Quanto è bella l’Accademia nella rete!

di - 30 Luglio 2016
Dentro e fuori dalle sue aule, l’Accademia di Belle Arti di Bologna ha proposto un ricco programma di mostre ed eventi, che attirano la nostra attenzione perché sintomo del profondo cambiamento che l’Istituto bolognese sta attraversando negli ultimi anni. L’obiettivo dichiarato è quello di confermare il suo ruolo di centro di produzione artistico-culturale oltre che di formazione facendo conoscere alla città, e non solo, il lavoro svolto da alunni e professori durante l’anno accademico. Nasce così il progetto OPEN TOUR, che fino al 30 luglio collega l’Accademia a nove tra le più importanti gallerie d’arte presenti in città in un percorso di mostre di cui protagonisti sono i giovani allievi, sotto l’attenta curatela dei loro docenti. Bruno Benuzzi, Paolo Delle Monache e Stefano Scheda si dividono lo spazio dell’ArtForum Contemporary presentando “Tre passi nelle stanze dell’arte” una trilogia che comprende pittura, scultura e arte performativa.
La sezione curata da Scheda, per altro, allarga lo sguardo al Marradi Campana Infesta, intervento di arte urbana e partecipata che, sempre in collaborazione con l’Accademia bolognese, l’artista promuove da tre anni nella cittadina toscana ispirato all’opera del suo più illustre cittadino, il poeta Dino Campana. È un dialogo invece a due voci quello che instaura Eleonora Frattarolo alla Galleria L’Ariete Artecontemporanea tra gli studenti Nicola Amato e Paolo Migliazza. Le carte incise e dipinte da Amato dialogano con i suggestivi busti di bambini scolpiti in terra cruda da Migliazza, in una grande installazione a quattro mani in cui, come scrive la curatrice, «il mondo dell’infanzia sul limite della presenza e dell’oblio narrato da Paolo, guarda stupito e immobile i vortici e i sommovimenti dello spazio e del tempo che si irradiano dalle incisioni di Nicola». Lo studio della natura e delle sue forme invece accomuna il lavoro di Federico Aprile, Esmeraldo Baha, Andrea Mario Bert, Jessica Ferro e Lionel Santagostino, protagonisti del progetto “Delle forme e delle cose” curato da Beatrice Buscaroli alla Galleria Forni. A Lelio Aiello, in collaborazione con Massimo Marchetti, il compito di curare le mostre nello spazio della P420 e della Gallleria Più. Agli alunni del biennio di specializzazione in Arti Visive è stato chiesto di confrontarsi con il lavoro di un grande maestro del contemporaneo, qual è Paolo Icaro, ragionando sulle tematiche care all’artista torinese come il rapporto tra spazio e corpo, la pratica della misurazione e l’autobiografia.

E poi ancora, hanno aderito ad OPEN TOUR, la galleria di Enrico Astuni, la Otto Gallery, la Di Paolo Arte. «Questo evento è per noi importante – ci racconta il direttore dell’Accademia, Enrico Fornaroli – perché ci permette di conciliare il nostro desiderio di “uscire” finalmente in città e, nel contempo, di fare in modo che il pubblico sia invogliato a entrare nei nostri spazi, lasciando aperte le aule dei laboratori, trasformandole in spazi espositivi che si affiancano a quelli già dedicati». E a OPEN TOUR, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, si aggiunge la mostra in Aula Magna, Le regole del corpo (conclusa lo scorso 30 giugno), nata da una felice congiuntura tra il lavoro di Valeria Roncuzzi, docente di Catalogazione e Gestione degli Archivi, Camilla Roversi-Monaco, coordinatrice della scuola di Restauro profilo PFP 5 (materiali cartacei, pergamenacei e fotografici) e Piero Deggiovanni, docente di Storia e Teoria dei Nuovi Media in collaborazione con Sissi: arte antica e contemporanea si confrontano sulla tematica del corpo, scelto come mezzo per raccontare la storia dell’Istituto bolognese, nato per volontà dei tre Carracci nel 1582 con il titolo di Accademia dei Desiderosi.
E poi ancora, questa volta al MAMbo, altri due docenti, Valeri Dehò e Carmen Lorenzetti, hanno presentato la mostra EX che fino a domenica 17 luglio ha riunito il lavoro di quattro illustri ex studenti dell’accademia: Riccardo Baruzzi, Paolo Chiasera, Flavio de Marco e Michael Fliri. «Ci stiamo impegnando – continua Fornaroli – per creare anche un collegamento tra l’Accademia di oggi e la sua storia. Abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri ex alunni, oggi artisti affermati, di creare un dialogo con gli studenti. Da qui nasce l’idea della mostra al MAMbo ma anche di una serie di workshop che gli “ex” terranno a partire dal prossimo autunno. Due generazioni, quella dei nati tra gli anni 70 e anni 90, invitati a confrontarsi tra loro. E anche in questo caso, ci tengo a sottolineare, che l’idea non è tanto quella di arrivare a fare una semplice mostra al MAMbo ma di aprire una strada di dialogo tra l’istituzione museale più importante della città e il luogo in cui l’arte viene quotidianamente lavorata, com’è l’Accademia. Un dialogo già intessuto con il nostro dipartimento didattico, coordinato da Cristina Francucci».

L’aprirsi alla città, in effetti, era uno dei punti fondamentali del programma di Fornaroli per l’elezione a direttore. Ma cos’è cambiato rispetto alle precedenti gestioni? «Da quando mi sono proposto come direttore – ci risponde –  questo è stato un sentimento che ho condiviso con molti dei miei colleghi. Con questo non voglio dire che non si facesse prima. Però ci si apriva alla città in maniera più sporadica e meno progettuale. Le convenzioni che abbiamo firmato in questo anno e mezzo con il MAMBo, appunto, con le gallerie bolognesi aderenti ad ASCOM, con il Future Film Festival, con il MAST – sono tutti strumenti che per noi si rivelano essenziali per riempire quel gap che c’è tra la formazione e l’entrata nel mondo lavorativo. Ai nostri studenti offriamo un’occasione concreta per incominciare già a vedere cosa succede fuori. Per me questo aprirsi è fondamentale. E che siamo sulla direzione giusta lo dimostra anche la collaborazione siglata con la Philipp Morris, che mi riempie di orgoglio, per la quale decoreremo tre dei cinque capannoni del nuovo stabilimento aperto a Crespellano». E un punto importante è anche la partecipazione dell’Accademia agli eventi legati ad Arte Fiera. Ma qual è l’impressione dopo il recente cambio al vertice? «Sono molto contento dell’arrivo di Angela Vettese alla guida di ArteFiera – risponde Fornaroli –  perché è evidente che lei ha la giusta statura per poter rilanciare la fiera e  aprirla al vero contemporaneo, a quello che sperimenta sempre strade nuove. E in questo sono convinto che l’Accademia debba essere presente».

Che il nuovo corso dell’Accademia di Bologna abbia anche a che fare con la formazione del direttore in carica che proviene dal DAMS dei tempi d’oro, quando in questa istituzione si potevano incontrare figure come Pazienza, Brizzi, Tondelli, Freak Antoni? Uno spirito di ricerca e di incrocio dei saperi pratici e teorici è sopravvissuto e si ritrova nei nuovi percorsi formativi dell’Accademia di Belle Arti, che sta vivendo una trasformazione che l’avvicina molto al modello anglosassone, in cui le accademie non sono legate solo alle classiche discipline delle arti visive ma si aprono alle arti applicate. «Ci sono corsi nuovi particolarmente importanti e anche degli unicum come la scuola di fumetto e illustrazione che abbiamo inaugurato più di dieci anni fa. E’ stato un modo di dare una collocazione ad un corso che aveva senso anche perché Bologna è stata molto importante per l’illustrazione, per la letteratura per ragazzi, per il fumetto. Senza tralasciare i corsi di  progettazione. Abbiamo i vari design, come quello grafico o il fashion. E poi, molto importante, il corso di Restauro. Dopo la firma del decreto interministeriale tra MIUR e MIBACT per istituire il corso quinquennale a ciclo unico, siamo state una delle prime accademie ad essere accreditate. Ritornando al discorso su OPEN TOUR e ai nostri eventi, l’Accademia non si impegna  solo nella valorizzazione del territorio cittadino, ma svolge un ruolo attivo anche nella conservazione di esso. Un ruolo che sentiamo forte, dato che siamo una delle poche Accademie in Italia che ancora condividono lo spazio con una Pinacoteca», conclude Fornaroli.
Leonardo Regano

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