Pestifera: la rassegna cinematografica al Castello di Rivoli, nel segno del virus

di - 16 Giugno 2020

Pandemia, virus, morbo, contagio, quarantena, in fondo nulla di nuovo, il cinema aveva già pronunciato queste parole e tutte le altre a esse correlate, con intonazioni e stili molto diversi. Un campionario completo di malattie trasmissibili in vario modo e magistralmente interpretate, da Die Pest im Florenz del 1919 a Corona del 2020, potremo vederla per Pestifera, la rassegna estiva del Castello di Rivoli dai toni evidentemente apotropaici.

A cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Irene Dionisio e Fulvio Paganin, con il coordinamento di Roberta Aghemo e Giulia Colletti, Pestifera animerà le serate del giardino esterno del Castello di Rivoli, indagando la rappresentazione delle pandemie attraverso il linguaggio sempre coinvolgente della settima arte, ogni venerdì, a partire dal 26 giugno, data in cui verrà proiettato Die Pest im Florenz (La Peste a Firenze), fino al 24 luglio, quando verrà presentato Buio, il nuovo film di Emanuela Rossi. Le proiezioni, su appuntamento e con 55 posti disponibili, inizieranno alle 21.30, precedute da letture filosofiche e da un aperitivo.

«Lo sfruttamento sistematico del pianeta si è trasformato, attraverso una prevista e prevedibile zoonosi, nel flagello del XXI secolo. L’umanità, specie in cammino, dopo una lunga e forzata cattività, è stata messa di fronte ad una banale certezza, quella della propria finitezza. Di fronte “all’assurdità”, scriverebbe Albert Camus, della propria esistenza, come reagire per non cedere alla follia? La rappresentazione cinematografica, come susseguirsi di immagini-soglia dell’inconscio collettivo globale, ci offre una possibile catarsi, epoché e, forse, ripresa di un tanto agognato respiro collettivo», ha spiegato Irene Dionisio.

Manica Lunga del Castello di Rivoli, foto Andrea Guermani

L’estate Pestifera del Castello di Rivoli: i film in programma

Si inizia, quindi, con un grande classico: La Peste a Firenze, un film di Otto Rippert scritto da Fritz Lang. Il film sarà preceduto dall’introduzione dello storico medievista Giuseppe Sergi. Ispirato a un racconto di Edgar Allan Poe, La maschera della morte rossa, è ambientato durante la peste nera del Trecento, che decimò la popolazione fiorentina ed europea. Realizzato tra il 1918 e il 1919, il film parla indirettamente del proprio tempo, nell’Europa del Primo Dopoguerra attraversata dalla pandemia della febbre spagnola. Il film muto verrà appositamente sonorizzato dal vivo, dal compositore e artista multimediale Riccardo Mazza.

La rassegna include proiezioni di film cult quali Nosferatu, di Werner Herzog, che indaga la natura inestirpabile del male, in un affresco onirico, surreale e allegorico che costituisce un omaggio e una rivisitazione in chiave contemporanea di un capolavoro assoluto dell’Espressionismo tedesco, il Nosferatu di Murnau (1922). Il film, proiettato il 3 luglio, sarà preceduto dalla lettura dal vivo del curatore del Museo Marianna Vecellio di Nel contagio, libro di Paolo Giordano.

Si prosegue il 10 luglio, con Epidemic, regia di Lars von Trier. Il film sarà preceduto dalla lettura dal vivo del filosofo Leonardo Caffo del suo Manifesto Covid: Per un dopo che era un prima. Un regista e uno sceneggiatore, interpretati dallo stesso Von Trier e da Niels Vørsel, stanno lavorando a una pellicola ambientata in un mondo in cui si è diffusa una misteriosa epidemia. Durante la sua realizzazione, però, si scatena una pandemia reale. In un sofisticato e perturbante gioco metanarrativo von Trier firma la seconda pellicola della Trilogia Europea.

Il programma si concluderà a fine settembre con l’artista e regista iraniano-canadese Mostafa Keshvari che presenterà in anteprima il film Corona, attualmente in fase di realizzazione e incentrato sui temi della paura e del razzismo, raccontati attraverso la storia di un gruppo di persone bloccate in un ascensore durante la pandemia Covid-19.

Qui trovate tutte le informazioni sulle date e i biglietti.

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Tag: Carolyn Christov-Bakargiev Castello di Rivoli - Museo d'Arte Contemporanea film Fulvio Paganin irene dionisio

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