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23
gennaio 2014
Non solo di piombo ma anche d’oro, quegli anni ‘70
Progetti e iniziative
Per calarsi nell’atmosfera di quegli anni e capire come le opere della mostra Anni 70. Arte a Roma, siano così significative, nella Sala Cinema del Palazzo delle Esposizioni, sono proiettati 38 pellicole di quel discusso decennio. La rassegna “CINE70 dieci anni di cinema italiano” ripropone una selezione dei migliori film dell’epoca. Politicamente impegnati, gialli, commedie e racconti civili. Un modo per riportare in un museo lo spirito acceso dei ’70
Basteranno 38 film a far capire che gli anni ‘70 non sono stati solo anni di piombo? Perché l’unica cosa che comunemente si ricorda di quel decennio, chiamandolo genericamente “anni di piombo”, è la violenza del terrorismo, mentre oggi il nostro Paese subisce altra violenza. Fatta oggi di ruberie, immobilismo e populismo.
Gli anni 70 iniziano ereditando da quel movimento, oggi ricordato/amato/odiato/evocato che fu “il Sessantotto”. Un fermento di energia e pulsione, sociale artistica ed intellettuale, dal quale si sviluppa una rivoluzione di idee, utopie ed ideali, che riescono a riunire, nell’invito alla presa di coscienza politica collettiva, migliaia di studenti, lavoratori e quasi tutto il movimento operaio.
Lo spirito dei primi anni Settanta è inclusivo e solidale, non è violento; i dibattiti, le discussioni il confronto delle idee, si animano e caratterizzano un movimento che porterà la società italiana a delle aperture mentali e spirituali importanti. Gli anni ‘70 raccolgono il messaggio sessantottino, ponendo il dialogo al centro del rapporto, nella società, nel posto di lavoro e nella famiglia.
Negli anni 70, nascono le comuni, si rafforza il femminismo, si vota per il divorzio, entra in vigore il nuovo diritto di famiglia che finalmente equipara la potestà genitoriale, per esempio, si preparano le sperimentazioni per la chiusura dei manicomi. Dov’è il piombo, allora? Il buio tremendo del terrorismo, la tragedia delle vittime e la sorda violenza di quegli odiosi e cinici carnefici, che abbiamo capito come fossero ottusi ed autoesclusi dalla società civile, non deve far dimenticare anche tutto ciò che di positivo la parte migliore della società ha sviluppato in quegli anni: tanti ideali e tante passioni che oggi nessuno più vuole ricordare, mentre invece sarebbe utile capire.
Attraverso i film che il Palazzo delle Esposizioni ripropone (fino al 6 febbraio), si osserva come un’Italia, ancora un po’ ingenua, con la generazione degli adulti memore delle privazioni del dopoguerra ma, comunque, fortemente confusa dal grande boom economico degli anni Sessanta, si evolva attraverso piccoli e grandi cambiamenti e soprattutto, attraverso un dibattito sociale, intellettuale ed artistico continuo. Il calendario è iniziato con Amore e rabbia- Vangelo 70 di Lizzani, Bertolucci, Pasolini, Godard e Bellocchio, che anticipa le inquietudini e la lettura dissacrante del decennio, passando per Zabriskie Point di Antonioni, che indaga le contestazioni giovanili americane, continuando con il Maselli di Lettera aperta a un giornale della sera, dove alcuni intellettuali si offrono volontari per il Vietnam, o attraverso Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Petri, dove Volontè si definisce nel suo ruolo di attore politicamente e civilmente impegnato. Poi una serie di cult, diversissimi tra loro: il primo film di Argento L’uccello dalle piume di cristallo, un giallo ambiguo e spiazzante, Il Decameron di Pasolini, che all’estero gli intellettuali dell’epoca cominciano ad imparare a memoria ed un grande western italiano, il Giù la testa di Leone, la sua colonna sonora, un’epoca. Naturalmente Fellini, con la sua visionaria Roma, oltre al film che scandalizzò i benpensanti Ultimo tango a Parigi, continuando con l’intenso film della Cavani Il portiere di notte, l’avvolgente raffinatezza di tutti i particolari del film di Visconti Gruppo di famiglia in un interno, la commedia nera di Scola Belli brutti e cattivi.
Nei prossimi giorni, ecco il dramma tragico e squallido de Il borghese piccolo piccolo di Monicelli, il Rosi di Cadaveri eccellenti, tratto da un romanzo di Sciascia che creò enormi polemiche, il crollo della civiltà occidentale nel pessimismo visionario di Ferreri con il suo Ciao maschio, la repressione in famiglia e da parte delle istituzioni di Marcia Trionfale di Giorgio Bellocchio, il primo Moretti con Io sono un autarchico, la favola politica e civile di Benigni con Berlinguer ti voglio bene e il suo sfigato sottoproletario Mario Cioni.
Negli anni ‘70, le sale cinematografiche in Italia, erano ancora gremite, anche in provincia, per non parlare di quella magnifica abitudine che era il cineforum, perché quegli anni erano ricchi di occasioni e di volontà di partecipazione. I grandi registi, ben rappresentati in questa rassegna “CINE70”, traducono il decennio in immagini potenti e profetiche della loro visione, anche nei film di genere, che comincia a differenziarsi in film western, poliziesco e giallo di qualità, generi che vengono apprezzati all’estero, durante stagioni fortunate, ricche di talenti, motivate ed intense, qualità che si perdono nel cinema degli anni immediatamente successivi (‘80 e ‘90). Ecco, anche per questo cinema d’autore, per esempio, impegnato e amato in Italia e all’estero, dovremmo ricordare come anni d’oro gli anni che sempre citiamo per essere stati esclusivamente di piombo.
INFO:
CINE70
Dieci anni di cinema italiano
Proiezioni in pellicola da 35mm
In collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI Sala Cinema
Scalinata di Via Milano 9/a Roma
18 DICEMBRE 2013/6 FEBBRAIO 2014 – h 21
INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI
Programma completo su www.palazzoesposizioni.it
Possibile prenotazione per i possessori membership card