C’è nell’aria un gran bisogno di poesia. Nonostante gli scenari devastanti che affliggono il nostro mondo, con guerre, crisi economiche e climatiche – e forse anche per questo – le voci dei poeti si fanno maggiormente sentire. Ma, per raccoglierne il portato, bisogna predisporsi all’ascolto, quello profondo. Il che non è semplice, visto e considerato – come sostiene George Steiner – che siamo tutti immersi nel mondo del ‘consumo’ più che dell’‘ingestione’, della rielaborazione interiore.
Si sa che la poesia (ma il discorso vale anche per l’arte in generale) è un particolare coordinamento che la mente compie per armonizzare sul piano estetico, con ritmi e suoni vocali, le sensazioni e i sentimenti psicologici che costituiscono il coacervo del nostro flusso di coscienza. È questo particolare coordinamento ciò che ci attrae, quando ascoltiamo un poeta, che con la sua offerta ci porta ad espandere la nostra conoscenza. Un senso di ampliamento dovuto all’ingresso in coerenze (quelle poetiche) in cui ci sentiamo rigenerati; diciamo pure temporaneamente fuoriusciti dalle coerenze razionali che rappresentano un aspetto della realtà.
Ora, l’importante è comprendere quanto la dimensione poetica sia costitutiva del mondo, cioè essenziale alla nostra vita individuale; che cosa l’individuo, o la comunità perde, se questa dimensione creativa della coscienza resta lì come un giardino abbandonato. Il che vuol dire superare lo stereotipo del pensiero comune che tende a separare la vita pratica, con le sue urgenze, dalle necessità spirituali rivolte all’arte e alla bellezza che, invece, costituiscono i vettori per l’ampliamento di una vita sempre più ricca, più completa. In tal modo il senso poetico rientra a pieno titolo nella vita pratica il cui concetto dipenderà dallo sviluppo compiuto dall’individuo che, man mano, sentirà la poesia come una necessità inalienabile.
Così il succedersi e il fiorire di incontri nelle nostre città, incentrati su questo tema fondamentale ne sono un esempio lampante. Una necessità irrinunciabile sentita e raccolta da poeti operatori e fondatori di laboratori, come quella Scuola di Poesia di Monza fondata da Dome Bulfaro poeta e artista protagonista di Alberi in cammino, una mostra personale di pittura ispirata alle «Connessioni profonde tra pianta ed essere umano, arte ed ecopoesia»; nonché coordinatore di una interessante serata, dal titolo Ecopoetiche, svoltasi il 14 novembre nella stessa sede della Fondazione Pasquinelli di Milano.
Quest’ultima, come è noto, fondata nel 2011 dalla volontà e lungimiranza di Giuseppina Antognini che ha aperto le sue porte all’arte e alla poesia per onorare la memoria del consorte Francesco Pasquinelli, scomparso nel 2011, geniale imprenditore milanese con una forte passione per la cultura e una profonda conoscenza della musica e dell’arte, di cui fu attento collezionista.
L’evento ha visto la partecipazione della poetessa sudafricana Tania Haberland (video collegata) che ha letto alcune sue poesie incentrate sul concetto di “tecnologia della tenerezza”, da intendere – si legge su Poetry Therapy Italia n°0 febbraio 2020 – «Come pratica che unisce il corpo e l’immaginazione, che trasforma la voce, il tatto, il movimento, il respiro e il suono in atti simbolici di gentilezza verso noi stessi, gli altri e l’ambiente in cui viviamo».
Altrettanto interessante l’intervento di Paola Loreto, poetessa e traduttrice, autrice di L’acero rosso (Crocetti 2002 e Premio Tronto 2023) e di In quota (Interlinea Edizioni 2012), una raccolta di poesie basate sul rapporto intimo con la montagna; un dialogo con la natura vissuta profondamente e osservata in rapporto all’umano, che dagli anni novanta è stata, ed è, un tema al centro degli interessi della Ecopoetry diffusasi negli Stati Uniti, in India, Australia e Canada grazie all’opera di poeti come Mary Oliver, Premio Pulitzer 1984 (più volte letta in serata) o Gary Snyder, i britannici Jhon Brunside e Alice Oswald, Mario Petrucci.
Ammirevole poi la partecipazione in diretta delle allieve della Scuola di Poesia di Monza che si sono alternate nella lettura interpretativa di poesie, mostrandoci tutta l’importanza di questo esercizio ad alta voce, che mette in gioco la nostra sensibilità, modellandola nel profondo.
Dunque la poesia con i suoi centri di coltivazione che a Milano sono numerosi. Basti pensare – per nominarne alcuni – alla bella realtà del PAP, Piccola Accademia di Poesia fondata da Elena Mearini insieme ai docenti Angelo De Stefano e Marco Saya; la Casa della Poesia voluta da Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Tomaso Kemeny, Vivian Lamarque, Giancarlo Majorino, Alda Merini; la Casa della Poesia al Parco ex-Trotter inaugurata nel 2004. Si pensi alla rassegna ‘Il Filo di Alda’, in cui per due mesi a Milano si viaggia insieme alla poesia, alla musica, all’arte, sotto la direzione artistica di Donatella Massimilla curatrice dello Spazio Alda Merini. E inoltre, sempre a Milano il centro culturale CMC; e il Murmur, collettivo di poesia contemporanea fondato da Maria Luce Cacciaguerra e Greta Sugar in sinergia con la Casa degli Artisti di Milano.
E ancora si potrebbe continuare – ma è impossibile per ragioni di spazio – col nominare tutte le altre realtà che costituiscono il vivo tessuto della “dimensione poetica” del nostro Paese.
Così la poesia diventa uno straordinario mezzo per trasformare l’ambiente umano. Si inizia da quella ecologia del profondo che appartiene allo spirito non lasciato a sé stesso, indissolubilmente legato alla nostra vita, come ci suggerisce Garcia Lorca nelle palabras de justificacion che accompagnano la raccolta di alcune sue poesie del 1921: «La nascita di ognuna di queste poesie che hai tra le mani, o lettore, si concilia con lo spontaneo sorgere di un nuovo germoglio dell’albero musicale della mia vita in fiore. Sarebbe una sciagura disprezzare quest’opera che è così unita alla mia stessa vita».
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