NON SOLO MARMO

di - 23 Giugno 2010
L’intenzione di animare il contesto cittadino, per dare
nuovamente a Carrara e al suo evento più importante l’attenzione
dell’establishment artistico, del pubblico internazionale e dei media può già
dirsi, almeno parzialmente, realizzata: come una sceneggiatura “aperta” o
un’improvvisazione jazzistica – ma con dietro la mente ben presente di Fabio
Cavallucci e dei suoi collaboratori – la Biennale di Scultura è venuta
definendosi giorno dopo giorno, nella sostanza e nella forma, attraverso
rivelazioni, colpi di scena, presenze importanti, intuizioni audaci,
provocazioni e polemiche. Segno evidente che la manifestazione, partendo da
accenni che pur c’erano stati nelle ultime edizioni, ha intrapreso davvero la
strada del rinnovamento: tanto che si potrebbe descriverla non più come
proposta varia di scultura, ma come inchiesta in tempo reale sui significati e
sulle possibilità attuali di tale specifica forma artistica.

Considerato il numero consistente di comunicati e notizie
pubblicati negli ultimi mesi, è certo utile tentare di ordinare i vari
elementi, così da ottenerne una visione d’insieme in prossimità
dell’inaugurazione.

Il titolo. Postmonument, evidente riferimento al legame,
predominante nel passato e in crisi alterna dal primo Novecento in poi, tra
scultura e potere politico. In un presente saturo di cultura e affrancato dalle
ideologie, capace di decostruire pensiero e azioni, si fa oltremodo interessante
l’eventualità di “altre” rappresentazioni: quali/come sono i nostri monumenti?

Le sedi. Come ipotizzato da alcuni mesi la Biennale, oltre
che nelle principali piazze, troverà suggestiva ambientazione in luoghi
dismessi o vetusti, quasi a contrappasso di uno splendore antico (Buonarroti
, Bernini, mercato mondiale del marmo negli
scorsi decenni ecc.). Tra le location, l’ex Laboratorio Corsi-Nicolai,
specializzato fino agli anni ‘50 in produzioni funerarie, il seminterrato delle
Scuole Saffi, la settecentesca chiesa della Madonna delle Lacrime, il Cimitero
Monumentale di Marcognano.

Gli artisti. Il punto di partenza è una sezione storica
che procede dal naturalismo simbolico di Bistolfi
e Melotti alla produzione vincolata dei
totalitarismi fascista e socialista sovietico-cinese; lo sviluppo contemporaneo
invece, sezione principale, conta circa trenta scultori. È importante segnalare
che molti di loro hanno soggiornato in loco
, così da avere la giusta
ispirazione e poter creare un’opera connessa al territorio e alla sua storia.
Tra i nomi maggiori, Maurizio Cattelan
, Marcelo Cidade, Antony Gormley, Paul McCarthy, Damián Ortega, Santiago Serra, Rirkrit Tiravanija.

A ciò si aggiunge un contributo di architettura, basato
sull’equivalenza possibile tra la funzione significante dell’edificio e del
monumento – entrambe forme necessarie alla politica: esposte alcune maquette –
per esempio del nuovo Centro Congressi di Fuksas
all’Eur di Roma o della Torre
Agbar di Jean Nouvel
a Barcellona, nonché i progetti di studi importanti, con l’eccellenza
dell’idea-utopia di Zaha Hadid
per Carrara stessa.
Meno definita ma presente un’attività connessa alle
performance e ai workshop, rinforzata dalla partecipazione di Vanessa
Beecroft
.
Gli eventi paralleli. Dopo una rigorosa analisi sono stati
scelti una dozzina di progetti a latere
, di varie tipologie. Dal ciclo di rappresentazioni
teatrali Beckett and White
alla collettiva di artisti cechi del Gum Studio, dalle
esposizioni Dare arte al luogo – Dare arte alla città
(protagonisti Emanuele Becheri, Flavio Favelli, Alfredo Jaar, Hidetoshi Nagasawa, Cristina Iglesias) e Niente da vedere tutto da
vivere
, fino ad Arte
Povera in Accademia
,
mostra dei maggiori nomi del movimento (Boetti
, Ceroli, Gilardi, Kounellis, Merz, Pascali, Penone, Pistoletto, Zorio).
Le polemiche. Due protagonisti della provocazione tornano
in prima linea. Maurizio Cattelan scatena una bagarre politica, con la
soprintendenza che dà dinieghi, il sindaco indulgente e indugiante, membri
dell’associazione Rivalutiamo Carrara che minacciano di incatenarsi, gli
immancabili gruppi di Facebook a far da tam-tam: oggetto della contesa, la
sostituzione temporanea della statua di Giuseppe Mazzini, nella piazza centrale
cittadina, con un’altra in onore di Bettino Craxi, collocata poi, con buona
pace di tutti, nel cimitero. Un modo preciso per dimostrare, attraverso il
ricorso alla coscienza civile cittadina – un po’ sincera un po’ patetica – che
i monumenti comunicano ancora qualcosa.

Paul McCarthy, personalità che è di per sé garanzia di
appeal, ripropone invece una sfida di manzoniana – non il letterato, ben si
capisce – memoria. Un grande escremento di travertino, riproduzione in materia
preziosa di un’altra materia che è, nonostante tutto, quotidiana. Al di là
dello sdegno suscitato, e di una certa prevedibilità dell’idea, lo scultore
americano resta fedele alla sua ricerca: abolire quell’ipocrita difesa mentale
che giudica osceno l’organico, e sana la reale oscenità del sociale.


Curiosità. Il logo di questa e delle edizioni future,
scelto tramite concorso, è dell’architetto Tomas Ghisellini
. Nel catalogo ci saranno alcune
interviste molto particolari, realizzate dallo stesso Cavallucci: esclusiva
quella a Michail Gorbaciov
, un monumento umano, nonché vivente, allo scontro epocale
tra comunismo e capitalismo.

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Valerio
E. Brambilla immortala gli artisti a Carrara
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L’edizione
2008

matteo innocenti


dal 26 giugno al 30 ottobre 2010
XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara –
Postmonument
a cura di Fabio Cavallucci

www.labiennaledicarrara.it

[exibart]

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