Quando è suonata la campanella per annunciare la fine dell’anno scolastico ci si è resi ancora più consapevoli di quanto il momento sia stato difficile: alunni, docenti, famiglie hanno cercato un punto di incontro lungo il percorso di una didattica che per la prima volta si è svolta a distanza. Alcuni raccontano di una stanchezza mai conosciuta prima, altri si imbarazzano davanti alle idee proposte dal Ministero della Pubblica Istruzione per un rientro a settembre che si prefigura ancora incerto.
Ma qual è stata la forza di questa pandemia che ha capovolto gli spazi scolastici, portando tutti a riconsiderare la tecnologia un mezzo valido per costruire ponti?
Che si sia trattato di una semplice lezione o di un progetto, la vera capacità che ha permesso di accendere sinergia è stata senza dubbio la creatività. I docenti non si sono arresi. Non lo hanno fatto davanti alle aule chiuse e nemmeno di fronte ad un asfittico perimetro come quello del web: perché diciamo la verità, a tutti è mancata l’aria e tornare a scuola, fra i banchi, è stato desiderio ricorrente.
Di tutti: alunni, insegnanti, genitori.
Maestri e professori hanno cercato “la leva per sollevare il mondo”, perché è del mondo che parliamo, quando ci si rivolge a bambini e adolescenti. Costretti per emergenza e disposizioni ministeriali a rimodulare la progettazione didattica, i docenti hanno spinto gli allievi a guardare l’umanità da una nuova prospettiva, a utilizzate il pc in modo più costruttivo, a fare del multitasking una caratteristica d’azione applicata ad un presente declinato dentro casa.
Proprio da questa spinta è nato l’evento “Quadri animati in mostra,” che ha visto come protagonisti le classi terze della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Nereto-Sant’Omero-Torano”, in provincia di Teramo, guidato dalla dirigente scolastica Laura D’Ambrosio. L’attività didattica, ideata e curata dall’insegnante Alessandra Pagano può senza dubbio ritenersi uno dei risultati più belli e significativi di quel processo così delicato che si definisce apprendimento attivo. Se poi lo inseriamo nel contesto di una precarietà psicologica e sociale, come quella portata dal Covid19, potremmo anche considerarlo uno dei progetti più nobili in termini di obiettivi: avvicinare genitori e figli, coinvolgendoli in un’esperienza unica sotto il segno dell’amore e della conoscenza del patrimonio artistico.
Come avvicinare un bambino di otto anni all’arte? Come fare di un dipinto uno strumento per insegnare regole e comportamenti? Come potersi specchiare nei costumi e nelle tradizioni di chi ci ha preceduto? Interrogativi che hanno costituto la base del progetto dell’Istituto scolastico abruzzese: un’idea autentica per un risultato di grande impatto visivo che affonda le sue ragioni nell’importante educazione alla Legalità, oggi fondamento dei percorsi educativi basati sull’acquisizione delle competenze.
Scegliere un’opera d’arte e farne il rifesso della contemporaneità. Un progetto che non ammicca alla volontà di emulare piuttosto aspira al desiderio di reinventare, spingendo la fantasia verso la ricerca di una bellezza soggettiva e molteplice, a seconda dei soggetti interpretati dai giovani talenti.
Ecco allora dialogare vicini il passato e il presente, rendendo doppiamente viva l’arte che per fine è destinata a non morire mai. La ragazza con l’orecchino di perla di Johannes Vermeer, Autoritratto con il cappello giallo di Vincent Van Gogh, Ragazzo che monda un frutto e Narciso di Caravaggio, la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci, i Cherubini della Madonna Sistina di Raffaello Sanzio, Autoritratto con fiori di Frida Kahlo, La bonne foi di René Magritte, La lettrice di Jean-Honoré Fragonard: sono solo alcune delle opere d’arte che si presentano all’occhio di chi osserva come contatto creativo fra ciò che è stato ed è nella sua immortalità e ciò che è e continua ad essere per potenza e carica espressiva.
Quello che ne risulta è una riuscita conversazione fra epoche diverse e un fare scuola al tempo del Covid19 che abbiamo trovato non solo bello dal punto di vista estetico ma utile nella ricostruzione dei legami affettivi familiari. E se non è scuola questa, diteci voi cos’è.
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