Il 27 Febbraio la città di Marrakech aprirà le sue porte alla quinta edizione della Marrakech Biennale, manifestazione fondata dalla filantropa inglese Vanessa Branson, sorella del’eccentrico patron di Virgin Airlines Richard Branson, affiancata da un comitato di artisti,curatori e professori europei e marocchini.
Il tema della biennale di quest’anno, il cui scopo è creare uno scambio culturale tra il Marocco e il resto del mondo, garantendo al contempo a Marrakech di inserirsi sulla mappa dei luoghi che sono frequentati dal jet set dell’arte come Venezia, Basilea ecc. , e’ ” Where Are We Now?”. Questa domanda, dove siamo adesso?, è rivolta agli artisti e ai curatori che si destreggiano tra arti visive, cinema e video art, letteratura e arti performative, ma sembra anche essere una domanda che la biennale stessa si rivolge, cercando di fare il punto della situazione degli ultimi cinque anni: cosa è cambiato, migliorato e cosa ancora manca a quest’evento per diventare una biennale che sia un appuntamento immancabile per il mondo dell’arte, contando che al momento ci sono circa 40 biennali previste solo per il 2014 sparse per il mondo.
Quando è iniziata, nell’ottobre 2005, con il nome di Arts in Marrakech, era un evento molto diverso da quello che è oggi, sia per grandezza che per contenuti: Vanessa Branson aveva esposto al museo di Marrakech le 100 opere collezionate assieme all’amica Prue O’ Day, con l’intento di mostrare il collezionismo come mezzo per supportare e scoprire giovani artisti. All’interno della collezione erano presenti 64 artisti che rappresentavano 17 Paesi, forte la presenza degli inglesi ex YBA come Sarah Lucas, Grayson Perry, Jake & Dinos Chapman, Tracey Emin e Gavin Turk. In parallelo era stato organizzato un ciclo di conferenze sulla letteratura, con particolare focus sulla lingua inglese ed araba. Dalla terza edizione in poi, quando ha iniziato a chiamarsi biennale, il numero dei partecipanti e dei visitatori internazionali è aumentato esponenzialmente, e al contempo sono aumentate le critiche dei media sul tema del rapporto tra comunità locale e la biennale stessa.
La quarta edizione, tenutasi nel 2012, curata da Carson Chan, canadese con base a Berlino e Naddim Sammam, base a Londra, è stata forse quella che ha attirato più critiche perché accusata di non aver tenuto fede allo scopo della biennale di realizzare un dialogo tra la città e l’evento e di aver privilegiato un audience di stranieri. Inoltre lo scarso numero di artisti marocchini presenti (2 sui 37 partecipanti ), contrapposto all’idea dei curatori di fotografarsi vestiti in costumi tradizionali per il comunicato stampa della biennale, ha contribuito ad aumentare le critiche di cui sopra. Il nazionalismo nelle biennali , specie quando si svolgono in Paesi considerati emergenti dal punto di vista del mercato dell’arte, è un argomento a cui e difficile sfuggire, e qui si aggiunge anche un discorso di ‘orientalismo’ alla Edward Said dove la biennale, essendo organizzata principalmente da europei, diventa specchio di come l’Ovest vede l’Est.
Dunque, Where Are We Now? Che cos’è cambiato quest’anno? Le critiche degli anni precedenti sembrano essere state recepite dagli organizzatori che quest’anno hanno creato un buon equilibrio tra presenze europee e marocchine, ad esempio coinvolgendo per la sezione delle arti visive Hicham Kalidi, giovane curatore di contemporaneo, metà olandese e metà marocchino, ex direttore del TAG (Centro per Arti Audiovisive in Olanda) e come curatore per la sezione di arti performative è stato selezionato il marocchino Khaled Tamer, che dopo esperienze di lavoro a Parigi ha fondato in Marocco il “Festival au Féminin”, evento multidisciplinare che ruota attorno alla creatività femminile e alle diversità culturali. Per il cinema invece è stato scelto Jamal Abdnessar, marocchino di origine parigina, fondatore della settimana della moda di Casablanca e dell’iniziativa ” Red Chair”, una serie di video interviste che esplorano lo stato della cultura in Marocco oggi assieme ad attori e artisti.
Gli artisti che partecipano nel programma ufficiale quest’anno sono 43, tra cui molti provenienti dal Marocco, vedi il giovane Mustapha Akrim (1981) e più in generale dal Nord Africa e il Medio Oriente, come l’algerino Kadir Attia (1970) che conta sul suo curriculum mostre al MoMa e al Pompidou di Parigi e artisti internazionali come Shezad Dawood (1974), indo-pakistano con base a Londra, le cui installazioni sono state esposte in gallerie in giro per il mondo, da Berlino a Toronto.
Il punto di forza di quest’edizione sembra essere l’estensione geografica della biennale che occupa diversi edifici in ogni zona della città, dalla brulicante e antica medina al più occidentale e fashion distretto di Gueliz nella città nuova. Tra la mostra principale, che si divide in quattro palazzi diversi, i dieci progetti paralleli e gli oltre trenta partner projects che invadono la città sembrerebbe che l’organizzazione, che quest’anno ha ottenuto per la prima volta il protettorato del Re Mohammed VI, abbia tenuto fede al suo obbiettivo di mescolarsi con il tessuto sociale urbano. Adesso non resta che vedere come si svilupperà nel corso del prossimo mese e quali saranno gli highlights dell’edizione. Avete le valigie pronte?
Marrakech Biennale
27 Febbraio – 31 Marzo 2014
Marrakech, Marocco