Milano Re-mapped: il festival multidisciplinare nato dalla volontà di ri-scrivere il rapporto tra il contesto urbano e il panorama artistico-culturale di Milano vede come protagonisti SPRINT, Archive e Standards. Questo progetto nasce dalla collaborazione tra Pirelli HangarBicocca e l’Università Milano-Bicocca come osservatorio permanente di analisi dinamica sulle numerose realtà artistiche indipendenti in relazione ai quartieri in cui svolgono le loro attività culturali.
Dopo una prima fase di mappatura avviata dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e dopo una fase laboratoriale tramite workshop, il progetto raggiunge la terza fase attraverso una serie di eventi organizzati nelle serate dell’11 e del 12 luglio.
Al centro dei programmi elaborati dalle tre realtà partecipanti c’è il linguaggio come forma espressiva in grado di costruire legami, de-strutturare le forme di pensiero cristallizzate e proporre nuove narrazioni.
Indagando il rapporto tra editoria, performance e suono, SPRINT — piattaforma di editoria indipendente, no-profit e artist-led — ha proposto cinque interventi con l’obiettivo di soffermarsi sulle possibilità di convergenza del linguaggio attraverso una commistione di forme espressive in grado di ri-significare lo spazio urbano. Così, Dafne Boggeri, curatrice di SPRINT, spiega: «Lo spazio urbano ha bisogno, a suo modo, di essere amato, anche considerando prospettive controverse, che vanno oltre a dinamiche asettiche di decoro diffuso e che abbracciano un concetto di performance dei corpi allargato. Penso, ad esempio, alla comunità di skaters e alla meticolosa ricerca che fa per trovare strutture urbane adatte a supportare le varie manovre o allo sguardo dell3 writers in cerca di una superficie per fare una tag visibile ma irraggiungibile. Possiamo considerare la pratica dell’osservazione come elemento chiave per innescare la percezione di uno spazio e delle dinamiche che lo attraversano e lo definiscono, sempre inevitabilmente complesse, considerando anche fattori come l’accessibilità e il rapporto tra elementi progettati o che esulano da questa classificazione, come ad esempio il terzo paesaggio. Immaginiamo che si possa iniziare la ‘liberazione’ di un luogo grazie al gesto della performance che può innescare considerazioni e movimenti più ampi e articolati».
La prima serata del festival si apre con la proiezione di Books As Hooks #3, video prodotto da Alessandro Guerriero (Atelier Alchimia) in collaborazione con la ricercatrice Marta Zanoni come risultato di una raccolta di materiali editoriali posti in dialogo con le voci fuori campo. Lo spazio esterno di Pirelli HangarBicocca, invece, si anima grazie a Studio corale per movimenti singolari, una performance ideata dall’artista Muna Mussie basata sulle pratiche e sui gesti provenienti della danza collettiva, riprendendo i movimenti sviluppati dalla scuola estiva di Monte Verità, fondata nel 1913 dal coreografo Rudolf Laban e Mary Wingman.
È poi l’artista e sassofonista Virginia Genta con la performance sonora Improvvisazione per Sax Sopranino Amplificato a invadere lo spazio, attraverso tonalità musicali noise che si mescolano alle trame visive realizzate dall’artista stessa nella decorazione ambientale sulla facciata esterna dello spazio. Il programma di SPRINT si conclude con dust 2 dust, una performance musicale dell’artista YaYa Bones che, attraverso una fusione tra la musica elettronica e la musica operistica, indaga come il linguaggio musicale possa attivare, a partire dai margini, forme di sovversione.
La seconda giornata, quella del 12 luglio, vede protagonista Archive —spazio no-profit, casa editrice e organizzazione decentralizzata tra Berlino, Milano e Dakar — con un programma che riflette su come il corpo, con i suoi gesti e le sue azioni, unito alla pratica coreografica e al linguaggio nelle sue varie forme può essere espressione di un cambiamento attivo che coinvolge la società. Secondo il team di Archive: «In un mondo di crisi, siamo chiamat3 ad abbracciare un nuovo modo di conoscere, attraverso la pratica di un’immaginazione radicale, multisensoriale e collaborativa. Il movimento di un corpo insieme a un altro corpo, radicato sia nella modalità partecipativa sia relazionale propria della pratica coreografica, ha molto da offrire alla teoria della mobilitazione sociale. Pensato come un percorso di ricerca e di formazione da esplorare collettivamente attraverso il movimento fisico dei corpi quali luoghi di memoria, di resistenza e azione (André Lepecki), la coreografia, la poetica incarnata come scelta etica (Denise Ferreira da Silva), l’improvvisazione, il dialogo e la protesta, Choreopoethics ci permette di sperimentare forme di esistenza collettiva».
Così, Fedoua El Attari propone DecaDanza della montagna: danza declino decolonizzazione, la lettura di un testo che guarda alle montagne come i luoghi dei suicidi di massa di schiavi e, quindi, allo stesso tempo, come archivio di memoria che si esprime attraverso i diversi elementi che compongono questo paesaggio. L’esigenza di de-costruire le forme di pensiero è al centro anche di Una gran puzza di merda nell’aria, spoken word dell’artista Wissal Houbabi dedicato a Youns El Bousettaoui ed espressione di forme di resistenza alle dinamiche e alle narrative eurocentriche occidentali.
Dopo questi primi due interventi, il pubblico è chiamato a partecipare attivamente alla performance collettiva Songs from the Navel to the Spine, in cui l’artista Yon Natalie Mik invita a costruire una coreografia collettiva che sia in grado di esprimere nuove forme di co-esistenza attraverso l’emersione del dolore dei corpi censurati ed emarginati.
Segue Premonition, la perfomance di Giorgia Ohanesian Nardin come momento di riflessione sulle possibilità di riappropriazione delle geografie somatiche da una prospettiva decoloniale attraverso diversi linguaggi: parola, suono e movimento del corpo. La luce può rappresentare un altro elemento che dialoga con le traiettorie dei corpi come esprime la coreografa Padmini Chettur nel suo intervento line 10.
Entrambe le serate si sono concluse con quattro momenti sonori proposti da Standards — spazio indipendente dedicato alla musica e alle arti sonore e performative — che, attraverso le esibizioni di Chillera, Afrorack, Andrea Zarza Canova e Coby Sey With Leisha Thomas e Momoko Gill, hanno condiviso col pubblico la complessità dell’esperienza quotidiana attraverso la musica dal vivo.
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