PARIS LAB

di - 23 Dicembre 2008
Nel giugno del 1997 David Edwards, un ricercatore in biotecnologie – oggi professore a Harvard -, presenta sulla rivista “Science” un nuovo sistema di nebulizzazione ad aria compressa, noto anche come aerosol. I primi test danno effetti insperati: le aziende farmaceutiche accorrono e spendono cifre importanti per il suo brevetto. In pochi anni Edwards diventa ricco e, nel 2001, investe parte dei proventi per fondare una Ong, Medecine in need. Vuole sovvertire l’approccio canonico alla domanda farmaceutica dei Paesi poveri.
Qualche anno dopo, durante un incontro sulle cellule staminali presso il Massachussets Institute of Technology, Edwards incontra Mathieu Lehanneur, un designer che studia le capacità delle staminali. È in quel momento che decide di fondare Le Laboratoire: “Mi sono reso conto che i ricercatori devono sempre superare una barriera culturale per innovare e che spesso questo processo scaturisce dallo studio di una disciplina artistica”, ha dichiarato in una recente intervista. “Don Ingber deve i suoi successi in biologia cellulare ai corsi di design di Yale; Diana Dabby ha potuto concepire la sua musica, basata sulla teoria del caos, solo dopo un dottorato in elettricità. Questa è la ragion d’essere del Laboratoire”.

Le Laboratoire
, ovvero un investimento da sei milioni di euro per uno spazio espositivo d’avanguardia, a due passi dal Louvre e dai giardini del Palais Royal. Dice ancora Edwards: “Scegliamo un artista che ha bisogno delle scienze per realizzare il suo sogno. Lo mettiamo in contatto con uno scienziato di altissimo livello. Formulano un’ipotesi. Se è fruttuosa, la esponiamo. Non solo il risultato, ma anche tutto il processo…”.
V ≠ L di Ryoji Ikeda (Gifu, 1966; vive a New York) nasce dal confronto con Benedict Gross, un professore di matematica di Harvard, noto per la sua teoria dei numeri. Ikeda è uno dei compositori più rappresentativi della scena musicale elettronica, ma da alcuni anni la sua ricerca sulle proprietà fisiche dei suoni lo spingono allo studio di teorie matematiche. “Il mio lavoro si è sempre polarizzato sui concetti del bello e del sublime. Per me la bellezza è cristallo: razionalità, precisione, semplicità, eleganza, finezza. Il sublime è infinito, indescrittibile, indicibile. La matematica rappresenta la bellezza più pura”, sostiene l’artista.
V ≠ L, dove V sta per l’universo di von Neumann mentre L rappresenta l’universo di Gödel, non è però una riflessione su due opposte concezioni filosofiche della matematica. L’atteggiamento di fondo di Ikeda e Gross è diverso e più diretto: la contemplazione dell’infinito matematico, l’esperienza trascendentale del sublime.

Data.tron
mette a confronto su due lunghi pannelli orizzontali (5 metri l’uno) una serie di graffiti in apparenza illegibili, ma che rappresentano invece, se visti da vicino, numeri. Un numero primo di Mersenne nella sua forma estesa è messo a confronto con un numero immaginario, creato al computer e composto da circa sette milioni di cifre. È un parallelo visivo che assale il visitatore e lo obbliga a osservare realtà che il proprio cervello non è capace di controllare.
La preferenza di Ikeda per un’arte che si proponga come esperienza sensoriale e che non si limiti a un inutile rinnovarsi di sterili pulsioni creative trova un parallelo nelle riflessioni di Gross: “La maggior parte dei matematici crede che scoprire una verità matematica sia un gran privilegio. Noi non scopriamo in realtà nessuna verità, perché non facciamo altro che scoprirne alcuni suoi elementi”.

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mostra visitata il 19 novembre 2008


dall’undici ottobre 2008 al 12 gennaio 2009
Ryoji Ikeda – V ≠ L
Le Laboratoire
4, rue du Bouloi – 75001 Paris
Orario: da venerdĂŹ a lunedĂŹ ore 12-19
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4,50
Info: tel. +33 0178094950; info@lelaboratoire.org; www.lelaboratoire.org

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