e professori di educazione fisica».
«Entrare ne Il Laboratorio e conoscere Vittorio Avella ha significato entrare in contatto con una Storia della sperimentazione artistica della scena napoletana di cui ero quasi completamente all’oscuro», racconta Allocca, scrittrice e curatrice, che entrò in contatto con Avella per realizzare la sua prima raccolta di poesie, immaginata come un ibrido tra poesia e arte. «Ogni visita in cui avrei dovuto discutere di un passaggio legato alla lavorazione del libro si trasformava in un incontro con personaggi che rappresentano la vita artistica della città, mentre nello studio di Nola venivano presi da cassetti e scaffali polverosi esemplari unici di progetti artistici e di pubblicazioni con artisti internazionali», prosegue Allocca.
«Il profumo del suo sigaro lo precede, cosi come la spilletta dell’A.N.P.I. sempre in bellavista come fiore all’occhiello della giacca. Eppure in rete non trovo niente, se chiedo in giro solo gli addetti ai lavori sanno oppure chi ha lavorato con lui. Mentre guardo Cinzia la sua allieva e collaboratrice che lavora al torchio nel viavai del piccolo laboratorio mi chiedo: quanti tesori nasconde la vita di Vittorio? Cosa mi racconterà al prossimo incontro?».
Per sostenere la realizzazione e la diffusione del progetto, è stata lanciata una campagna di crowdfunding, sulla piattaforma Produzioni dal basso.
Vittorio Avella nasce a Nola, in provincia di Napoli, nel 1942, e attualmente vive a Nola dove dirige la casa editrice e stamperia d’arte Il Laboratorio. Il suo percorso inizia all’Accademia di Belle Arti di Napoli e nel 1964 Avella si trasferisce a Parigi, per seguire i corsi d’incisione all’Ecole des beaux-arts. Tornato in Italia trascorre qualche anno a Milano, finché nel 1972 torna nella sua città natale. A Nola diventa segretario del Partito comunista locale, organizza e dirige il Centro Arteincontri, nel frattempo partecipa alle più importanti manifestazioni e rassegne in Italia, mantiene contatti internazionali e dirige la galleria di grafica presso l’editore Marotta di Napoli. Oltre all’attività editoriale, Avella porta avanti anche una sua ricerca artistica, dedicandosi principalmente all’incisione ma anche ad altre tecniche, come la lavorazione della cartapesta per i carri delle feste popolari, così da recuperare vecchie tecniche artigianali il cui sapere rischia di scomparire.
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