Riposizionarsi nel mondo e nel tempo, attraverso una nuova lettura del paesaggio e delle relazioni che lo percorrono. Da questo movente si sviluppa “Codici Naturali”, progetto espositivo ideato e curato da Amalia De Bernardis, articolato in diversi momenti e lungo 36 mesi, tra residenze, mostre, performance e approfondimenti critici e teorici. La tappa si svolgerà dal 7 agosto al 6 settembre 2020, con una collettiva ospitata nella Torre Normanna di San Marco Argentano, in Calabria. Qui, in questa architettura monumentale edificata nel 1048 per volere di Roberto il Guiscardo e svettante nel cuore del borgo in provincia di Cosenza, saranno allestite le opere di Calixto Ramirez Correa, Natalia Lisova, PENZO + FIORE e Vadis Bartaglia, ospitata in residenza dal 30 luglio al 10 agosto.
Nel corso delle varie tappe, che si svolgeranno in diversi luoghi della Calabria, verrà redatto un accurato apparato testuale, come un esperimento di scrittura collettiva affidato a personalità afferenti a settori eterogenei: Alessio Moitre, gallerista, Carlo Fanelli, docente universitario, Orlando Sculli, esperto di biodiversità, Aldo Presta, grafico, Stefano Pescarmona, agronomo, Francesca Cola, danzatrice, Don Ennio Stamile, sacerdote, Conni Aieta, architetto, Pietro Macri, giardiniere. Inizialmente era prevista anche la partecipazione del compianto Ivan Fassio, poeta, scrittore e performer, collaboratore di lunga data di exibart, scomparso prematuramente alcuni giorni fa (qui il nostro ricordo).
«Nomadi dobbiamo, di nuovo, imparare a sentire. Perdere. Lasciare. Ri-costruire con cura. Tenere l’animale come simile e la Pianta come Amore. Ripensare gli spazi, ripopolare il lasciato, fare della memoria un sentimento giornaliero, guardare con ardore e curiosità e rimodellare il presente, lasciare che le voci del passato riecheggino con sinfonie classiche per creare atmosfere e nuovi percorsi», spiega De Bernardis.
«Ho immaginato dunque un pretesto, una prima tappa che inizi a suggerire un fatto importante: senza un dialogo profondo e vivente sulla questione “Codici”, probabilmente non si può pensare una reazione reale o immaginata della e sulla cosa artistica. Ho immaginato, e oserei dire visto, un panorama, un paesaggio di ammissione, di confessione, di ritrovamento, di vero, puro, pulito necessario silenzio che fa spazio al fare.
Ho visto, e non oserei dire immaginato, un: Daccapo.
Daccapo è stare. Daccapo è pazientare. Daccapo è capire. Daccapo è sapere davvero. Daccapo è avere l’umiltà di voler sentire. Daccapo è affidarsi. Daccapo è smascherare. Daccapo è compiere riti nuovi. Daccapo è avere la capacità di discutersi. Daccapo è non essere ciò che solo si sa. Daccapo è tra le parole più belle del mondo. Daccapo è riprendersi la poesia. Daccapo è essere con la natura. Prenderne parte. Difenderne le cause. Daccapo è riconoscere un artista. Daccapo è capire che non c’è salvezza che non passi dalla trasformazione. Daccapo è daccapo».
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