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Porte aperte all’American Academy di Roma, per i Summer Open Studios 2023
Progetti e iniziative
Lo scorsa settimana abbiamo partecipato all’evento dell’American Academy che ha aperto le sue porte per i Summer Open Studios. Fondata nel 1894, l’American Academy in Rome – AAR rappresenta il più antico centro per gli studi indipendenti e la ricerca avanzata nelle arti e nelle scienze umanistiche. Dalla sua fondazione a oggi, l’Accademia ha vissuto una profonda trasformazione, come centro sempre più internazionale e inclusivo per vivere e lavorare a Roma, per artisti e studiosi. La comunità dei residenti racchiude una vasta gamma di discipline umanistiche e artistiche, rappresentative del mondo culturale statunitense e in continuo dialogo e scambio con la realtà italiana. L’Accademia sostiene i borsisti americani e italiani e i residenti invitati, per incentivare lo sviluppo delle arti e delle discipline umanistiche.
Con i Summer Open Studios 2023, l’American Academy in Rome ha riaperto le porte del McKim, Mead & White Building per presentare il lavoro dei borsisti vincitori del prestigioso Rome Prize e dell’Italian Fellowship in campo artistico (ci eravamo occupati dell’inaugurazione dell’anno accademico, in questo articolo). L’evento ha consentito di scoprire e valorizzare il lavoro svolto dai borsisti in un magistrale percorso curato da Ilaria Gianni con Lexi Eberspacher. Tra gli studi e gli altri spazi dell’Accademia, sono state presentate installazioni, progetti collaborativi e performance che hanno donato solo un piccolo spaccato della frizzante vita culturale dell’American Academy in Rome, dipanatasi tra architettura, design, conservazione storica, architettura del paesaggio, letteratura, composizione musicale e arti visive.
I protagonisti di questa edizioni degli Open Studios sono: per le arti visive, Alex Da Corte, Alice Visentin, Elle Pérez, Ester Partegàs, Todd Gray, Tony Cokes; per l’architettura Michael Meredith e Hilary Sample (MOS), Jennifer Newsom e Thomas Carruthers (Dream The Combine); per l’architettura del paesaggio Alexa Vaughn, Katherine Jenkins e Parker Sutton (Present Practice); per il design Athena Kokoronis e Jasmine Hearn; per la conservazione e la tutela storica Preeti Chopra; per la letteratura Gina Apostol, Robyn Schiff; per la composizione musicale Christopher Stark, Miya Masaoka.
Gli Open Studios, a partire dalla loro creazione, offrono l’opportunità di accedere agli studi dei borsisti dove, durante i mesi di permanenza a Roma, prendono forma nuovi progetti di grandi personalità della cultura del nostro tempo. Come nel caso dell’opera ispirata alla tradizione della macchine e scenografie teatrali italiane a cui ha alacremente lavorato Alex Da Corte, artista concettuale tra i più riconosciuti della sua generazione, oppure della futura personale di pittostorie dell’italiana emergente Alice Visentin, e ancora della nuova produzione di Todd Gray, artista e performer noto per le collaborazioni con le icone afroamericane dello spettacolo, a partire da Michael Jackson, ma anche del nuovo libro della scrittrice pluripremiata Gina Apostol, o delle ricerche dello studio di architettura MOS, composto da Michael Meredith e Hilary Sample, che, partendo dal quartiere Corviale, alimenteranno la loro progettazione urbana futura dedicata alle periferie.
Sono state inoltre presentate una serie di installazioni create per l’occasione: il duo di architetti composto da Jennifer Newsom e Thomas Carruthers, fondatori di Dream the Combine, ha realizzato un intervento legato al lavoro presentato all’interno della Biennale Architettura di Venezia 2023, in collaborazione con altri borsisti. L’architetta del paesaggio Alexa Vaughn ha proiettato in anteprima nel cortile un film legato al suo nuovo progetto Sorda nella città Eterna; l’artista Tony Cokes invece ha esposto nel Criptoportico due sue recenti opere video, Free Britney? (2022) e SM BNRZ 03 (2021). La serata è stata arricchita da un programma di eventi performativi, tra cui la performance del compositore statunitense Christopher Stark con una serie di quattro brani originali eseguiti dal pianista Xak Bjerken (Cornell University), insieme al quartetto d’archi MIVOS e in collaborazione con Denva Gallant, Jasmine Hearn e Robyn Schiff; la scrittrice Robyn Schiff ha realizzato un intenso reading di poesie che anticipano la sua prossima pubblicazione Information Desk: An Epic; la compositrice e musicista sperimentale Miya Masaoka ha presentato la sua ultima intensa fatica: la composizione intitolata The Horizon Leans Forward 2023 per il MIVOS String Quartet ed elettronica; mentre Jasmine Hearn ha realizzato un intervento che riflette sul concetto di embodiment e sul rapporto tra il corpo umano e il corpo architettonico. Per l’occasione, inoltre, è visitabile la mostra June Jordan. The Poetry of Design, dedicata alla poetessa, designer e attivista June Jordan (1936-2002).
Le opere e i progetti che sono stato presentati e raccontati ai visitatori mettono in evidenza la varietà e l’attualità dei temi che hanno alimentato le ricerche dei borsisti di questa stagione, tra cui le dinamiche di potere, il colonialismo e la diaspora africana, le questioni relative al corpo e all’identità di genere, riflessioni che toccano gli aspetti più intimi, la memoria, il rapporto tra ciò che è visibile e l’invisibile, ma anche questioni connesse allo spazio pubblico, all’inclusione e alla natura urbana.
L’appuntamento dei Summer Open Studios è reso possibile dall’Adele Chatfield-Taylor Fund for the Arts. Il programma è inoltre in parte supportato da un grant della Fromm Music Foundation e dall’Aaron Copland Fund for Music.