Dopo alcuni mesi di fermo a causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19 riprende a Latronico, borgo in provincia di Potenza ai piedi del monte Alpi, il progetto STATO IN LUOGO-Programma di residenze artistiche come geografia tra identità e territorio. Il secondo appuntamento ha visto protagonista l’artista cosentino Niccolò De Napoli. Per saperne di più abbiamo intervistato il curatore del programma di residenze, Giovanni Viceconte.
Come nasce il programma di residenze STATO IN LUOGO?
«Nasce nel 2019 nell’ambito del progetto di arte pubblica A Cielo Aperto (sostenuto dall’Associazione culturale “Vincenzo De Luca”, curato da Bianco-Valente e Pasquale Campanella), con l’intento di dare continuità alle tante e diversificate attività che dal 2008 rende la cittadina di Latronico, piccolo centro lucano alle pendici del monte Alpi, tra i protagonisti nell’ambito dell’arte contemporanea».
In cosa consiste, come e dove si svolge?
«La residenza ospita, per circa dieci giorni, giovani artisti italiani e stranieri presso la casa/residenza per l’arte contemporanea dell’Associazione “V. De Luca”, che metterà a disposizione del creativo anche il proprio spazio espositivo come studio/laboratorio, dove potrà mostrare in progress le diverse fasi della propria ricerca o avviare momenti di relazione con la popolazione. Sempre nell’ambito della residenza, è previsto un laboratorio itinerante alla scoperta del territorio guidato da me, Elisabetta De Luca, Francesco Puppo, Giuseppe De Luca e da altre persone del luogo che vorranno affiancare o seguire l’artista in questa fase esplorativa. In più, l’artista in residenza avrà anche l’opportunità di stabilire un dialogo con gli artisti Bianco-Valente e Pasquale Campanella. A conclusione del primo ciclo delle residenze la documentazione dell’esperienza degli autori invitati a Latronico per STATO IN LUOGO confluiranno in una pubblicazione».
Qual è l’obiettivo di queste residenze?
«La residenza, come già detto oltre ad ampliare le attività di A Cielo Aperto, mira a convertire una permanenza temporanea “Io sono qui adesso” in un processo di relazioni ed esperienze in grado di attivare un dialogo di condivisione collettiva e individuale, distante dai contesti quotidiani e caotici della nostra contemporaneità e dalla complessità dei meccanismi economici legati al mercato dell’arte. STATO IN LUOGO, infatti, non vuol essere solo uno spazio “dentro” separato dal contesto esterno, ma intende stabilire le condizioni per un nuovo dentro/fuori ed avviare uno spazio “terzo” dove l’artista può iniziare con altri soggetti un percorso personale, in cui i confini diventano permeabili e l’esperienza diventa condivisa e condivisibile».
Come avviene la scelta degli artisti? Cosa ti ha portato a scegliere Niccolò De Napoli?
«La selezione può essere ricondotta a legami di stima, frutto di incontri o collaborazioni con gli artisti. Non ritengo importante invitare un artista “relazionale”, piuttosto mi interessa la qualità e la forza comunicativa e di relazione che il creativo stabilisce tra luogo e la sua ricerca. Per il resto, penso che vivere e agire in un luogo sia un fatto naturale e spesso necessario per chi lavora nel mondo dell’arte.
Per questa seconda edizione – 8/17 ottobre 2021 – ripresa dopo più di un anno di sospensione a causa del Covid-19, la scelta è ricaduta su Niccolò De Napoli (Cosenza 1986), artista in grado di generare, attraverso la sintesi della pratica scultorea e l’interazione con le persone, una ricerca che guarda con interesse ai materiali e ai comportamenti di una comunità. De Napoli in questa esperienza nella cittadina di Latronico, “ferita” da un repentino cambiamento climatico, che nei primi giorni di permanenza in residenza ha avvolto il paese da una nebbia surreale e da un senso di solitudine, ha favorito in De Napoli un tempo sospeso utile per raccogliere le tante idee e riflessioni scaturite non solo dal luogo, ma anche da una pausa innaturale causata da una quarantena che inevitabilmente ha portato all’interruzione di ogni connessione diretta con le persone. Lo stesso De Napoli mi confida in una delle nostre tante chiacchierate che questa sorta di nuovo “isolamento” a Latronico gli ha facilitato nuove visioni e diversi input per ricominciare, partendo appunto da uno spazio differente. Forse affascinato anche dalla pioggia dei primi giorni, l’artista ha lavorato sul concetto dell’acqua e sull’importanza di questo liquido per la comunità latronichese, che oltre a essere l’elemento sulfureo utilizzato dalle terme del paese, mostra ancora i segni millenari del suo passaggio e gli antichi rituali per ricercarlo. L’incontro con un rabdomante, insieme alle suggestioni, agli appunti e alle fotografie scattate in questi luoghi sono fruibili e visitabili dal pubblico presso la casa/residenza».
Qual è il riscontro da parte della comunità locale? Al riguardo cosa ti ha più colpito e perché?
«La comunità latronichese è già abituata alla presenza di artisti e studiosi che da anni ormai, grazie all’operazione di A Cielo Aperto, gravitano sul territorio coinvolgendoli in modi differenti alle loro attività laboratoriali ed artistiche. Questo processo di condivisione, che lega l’arte e la comunità, si ripete in modo naturale anche per la Residenza STATO IN LUOGO. Quello che colpisce è la genuinità, la sensibilità e il legame per l’arte da parte delle persone, le quali, spesso mettono a disposizione non solo la loro esperienza, ma anche le loro case per momenti di discussione o di semplice convivialità».
Cosa differenzia STATO IN LUOGO dalla costellazione di residenze che esistono in Italia? Ritieni di aver realizzato un modello diverso?
«STATO IN LUOGO propone all’artista di vivere a Latronico in un periodo dell’anno in cui la cittadina, come molti altri borghi dell’Italia meridionale, si svuota dei suoi emigranti e vacanzieri estivi, lasciando spazio a un’atmosfera rarefatta dove diventano protagonisti il silenzio, le forme e i colori di un paesaggio surreale. Il creativo, in questo contesto, distante dal suo spazio dinamico e popoloso, in cui generalmente vive e opera, riscopre chi è operando un’interruzione del proprio confine fisico e mentale per transitare, confrontarsi e relazionarsi con l’unicità di questa realtà. Una sospensione di un limite che cambia la percezione e i processi relazionali sia superficiali che intimi di chi vi opera. Più di parlare di modello diverso, definirei la residenza STATO IN LUOGO un “insediamento temporaneo”, atto non solo a fotografare l’esistente di questa piccola realtà del sud Italia, ma capace di far emergere e restituire in un flusso d’immagini e osservazioni che non impongono nulla, ma conducono allo studio di un nuovo modo di esplorare e guardare un luogo attraverso l’arte».
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