L’aria è salmastra. Le spiagge sono lunghe e i bagni trafficati. Alle nostre spalle, contro ogni previsione, montagne innevate. Ci troviamo in Versilia, la terra di mezzo impossibile dove il mar Ligure incontra le frastagliate e maestose Apuane. Una terra di grandezze dove l’alta borghesia ha colonizzato i mari, e dove luoghi di materia e artigianato incontrano gallerie e prezzi da jet set.
In questa trafficatissima Versilia troviamo il Paradis, un’oasi di pace che ha aperto la scorsa estate in centro a Pietrasanta, con un Relais a due km di distanza più in prossimità del mare. Un progetto di vita di Alain Cirelli, chef parigino adottato versiliese, che ospita nelle sue strutture due opere dell’amico artista Bernard Bezzina.
Bernard Bezzina esporrà un grande gruppo di opere in luoghi simbolici della città, dal 17 giugno al 17 settembre. L’artista francese, classe 1956, adottato dalla toscana e specificamente da Pietrasanta ormai da 20 anni, disseminerà le sue creazioni in Piazza del Duomo, nella Chiesa di Sant’Agostino e nel suo magnifico Chiostro. La posizione strategica del luogo, e la sua prossimità ai marmi di Carrara, hanno permesso di lavorare direttamente con chi ha fatto di questo luogo un centro artistico di produzione.
Gli altri materiali principali dell’esibizione – così come dell’opera di Bezzina – saranno il bronzo, il legno e la carta. Il concetto di Divition, inteso come destrutturazione, frammentazione e nuova configurazione del materiale, caro all’artista, permette alla materia di essere distrutta e poi ricreata, lasciata in balia delle forze esterne, inaspettatamente caotiche o ordinate che siano.
Nel corso degli anni, tre grandi serie hanno composto il lavoro dell’artista: Frammentazione, Forza e Fragilità. Il contemplare attraverso l’opera materica, grazie ai giochi di luce e ai naturali vuoti generati dallo spazio, sarà al centro di questa esibizione: nel cuore del decoro religioso avranno luogo le rivelazioni, in grado di mostrare l’invisibile negli spazi spirituali che lo rappresentano, posti dove sentirsi fragilmente umani davanti all’Immenso.
Paradis, il nome della struttura di Alain, deriva dal primo ristorante che aveva fondato a Parigi, nel 2002, situato accanto alla strada Pass. d’Enfer. Il secondo locale lo aveva chiamato il Purgatoire; così, oggi, è il momento del suo personale Paradis, aperto a tutti.
Il Relais, costituito da 8 ettari a 2 km dal centro, con un giardino progettato da Jean Mus, un grandissimo orto, pecore, oche, maiali, conigli (e un’annessa bottega-spaccio dove comprare frutta, verdura, olio e miele di loro produzione), e ovviamente la struttura principale (composta da sette suite e due suite/case indipendenti) propone a tutti gli ospiti la vita comune da ‘casolare’.
Il rumore e la freschezza dell’acqua, presenti in un ruscello e un laghetto con ponticello abitato dalla fauna locale, lasciano spazio persino a una piccola sala cinema nel vecchio fienile e a una sauna.
La sorpresa più incredibile del luogo rimane l’enorme serra-gipsoteca, contenente la collezione di gessi di Alain e opere di vari artisti (presenti anche nel resto della struttura e nelle camere) e rinnovata di continuo secondo le varie scoperte; la gipsoteca en plein air contiene curiosamente anche degli attrezzi da palestra per chi desidera allenarsi.
Presso la piscina esterna, un mezzo busto di Bezzina introduce le Apuane sullo sfondo. L’atmosfera del Paradis è famigliare: i cimeli che sono parte della vita di Alain abitano ogni piccolo angolo di questo dettagliatissimo e lussuoso progetto che lascia incredibilmente il territorio come protagonista. Una gemma di modernariato e un mercatino fisso ma mobile, senza possibilità di vendita ma solo di assimilazione con lo sguardo e tutti i sensi.
Pietrasanta, grazie a creatori come Bernard e Alain, si riconnette ai suoi gloriosi anni ’60 attraverso la forza dei suoi sensibili artigiani, poeti della materia e dello spirito.
La fonderie, gli stabilimenti di marmo e la manodopera che li abita non si sono mai persi. Ricche tradizioni tramandate di generazione in generazione in luoghi di passaggio dove fermarsi o poter restare una vita intera.
L’amore per il lavoro della materia si può capire attraverso persone straordinarie come Giovanna Bianucci, scultrice da oltre 40 anni, che si definisce cittadina del mondo e ritiene di non appartenere a nulla. Lavora un calco in gesso alle Fonderie Versiliesi quando la incontro, e spera di non smettere mai di farlo. Con Radio 3 come sottofondo, mi dice che ama confrontarsi con gli artisti e le persone come si confronta con la radio, ‘coltivando la sua serra’ mentre si fa arricchire dalle fonti esterne che la irrigano.
Il contatto con la materia non lascia niente al caso, ma ci insegna durante il processo come solo attraverso varie persone, i diversi ‘tasselli’, la scultura finale verrà realizzata. Un obiettivo comune, più grande, dove due persone formano già una società.
Da formatore a formatore, la tecnica si impara, non si insegna. Le persone imparano ad essere forma attraverso l’utilizzo delle mani, che nobilitano persino se la loro funzione è spazzare per terra, unendo mente e corpo in un tutt’uno.
Giovanna mi lascia con una frase, mentre continua il suo minuzioso ‘spalare’: ‘Sai perché si dice calma e gesso? Perché conoscere le polveri richiede tempo, e noi quel tempo dobbiamo ritrovarlo, per non perderci’.
La Versilia, come una volta, si propone come inaspettato melting pot: luogo dove investire nell’arte, lavorare con la manodopera locale e entrare in contatto con i collezionisti. La fusione totale tra maestranza e artista è completa, la scuola rinascimentale è ristabilita. Lì, da qualche parte in mezzo all’Italia, dove tutto è lento e velocissimo. E le botteghe respirano ancora.
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