Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Julia Lagahuzère, “Femme de Culture 2020”, co-fondatrice e direttrice generale di Opera for Peace, che ne dichiara il tema con la frase “Soltanto così la cultura della musica lirica potrà salvare sé stessa nei prossimi decenni”.
«Opera for Peace è un nuovo movimento culturale nato in Italia e legato alla forma d’arte lirica che riflette la realtà del mondo globalizzato e diversificato di oggi. Il suo obiettivo principale è la costruzione di un futuro inclusivo e creativo attraverso passione, determinazione e collaborazione. Operando in sei continenti, è la più grande organizzazione al mondo a divenire punto di riferimento per i giovani cantanti: mette in connessione, supporta e promuove questi artisti eccezionali attraverso la sua fitta rete di partner, advisor e ambassador.
La sua forza è dirompente come la mission: garantire a tutti loro giustizia sociale, equità e pari opportunità ponendosi come guida e supporto per i futuri artisti provenienti da contesti svantaggiati. I quali trovano enormi difficoltà nel poter intraprendere una carriera, avere opportunità di formazione e tutoraggio. Il lavoro di tutti noi si concentra soprattutto in quei territori più “critici” per offrire supporto locale, insegnamento, empowerment, dando loro la concreta possibilità di entrare in connessione con una più ampia comunità culturale a livello globale.
Opera for Peace ambisce a diventare, inoltre, una piattaforma a disposizione degli artisti per confrontarsi sulle questioni sociali primarie che il nostro mondo e la nostra società devono affrontare oggi.
Personalmente ho sempre ritenuto che gli artisti siano persone speciali che hanno davanti a loro l’opportunità unica e la responsabilità di comunicare e quindi influenzare positivamente il pensiero comune. Da sempre andiamo affermando alla collettività intera che noi contiamo, che gli artisti contano, che l’arte è essenziale. Ora più che mai in un momento storico tanto delicato quanto cruciale nel quale, “semplicemente”, viviamo e lottiamo per la nostra stessa sopravvivenza.
Ma se davvero vogliamo far sì che l’umanità ci ascolti e recepisca i nostri messaggi, dobbiamo svelarle come è il mondo e perché è così. E questo richiede necessariamente spirito di adattamento e una profonda sensibilità verso ogni più piccolo cambiamento della nostra società. Non possiamo più permetterci il lusso di adagiarci o nasconderci dietro i fasti e le glorie del passato. Dobbiamo essere al passo con i tempi e dobbiamo continuare a suscitare interesse nelle persone. Questa, a mio avviso, è anche la chiave che ci permette di trovare fondi per i nostri progetti, convogliare energie provenienti da diverse fonti e professionalità, stimolare i settori che davvero mirano a un radicale cambiamento, rivoluzionare il pensiero della gente e migliorare la comunicazione verso la collettività, persuadendola a cambiare i propri stili di vita.
Affinché questi nobili obiettivi possano essere raggiunti, dobbiamo necessariamente adottare un metodo di comunicazione più efficace e potente. E questa ha un nome ben preciso: creative communication. In mano agli artisti, la “comunicazione creativa” è lo strumento che più di tutti può persuadere e inspirare le persone affinché cambino il proprio pensiero, distruggano stereotipi e classificazioni. Affinché – ed è l’obiettivo ultimo – trovino soluzioni adeguate ai problemi più spinosi e alle sfide che la nostra società deve oggi fronteggiare.
Alla luce di queste considerazioni, ho stipulato un accordo di collaborazione fra Opera for Peace e l’OCCE, l’organizzazione europea per l’economia circolare e la sostenibilità ambientale per creare l’iniziativa “Circular Culture”. Per la prima volta l’arte – e nello specifico l’opera lirica – mette a disposizione di un organismo europeo le proprie competenze e background culturali per stilare, insieme, un piano di interventi in cinque punti a difesa dell’ambiente.
I legami tra la cultura – in particolare l’opera e le arti dello spettacolo – e l’economia circolare sono da sempre poco esplorati. Comprensibilmente, da sola la cultura non è in grado di “eliminare” le principali barriere che ostacolano il passaggio dall’economia lineare a quella circolare. Ovvero non può soddisfare le aspettative di convenienza dei consumatori, semplificare i regolamenti governativi che causano sprechi, incentivare la realizzazione di adeguate infrastrutture destinate al trattamento dei rifiuti, incentivare lo sviluppo della tecnologia di riciclaggio o creare modelli di business più idonei. Tuttavia, in un mondo sempre più connesso (e in crisi profonda), tutto è messo in relazione attraverso uno scambio di energia e un crescente senso di umanità e solidarietà.
Come possiamo quindi fare leva su esperienza e necessità affinché si dia vita a sinergie che arricchiscano entrambi i settori e, quindi, il mondo attraverso valori condivisi? L’economia circolare sostiene cicli infiniti e modelli di rigenerazione naturale. Le arti dello spettacolo sono senza dubbio la più potente espressione della vita e della condizione umana in tutte le sue diverse sfaccettature. Opera for Peace e OCCE, quindi, tendono alla comprensione della vita e alla ricerca di un futuro migliore attraverso la speranza, il rinnovamento e lo story-telling.
La musica classica e l’opera si compongono di un catalogo ampio e strutturato che viene continuamente reinventato in modi diversi dagli artisti che ne interpretano e comunicano il messaggio. Chiamiamola pure energia rinnovabile. Questo cambia l’idea di “ownership”, tema centrale anche nell’economia circolare. L’innovazione gioca un ruolo importante nell’espressione artistica e attraverso nuove composizioni e commistioni la musica continua ad aggiornare il repertorio già esistente. La nozione di circolarità ha profonde origini storiche, filosofiche e culturali. La musica può quindi ispirare processi di pensiero ciclici e aggirare la coscienza per penetrare l’ispirazione e l’innovazione attraverso la creatività.
L’umanità ha il bisogno, storico e indispensabile, di connettersi. Connettersi con sé stessi, con gli altri e con la natura. La connessione ci dà un senso di completamento e appagamento. Le arti dello spettacolo ci permettono di connetterci al tutto attraverso l’emozione. L’emozione è essenziale per persuadere gli esseri umani a impegnarsi in cause e missioni utili. L’economia circolare delinea una serie di soluzioni per risolvere queste complesse problematiche anche attraverso una “call to action”. La musica persuade e ispira penetrando i luoghi più intimi della persona: mente, cuore e anima. La musica aumenta il benessere. Oggi più che mai le arti – e con esse Opera for Peace – sono fondamentali per l’umanità e il suo percorso nel mondo».
Il profilo di Julia Lagahuzère fornitoci dall’organizzazione:
«Nata a Londra, cittadina francese, co-fondatrice e direttore generale di Opera for Peace, Julia Lagahuzère è stata nominata “Femme de Culture 2020”. In precedenza è stata vice direttrice del casting dell’Opéra National de Paris nei due teatri dell’Opéra de Bastille e del Palais Garnier. Attualmente è consulente artistico del Queen Sonja International Music Competition di Oslo, Norvegia. In precedenza, ha lavorato alla San Francisco Opera, alla Scottish Opera e all’Opéra de Limoges. Si è laureata alla Guildhall School of Music and Drama di Londra e alla Sussex University, ha ricevuto una borsa di studio in musicologia presso l’Università della California, Berkeley, USA».
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