Nel giugno del 1997 David Edwards, un ricercatore in biotecnologie â oggi professore a Harvard -, presenta sulla rivista âScienceâ un nuovo sistema di nebulizzazione ad aria compressa, noto anche come
aerosol. I primi test danno effetti insperati: le aziende farmaceutiche accorrono e spendono cifre importanti per il suo brevetto. In pochi anni Edwards diventa ricco e, nel 2001, investe parte dei proventi per fondare una Ong, Medecine in need. Vuole sovvertire lâapproccio canonico alla domanda farmaceutica dei Paesi poveri.
Qualche anno dopo, durante un incontro sulle cellule staminali presso il Massachussets Institute of Technology, Edwards incontra
Mathieu Lehanneur, un designer che studia le capacitĂ delle staminali. Ă in quel momento che decide di fondare
Le Laboratoire: â
Mi sono reso conto che i ricercatori devono sempre superare una barriera culturale per innovare e che spesso questo processo scaturisce dallo studio di una disciplina artisticaâ, ha dichiarato in una recente intervista. â
Don Ingber deve i suoi successi in biologia cellulare ai corsi di design di Yale; Diana Dabby ha potuto concepire la sua musica, basata sulla teoria del caos, solo dopo un dottorato in elettricitĂ . Questa è la ragion dâessere del Laboratoireâ.
Le Laboratoire, ovvero un investimento da sei milioni di euro per uno spazio espositivo dâavanguardia, a due passi dal Louvre e dai giardini del Palais Royal. Dice ancora Edwards: â
Scegliamo un artista che ha bisogno delle scienze per realizzare il suo sogno. Lo mettiamo in contatto con uno scienziato di altissimo livello. Formulano unâipotesi. Se è fruttuosa, la esponiamo. Non solo il risultato, ma anche tutto il processoâŚâ.
V â L di
Ryoji Ikeda (Gifu, 1966; vive a New York) nasce dal confronto con Benedict Gross, un professore di matematica di Harvard, noto per la sua teoria dei numeri. Ikeda è uno dei compositori piĂš rappresentativi della scena musicale elettronica, ma da alcuni anni la sua ricerca sulle proprietĂ fisiche dei suoni lo spingono allo studio di teorie matematiche. â
Il mio lavoro si è sempre polarizzato sui concetti del bello e del sublime. Per me la bellezza è cristallo: razionalitĂ , precisione, semplicitĂ , eleganza, finezza. Il sublime è infinito, indescrittibile, indicibile. La matematica rappresenta la bellezza piĂš puraâ, sostiene lâartista.
V â L, dove V sta per lâuniverso di von Neumann mentre L rappresenta lâuniverso di GĂśdel, non è però una riflessione su due opposte concezioni filosofiche della matematica. Lâatteggiamento di fondo di Ikeda e Gross è diverso e piĂš diretto: la contemplazione dellâinfinito matematico, lâesperienza trascendentale del sublime.
Data.tron mette a confro
nto su due lunghi pannelli orizzontali (5 metri lâuno) una serie di graffiti in apparenza illegibili, ma che rappresentano invece, se visti da vicino, numeri. Un numero primo di Mersenne nella sua forma estesa è messo a confronto con un numero immaginario, creato al computer e composto da circa sette milioni di cifre. Ă un parallelo visivo che assale il visitatore e lo obbliga a osservare realtĂ che il proprio cervello non è capace di controllare.
La preferenza di Ikeda per unâarte che si proponga come esperienza sensoriale e che non si limiti a un inutile rinnovarsi di sterili pulsioni creative trova un parallelo nelle riflessioni di Gross: â
La maggior parte dei matematici crede che scoprire una veritĂ matematica sia un gran privilegio. Noi non scopriamo in realtĂ nessuna veritĂ , perchĂŠ non facciamo altro che scoprirne alcuni suoi elementiâ.