18 settembre 2024

Il Premio Pieve 2024 celebra la memoria collettiva, tra letteratura e arte

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Il Premio Pieve Saverio Tutino celebra la cultura della memoria: la 40ma edizione è stata vinta dalla toccante testimonianza di emancipazione femminile di Albertina Castellazzi

Ph. Luigi Burroni

Il 15 settembre 2024, si è conclusa a Pieve Santo Stefano la 40ma edizione del Premio Pieve Saverio Tutino. Un evento che ha previsto 20 appuntamenti dedicati alla cultura della memoria. Questa edizione, in particolare, ha proseguito sul solco di un’importante riflessione su tre date cardine della storia sia dell’istituzione che di Pieve Santo Stefano, 1944, 1984 e 2024, separate dallo stesso intervallo temporale.

Ogni anno la piccola cittadina nella provincia di Arezzo fa da sfondo al Premio Pieve, organizzato dall’Archivio Diaristico Nazionale. L’evento trasforma questo piccolo comune toscano in un potente e grande centro culturale al servizio della cultura della memoria, dove quella personale diventa parte della memoria collettiva. Fondato nel 1984 dal giornalista Saverio Tutino, l’Archivio rappresenta una straordinaria iniziativa volta a raccogliere e conservare i diari, manoscritti, carteggi o qualsiasi tipo di testimonianza di vita quotidiana di persone comuni. L’obiettivo tanto semplice quanto visionario, era quello di dar voce a chi, altrimenti, sarebbe rimasto all’ombra dalla Storia.

L’idea di Tutino è accompagnata dalla insolita scelta, niente affatto casuale, di Pieve Santo Stefano come sede del suo archivio. La città, trovandosi sulla Linea Gotica, fu completamente minata e distrutta durante la ritirata tedesca del 1944. In questo contesto, la creazione dell’Archivio Diaristico Nazionale si concretizza come una forma di risarcimento morale e storico per le ferite inferte della guerra alla cittadinanza.

Il Premio Pieve, organizzato dall’Archivio, è l’apice di un lungo processo di selezione, lettura e catalogazione di tutte le testimonianze che giungono ogni anno all’archivio in modo spontaneo. Per ogni edizione, una Commissione di Lettura presieduta dall’attuale direttrice Natalia Cangi sceglie otto diari finalisti e quest’anno sono state selezionate le storie di Albertina Castellazzi intitolata Fendevo L’aria, quella di Cosma Damiano Di Salvo che copre gli anni 1921-1923 con La proposta di matrimonio, Mario Morandi, un fascista disoccupato nella Roma del 1943-1944, con il titolo Dall’Albania alla libreria, Guerrino Nati, un sottufficiale della marina vissuto durante la seconda Guerra Mondiale che, con Figli bastardi dell’antica Roma, racconta l’indignazione per la gioia dei commilitoni nel giorno della resa italiana agli eserciti alleati. Terra Bruciata è la testimonianza di Maria Rossi, mentre i 60 anni di vita di Giovanni Stefanolo coprono il periodo da 1880 al 1935, con Ricordi di un nomade. Gli ultimi in lista sono Giuseppe Trinchillo con Come il Signore volle, una sorta di manuale di sopravvivenza nella Roma del 1944 e, infine, Elena Venturin, una cittadina del mondo nata in Kenya nel 1974 per poi trascorrere la sua vita in diversi Paesi, con la testimonianza dal titolo Per fortuna siamo fragili.

Sono storie di lavoro e di guerra, di violenza e sopraffazione sulle donne, offrendo uno spaccato della società italiana del passato ma sempre attuale. Durante i vari eventi congiunti al premio, la Commissione di Lettura anche quest’anno ha definitivamente annunciato il vincitore attraverso l’evento conclusivo diretto dal Professor Guido Barbieri e trasmesso in differita da Rai Radio3.

Irene Rubin ritira il Premio 2024

La vincitrice di questa edizione appena conclusasi del Premio Pieve Saverio Tutino 2024 è Albertina Castellazzi nella cui testimonianza Fendevo L’aria si ripercorrono 35 anni della sua vita, dal 1937 al 1972, lungo la strada impervia verso l’emancipazione dall’imperio di un padre che la voleva destinata alla cura della casa. Ai primi capitoli del racconto fa da sfondo la guerra civile che coinvolgerà drammaticamente la famiglia di Albertina. Intanto l’autrice dovrà affrontare disturbi di salute e perdite familiari importanti. Ma la rinascita arriverà, nonostante i lutti, anche attraverso la conquista del lavoro di insegnante.

Albertina Castellazzi, Milano, 1937

Quello che rende Pieve Santo Stefano un vero e proprio centro culturale durante questi giorni sono stati i venti eventi che si sono svolti. Per questa edizione, sono stati accolti nei diversi luoghi di Pieve persone comuni e autori insieme a storici, intellettuali, artisti impegnati nelle tante iniziative editoriali, teatrali, espositive. Solo per citarne alcune, Il Premio ha ricordato Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in un incontro con Maurizio Mannoni mentre il Premio Città del Diario è stato attribuito al regista Giorgio Diritti.

Tra i libri che sono stati presentati, quello di Saverio Tutino, L’occhio del barracuda. Autobiografia di un comunista (Terre di mezzo, 2024), con l’introduzione di Marcello Flores. Sono anche stati rappresentati “frammenti di storia” nel piccolo spazio teatrale della cittadina, con la presenza di grandi interpreti dal calibro di Maria Paiato e Mario Perrotta su testi di Nicola Maranesi.Tra i premiati, l’intraprendente progetto DiMMI – Diari Multimediali Migranti con tre incontri animati dagli stessi autori del progetto con la partecipazione dello storico Alessandro Triulzi.

Infine durante tutti i giorni del Premio sono state aperte al pubblico due esposizioni con opere di pittura, di matrice espressionista, della giovanissima Ines Mori, ceramiche e tessuti di Elena Merendelli e dipinti di Laura Serafini, nella mostra In acque profonde, curata da Elena Puleo. Un’altra sezione è stata dedicata alle pagine migranti, con le tavole illustrate di Giovanni Cocco, Lorenzo Marcolin, Maria Virginia Moratti, Mihaela Šuman, Fausto Tormen.

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