Quest’anno,
poi, Nomas organizzerà anche iniziative al di fuori dei propri spazi
espositivi. Di che si tratterà?
Nomas ha
una vocazione a dialogare con altre realtà, soggetti e territori. Il programma
espositivo non sarà statico né ospitato esclusivamente nella sua sede. Si
comincia con una collaborazione con Artissima: per Accecare l’Ascolto presentiamo una performance di
Bedwyr Williams. Con Nina Beier e Marie Lund stiamo invece lavorando a un
progetto che vedrà coinvolti diversi luoghi della città di Roma. Stiamo anche
lavorando a un ciclo di performance ospitato dall’Accademia di Belle Arti
capitolina: pensiamo infatti che sia importante aprire un canale di comunicazione
e confronto con le istituzioni che si occupano di formazione.
occasione di un progetto di Etienne Chambaud e del giovane critico Vincent
Normand che inaugureremo ad aprile, stiamo collaborando con la Fondazione
Kadist di Parigi e David Roberts Foundation di Londra.
Partirà
poi il nuovo programma di residenze?
Le
residenze si svolgeranno sempre attorno a un progetto di ricerca a cui la
Fondazione e il nostro ospite collaboreranno per attivare un dialogo che si
allarghi ad altre realtà presenti sul territorio. La residenza non si
concentrerà dunque su un progetto espositivo, ma sulla ricerca, perché crediamo
che quest’aspetto del nostro lavoro di artisti, di curatori, di critici sia
imprescindibile e che sia il modo migliore per facilitare lo scambio,
l’interazione e la circolazione di risorse. Inviteremo dunque non solo artisti,
ma teorici, curatori, elaboreremo proposte editoriali. Faremo del nostro meglio
per presentare il primo progetto di residenza entro questa stagione, ci stiamo
lavorando e non possiamo ancora fare nomi.
Com’è
il rapporto con il pubblico di una fondazione distante dagli altri art-district
romani? Il flusso di visitatori vi soddisfa comunque?
Com’è uso
a Roma, la maggior parte delle persone viene da noi per le inaugurazioni. Non è
solo una questione geografica ed è quindi attraverso il programma che
cercheremo di allargare il nostro pubblico. Essere nomadi ci permette infatti
di spostarci e di coinvolgere altre realtà.
Qual è
il rapporto tra voi curatrici del programma e i titolari della fondazione?
Con
Raffaella e Stefano Sciarretta ci confrontiamo sia sugli obiettivi che sul
programma. Le decisioni vengono prese insieme e in loro abbiamo degli
interlocutori attenti e appassionati. Condividiamo la stessa idea che è alla
base di Nomas, quella di costruire un tipo d’istituzione che sia flessibile,
dinamica e aperta al confronto. È importante anche lo scambio con Orsola
Mileti, che da molto tempo segue la collezione.
Che
entità ha il budget annuale a vostra disposizione?
Non
altissimo, ma a dire il vero crediamo che non sia necessario dover disporre di
cifre esorbitanti per lavorare bene. Anzi, questi tempi c’insegnano che la
moderazione può essere trasformata in risorsa.
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Nomas
Foundation
Viale
Somalia, 33 – 00199 Roma
Info:
tel. +39 0686398381; info@nomasfoundation.com; www.nomasfoundation.com
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