Panta Rei, l’acqua tra arte, storia e identità: al via il progetto a Verona

di - 20 Settembre 2024

Nel corso dei secoli, le sue acque hanno modellato la storia e l’urbanistica della città, via di trasporto e confine naturale, segnando l’evoluzione sociale, culturale e identitaria dei quartieri che vi si affacciano. Il rapporto tra il fiume Adige e Verona è una presenza costante nella vita delle persone e da questa relazione inscindibile, che rappresenta una sfida e una risorsa, prende le mosse Panta Rei, ampio progetto transdisciplinare promosso da Fondazione Cariverona e dedicato al tema, quanto mai attuale e urgente, dell’acqua e dell’emergenza idrica, indagato attraverso i linguaggi delle arti visive.

Punto di partenza, la vasta collezione della Fondazione, che comprende opere dal Quattrocento ai giorni nostri, da capolavori di artisti come Bernardo Bellotto, Gaspar van Wittel, Giambattista Tiepolo, Jacopo Bassano a lavori di rilievo del Novecento, come La Donna che nuota di Arturo Martini, le Nature Morte di Gino Severini, Le Bagnanti di Giorgio Morandi e il Trittico della libertà di Emilio Vedova. Ma il programma di Panta Rei, con la curatela di Urbs Picta e la direzione artistica di Jessica Bianchera, si amplierà su un intero anno, da settembre 2024 a ottobre 2025, tra mostre, laboratori, convegni e rassegne cinematografiche.

Angelo Zamboni Sole d’inverno 1934 ca.

Panta Rei, la mostra a Palazzo Pellegrini

Prima tappa del progetto, il 20 settembre 2024: Palazzo Pellegrini di Verona accoglie la mostra Panta Rei, un percorso espositivo articolato in 21 opere selezionate dalla collezione di Cariverona, lungo un arco temporale che va dai primi del Settecento alla metà del Novecento. In un viaggio che intreccia arte e storia, si ripercorre il rapporto della città con il suo fiume. L’acqua, qui, non è soltanto un elemento naturale ma diventa protagonista di cambiamenti su più livelli, riverberando nelle professioni e nelle comunità che hanno vissuto lungo il corso dell’Adige.

Bartolomeo Bezzi Case sull’Adige a Verona 1914

Fulcro dell’esposizione è il ritorno della Donna che nuota sott’acqua di Arturo Martini, capolavoro del Novecento italiano. La scultura, una figura femminile senza testa, esalta il dinamismo della forma, evocando un’atmosfera mitica e atemporale che trasforma lo spazio della Sala Basaldella in Sala Martini. Quest’opera non solo incarna la fluidità del movimento ma si collega al tema dell’acqua come forza primordiale e creativa.

Vedute veronesi: tra urbanistica e riflessione storica

L’esposizione include anche pregevoli vedute della città, come Veduta di Verona con Castelvecchio e il ponte scaligero di Bernardo Bellotto (1745), che restituisce la monumentalità delle strutture difensive dell’Adige. Al contrario, Gaspar van Wittel con Veduta di Verona con l’Adige e la chiesa di San Giorgio in Braida (1720) opta per una rappresentazione più contemplativa, in cui la quiete del fiume si intreccia con l’architettura religiosa. Le opere di Carlo Ferrari e Rubens Santoro documentano invece la crescita urbana e il ruolo cruciale dell’Adige nel processo di industrializzazione ottocentesca.

Bernardo Bellotto Veduta di Verona con Castelvecchio e il ponte Scaligero da monte dell’Adige 1745 ca.

Inaugurazione e concerto per l’acqua

L’inaugurazione del 20 settembre sarà accompagnata dal Concerto per l’acqua, curato dal Conservatorio di Verona E. F. Dall’Abaco, con un suggestivo programma che include musiche di Debussy, Chopin e Verdi, tutti accomunati dall’esplorazione musicale dell’acqua come simbolo. Il soprano Cristin Arsenova e il pianista Mattia Casu offriranno un’esperienza sonora che dialoga con le opere, amplificando il significato poetico e concettuale del tema idrico.

Gaspar van Wittel Veduta di Verona con l’Adige e la chiesa di San Giorgio in Braida 1720 ca.

Una riflessione sull’acqua come elemento sociale e poetico

La visione di Panta Rei si espande anche in ambito internazionale, con un focus sull’attuale crisi idrica globale. L’acqua diventa metafora di fluidità e trasformazione, ma anche di tensioni geopolitiche e di interessi non sempre limpidi. A partire da ottobre, questo approccio sarà approfondito ulteriormente nella mostra TOMORROWS – A Land of Water a Castel San Pietro, un altro tassello del vasto programma che indaga la mutevolezza dell’acqua come fenomeno ambientale e poetico.

Rubens Santoro Canale dell’Acqua Morta a Verona 1890 ca.

Nei prossimi mesi, il programma si arricchirà con residenze artistiche, laboratori e conferenze, come nel caso del progetto di Oriana Persico, Udatinos. Sensibili all’acqua, che esplorerà la sensibilità ambientale in un’ottica transdisciplinare. Non mancheranno appuntamenti cinematografici con la rassegna Gli stati dell’acqua, a cura di Diplomart – Bridge Film Festival, e il convegno nazionale Acque, presente e futuro, che, a marzo 2025, farà il punto sullo stato delle risorse idriche in Italia.

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