Riaperta ufficialmente il 29 maggio, la rassegna biennale “Osare Perdere” di Fourteen ArTellaro, in Liguria, a cura di Gino D’Ugo e organizzata con Guido Ferrari e Iginio De Luca, prosegue una riflessione pensata prima dell’avvento pandemico, forzatamente iniziata dopo il primo lockdown nell’estate del 2020 e che, ora, rinnova il suo ardimento nella pressante quando evidente visione delle incertezze, degli arresti e delle ripartenze, nella realtà raccolta nelle complesse dinamiche personali e collettive, amplificate nell’immobilità e nella difficoltà della ripresa, a volte e spesso, portate oltre lo stremo.
Dai più recenti avvenimenti si acuisce l’interrogazione del presente, la volontà e possibilità di oltrepassare e rivolgere normatività e ordinamenti, iniziando dal linguaggio, dal segno che compie e rende penetrabile il ragionamento, come scrive Martin Heidegger in Lettera sull’Umanismo: «Nel pensiero l’essere perviene al linguaggio. Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo. I pensatori e i poeti sono i custodi di questa dimora. Il loro vegliare è il portare a compimento la manifestatività dell’essere».
Dall’opera che ha inaugurato la rassegna, PerAsperaAdAstra di Mario Consiglio, segno aforistico che confida e ritrova una meta possibile, contemplando lo sconcerto e la perdita per approdare a una speranza oltre un margine materiale, in questo nuovo inizio la speranza si perde volontariamente e poeticamente nella lotta, in un grido esortativo lanciato trasponendo la forma comune e commerciale degli slogan, nell’opera del collettivo artistico Democracia: La lotta migliore è quella senza speranza.
Costituito a Madrid nel 2006 da Pablo España e Iván López, Democracia si riconosce nell’agire comunicativo all’interno dello spazio sociale, nell’intervento pubblico che interferisce, collabora e interroga la collettività, principalmente attraverso la parola, intrattenendo una relazione risonante, segnica e accentuativa con il fruitore destinatario del messaggio.
Originariamente associata alla commemorazione del centenario della nascita del guerrigliero antifranchista Quico Sabate, la frase, in una scritta bianca luminosa che si staglia sul nero del fondo, viene accolta nello spazio di Tellaro – dal 29 maggio all’11 giugno – nel suo valore parenetico, nello spiraglio dischiuso oltre il compromesso, verso la chiarezza e sincerità di una battaglia senza interessi, anche nella perdita, nell’impossibilità di una riuscita, al di fuori delle ombre e corruttibilità del successo.
Atto libertario che gioca, rivela e supera dogmi, termini e costrutti di una cornice prestabilita, Osare perdere evidenzia e innesca una scommessa con la sorte, nell’opera di Matteo Attruia, riflette sulla fissità del tempo e la reiterazione di una tragedia nel lavoro di Silvia Giambrone, si tende verso l’ascolto e sdoppia un confine dimensionale nell’inganno di una immobilità in cui tutto accade nell’opera di Sonia Andresano e si rappresenta nel conflitto e nella perdita tra percorso identitario e possibilità, nella condizione di migrante presentata nell’opera video di Andrea Luporini.
Come ancora nelle parole di Heidegger, «Il pensiero è l’engagement per e attraverso la verità dell’essere, la cui storia non è mai passata, ma sta sempre per venire», Fourteen ArTellaro si apre all’indagine, alle tensioni e alle interrogazioni di ciò che è storia a venire nelle opere degli artisti che esporranno in questo 2021: Colectivo Democracia, Fabrizio Cicero, Calixto Ramirez Correa, Alice Schiavardi, Laura Cionci, Serena Fineschi, Virginia Zanetti, Luca Pancrazzi.
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