NORDEST CONTROTENDENZA

di - 27 Marzo 2009
La Galleria Comunale di Arte Contemporanea (GC.AC) di Monfalcone nasce nel 2002, quando l’amministrazione decide di riorganizzare l’offerta culturale della città in tre differenti sezioni, cui corrispondono tre nuovi contenitori riqualificati da un intervento di recupero (teatro, biblioteca e galleria). In questa prospettiva, il principale obiettivo della struttura è sostenere l’informazione e la conoscenza della più avanzata ricerca contemporanea nel campo delle arte visive. “Il manifesto di queste intenzionalità”, racconta il direttore, “fu la stessa mostra inaugurale, ‘Ouverture… Arte dall’Italia’, che presentava in maniera simbolica gli autori italiani under 40 invitati da Szeemann nelle due precedenti biennali veneziane”.

Che tipo di evoluzione c’è stata successivamente?
L’attività è stata rivolta particolarmente ai due interlocutori del sistema dell’arte: l’artista e il pubblico. Abbiamo cercato di contribuire attivamente alla possibilità di espressione del primo e a un più cosciente coinvolgimento del secondo. In questa prospettiva è stato conferito grande rilievo alla produzione editoriale: sono state stampate oltre trenta pubblicazioni, quasi tutte tradotte in lingua inglese, tra cui Painting Codes e il recente Soft Cell. Nell’ultimo anno siamo riusciti ad avere anche un piano di offerta didattica strutturato, seguito da Eva Comuzzi.

Avete lavorato spesso sui video e sui disegni…
Per dire la verità, abbiamo costituito dei veri e propri format con tematiche e approcci omogenei da proporre in anni successivi (anche con la finalità di fidelizzare il pubblico), come le ricognizioni nell’immagine in movimento di videoReport Italia, Prima visione, Past forward, o nell’universo del disegno con L’immagine sottile, oppure esponendo i giovani artisti del territorio in Fruz. Una strategia culturale a basso costo e che, nel caso dei video ad esempio, potesse colmare la sostanziale mancanza d’informazione sul lavoro di molti autori.

In quale modo funziona l’istituzione?
Ho impostato la struttura come una kunsthalle, come snodo di un network, cercando collaborazioni – ricordo fra le più feconde quelle con la Gam di Torino, KunstMerano Arte, il Man di Nuoro e con molti Istituti Italiani di Cultura all’estero – ma, purtroppo, vi sono state grandi difficoltà, poiché in Italia è sempre molto difficile fare sistema. Al tempo della passata giunta regionale ci eravamo proposti quali capofila di una piattaforma in Friuli Venezia Giulia volta al contemporaneo, ma con la scomparsa di alcune istituzioni [il Centro d’Arte Contemporanea di Villa Manin, N.d.R.] e l’inoperatività di altre, il progetto, con grande rammarico, non è più stato portato a termine.

E ora?
Con orgoglio posso dire che siamo, sin dal nostro ingresso nel 2006, tra i più fervidi sostenitori dell’Amaci come organismo di confronto e concreta riflessione fra i centri della penisola che fanno contemporaneo. Mi auguro che le interazioni e il confronto tra le istituzioni siano più frequenti!

La galleria ha una collezione di disegni realizzati da giovani autori, che – almeno in Italia – rappresenta un’eccezione…
Con l’acquisizione simbolica (a prezzo fuori mercato) nell’ultimo triennio di carte e disegni si è voluto istituire un primo nucleo di una futura collezione. In questo modo si è anche voluto ampliare la funzione operativa della struttura con un appuntamento annuale – L’immagine sottile – in cui le opere sono esposte al pubblico. Al momento i pezzi sono più di settanta, alcuni di grande qualità e importanza, di quasi cinquanta autori.

Raccontaci invece della nuova sede, Depot. Da che tipo di progetto nasce?

La Galleria Comunale, oltre alla sede di Piazza Cavour, disponeva già di un ulteriore spazio flessibile, la Sala Antiche Mura, riconosciuto dalla cittadinanza quale storico volume espositivo: una sorta di project room che, per la sua stessa collocazione urbanistica, rappresenta una vetrina sulla città. A questi si affianca ora – nell’area pedonale attigua alla sede di promozione turistica – il Palazzetto Veneto, una dimora di pregio architettonico appena restaurata, che presenterà la collezione e gli archivi della Galleria, come una sorta di forziere/deposito. Da questo la scelta del nome.

La prima mostra?
Il progetto A fior di pelle. Nasce dalla volontà di rendere itineranti e sempre visibili al pubblico le opere della collezione, esponendole anche all’interno dei diversi spazi espositivi del Comune di Monfalcone. In un’epoca in cui i supporti digitali sembrano sostituirsi a ogni altro medium, la materia cartacea assume un nuovo significato, quasi euristico, che porta l’artista a recuperare un materiale denso di significato. La pelle come la carta è, d’altronde, l’involucro della sostanza, l’organo attraverso cui il nostro corpo comunica con l’esterno. E, ugualmente, attraverso cui il disegno si esprime…

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a cura di daniele capra

*foto in alto: Andrea Bruciati ritratto da Laurina Paperina


dal 28 marzo al 3 maggio 2009
A fior di pelle: pratiche disegnative a confronto
a cura di Andrea Bruciati, Alice Ginaldi e Maria Beatrice Giorio
GC.AC – Depot
Via Sant’Ambrogio, 12 – 34074 Monfalcone (GO)
Orario: da martedì a sabato ore 9.30-12.30 e 16-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0481494369; fax +39 0481494352; galleria@comune.monfalcone.go.it; www.comune.monfalcone.go.it/galleria

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