Puglia felix?

di - 25 Giugno 2012

Per vari aspetti, tra le regioni meridionali, la Puglia appare la più vivace. Per un periodo è divenuta osservatorio politico nazionale in virtù della presenza carismatica di Nichi Vendola. Il turismo che premia una presunta “Puglia felix”, che segue il successo internazionale della Toscana, produce una discreta economia, sebbene non priva di costi: cementificazione di tratti di costa prese d’assalto da masse umane oltre ogni ragionevole capienza logistica con conseguente rialzo dei prezzi. Il giro in più della regione si percepisce anche in campo culturale e nell’arte contemporanea in particolare per la presenza di alcuni artisti nati qui, alcuni dei quali continuano a viverci accanto ad altri più nomadi che però, a parte Rossella Biscotti, non perdono il contatto con la terra d’origine: Luigi Presicce, Francesco Arena e Sarah Ciracì. Da segnalare anche l’apertura di alcuni centri no profit a Lecce, come Archiviazioni, il museo Must dedicato al barocco con una sezione dedicata al contemporaneo, l’associazione culturale Cactus che tra poco a Specchia, prezioso paese dell’entroterra salentino, inaugura la mostra “Luminaria essay” di Flavio Favelli (a partire dal 13 luglio, un anno fa era stata la volta di Marco Gastini),) collaborando con Art at work, altra associazione che però riunisce curatori di stanza tra Milano e Torino, mentre a Gagliano del Capo, estrema punta sud del Finibus Terrea detto altrimenti “tacco”, l’associazione culturale Capo d’arte organizza la terza edizione di “Artisti a Palazzo”. Quattro anni fa era nato il progetto “Intramoenia Extramoenia”, tentativo di creare una rete artistica basata sulle prestigiose architetture dei castelli pugliesi, forse durato troppo a lungo con la stessa formula e che ora riparte con un nuovo assetto su base europea: “Intramoenia Extra Art/ Watershed”, inaugurato il 20 giugno con una conferenza dell’architetto olandese Maurice Nio, infine il premio LUM di Bari. Ma accanto alle luci, si intravedono anche alcune ombre. E purtroppo proprio laddove c’è più visibilità.

L’apertura del nuovo spazio espositivo di cui si è dotato il museo Pino Pascali a Polignano a mare appare decisamente un’occasione mancata, che però l’assessorato regionale alla cultura ha premiato devolvendo su di esso buona parte delle sue risorse. Anzitutto il museo si intitola al grande artista pugliese di cui ha però pochissime opere in collezione e infatti la mostra d’apertura era un’accozzaglia di oggetti messi insieme con un sistema alla Sgarbi: un tot di critici e curatori chiamati a proporre un artista con il risultato di un’esposizione incoerente e sbagliata. Da dove nasce allora la scelta istituzionale di foraggiarlo abbondantemente? Oltre la nuova sede, era necessario sostenere questo pseudo museo?

Va meglio la situazione va se si guarda al mercato o, quanto meno, a ciò che s’iscrive in questo pur presentando tratti non esclusivamente commerciali. Con molto coraggio e andando controcorrente Antonella Spano, formatisi alla scuola di Marilena Bonomo, gallerista storica di Bari che aprì il suo spazio nel lontano 1971 in una città allora digiuna di arte contemporanea, e Michele Spinelli, giovane avvocato e collezionista del capoluogo pugliese, hanno inaugurato una nuova galleria. Ma non uno spazio qualsiasi, hanno preso un intero palazzetto storico di Bari Vecchia, grazie anche al contributo di un collezionista che ha permesso di completare l’operazione annettendo il terzo piano destinato alle residenze degli artisti, trasformandolo in una bella galleria e lasciando mezzo piano come casa privata.

A inaugurare Doppelgaenger è stato Giovanni Ozzola, che a soli 30 anni dimostra la maturità di non sedersi sul successo, continuando a sperimentare nuove visioni, materiali e tecniche. Accanto ad altri lavori per lui piÚ tradizionali, come le fotografie, e a un paio di sculture, questa volta ha realizzato una grande installazione composta di pannelli di ardesia dove ha tracciato le rotte marittime. Sottili linee bianche che fluttuano e si intersecano disegnando un planetario dal punto di vista del mare e di chi lo percorre.

Il mare è anche il tema dell’installazione che Mario Consiglio ha realizzato nella masseria San Marco nei pressi di Fasano. E qui, prima di entrare nel dettaglio del lavoro, bisogna aprire una parentesi per salutare positivamente queste iniziative che prendono corpo in questo tipo di strutture diffuse soprattutto tra Bari e Brindisi. Laddove c’è un’eccellenza nell’ospitalità, ottimo cibo, una cornice architettonica e paesistica alquanto rare, l’arte è quell’in più che fa la differenza tra un buon albergo e qualcosa che ambisce a scavalcarne i limiti. È chiaro che c’è un obiettivo turistico tra chi promuove queste iniziative volte a migliore l’offerta della masseria, ma non si fa fatica a capire che agisce anche un vero interesse nell’avvicinarsi e fare avvicinare il pubblico alla cultura contemporanea.

Il primo a muoversi in questa direzione è stato Vittorio Muolo, proprietario della celebre masseria Torre Coccaro, che già da due anni ospita artisti in residenza che lasciano alla struttura un lavoro, e che peraltro partecipa come main sponsor al progetto di Favelli a Specchia. Ora è la volta di Alessandro e Virginia Amati, che dopo l’intervento di Consiglio, intendono proseguire su questa strada. Mario Consiglio, anche lui di nascita pugliese ma umbro d’adozione, per la cura di Marinella Paderni ha realizzato un vascello nero che ha collocato in una grotta ipogea della masseria e una mostra di vecchie mappe su cui ha disegnato rotte marine, soprattutto quelle tragiche dei migranti che fino a qualche anno fa sbarcavano sulle coste pugliesi.

La regione è sempre stata punto di approdo o di partenza di viaggi per mare, a cominciare dai Bizantini che vi arrivarono bemn prima dell’anno Mille e i Templari che successivamente fecero delle coste pugliesi la base per intraprendere i viaggi per le Crociate. Di questo retroterra storico ne è prova proprio la grotta dove è intervenuto Consiglio, che presenta due commoventi affreschi, recuperati dopo un meticoloso e impegnativo restauro, risalenti al 1200.

Arte genera arte, insomma. Non possiamo che esserne soddisfatti.

A.P.

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  • Vergognosa l'apertura di un museo che sfrutta e stupra il nome di Pascali per esporre opere rionali di artisti trascurabilissimi che nulla hanno da spartire con il percorso e il profilo internazionale di Pascali. Basta liberiamo Pascali. E basta spacciare bozzetti, creati da Pascali quando lavorava per la pubblicitĂ , come opere d'arte. È ora che qualcuno si occupi di preservare il nome di Pino Pascali da operazioni di questo tipo. Forse toccherĂ  a Gagosian visto che nella natia Puglia Pascali è considerato solo un cadavere eccellente da spolpare.

  • Leggo con simpatia da parte di operatori turistici e culturali dell'area fasanese di....desideri di primogenitura...peccato che e' notorio che la famiglia Amati tra le piu' antiche pugliesi : per prima abbia ristrutturato masserie anche a fini turistici e culturali...vogliamo ricordare in Abbazia di sant'Angelo de'graecis il museo dell'olio d'oliva ? E'' stato realizzato nel 90' , non ci pare che esistessero allora altri esempi similari e altresi ' gia' agli albori del 2000, nella biblioteca del Borgo San Marco Alessandro Amati aveva ospitato le personali di alcuni artisti pugliesi quali Giampiero Milella e Ardito . Tutto cio' per amore della verita', spesso travisata ! Grazie

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