Si tratta di una rete di relazioni
che ha visto coinvolti i team curatoriali delle diverse biennali e quelli
locali. Comune era la riduzione del numero di artisti e delle sedi espositive,
diverse invece le scelte espositive compiute dai vari curatori. “Abbiamo
selezionato opere da entrambe le edizioni della Biennale per creare una
continuità e uno spazio narrativo condiviso”, raccontano Xenia Kalpaktsoglou e Augustine Zenakos, curatori
della Biennale d’Atene. “Uno spazio caratterizzato da un’atmosfera di
disagio, precarietà, depressione, le stesse che si vivono in Grecia in questi
ultimi tempi”.
Diverso è l’approccio di WHW, team curatoriale dell’11. Biennale di Istanbul: “Si è cercata una negozazione con le opere presentate in Turchia”, dichiara Ivet
Ćurlin, “per mantenere però inalterate alcune tematiche
come l’analisi di diversi contesti politici e storici (indagata da Vyacheslav
Akhunov, Kp Brehmer), la rappresentazione del potere e l’ipocrisia morale (Ruti
Sela & Maayan Amir) la visibilità e l’occultamento (Trevor Paglen, Mladen
Stilinović), la questione femminile (Canan Şenol, Darinka Pop-Mitić)”.
“Ho visitato a lungo il Riso e
Palermo prima di scegliere le opere da esporre”, dichiara invece Abdellah
Karroum, curatore della 3. Biennale di Marrakech. “Cercavo
degli archetipi. Ad esempio, il video di Isaac Julien, pur
essendo girato in diverse location siciliane, ha creato un dialogo con altri
luoghi del Mediterraneo. Lo stesso accade con la ricerca topografica di Younès
Rahmoun. Il Mediterraneo diviene così uno spazio simbolico in cui possono
riconoscersi più culture”.
In fondo era proprio questo
l’obiettivo del progetto Others curato da Renato Quaglia. Un work in progress che rientra
nelle iniziative del progetto Le città del Mediterraneo, che coinvolgerà il prossimo anno
la città di Napoli e la Sicilia. Qui saranno presentate attività e
manifestazioni rappresentative delle identità di diversi luoghi del
Mediterraneo (declinati in diversi ambiti espressivi quali musica, teatro,
danza, artigianato) come Tunisi, Alessandria d’Egitto, Damasco, Marsiglia,
Siviglia, Beirut. Un work in progress che si sta costruendo con associazioni
locali pubbliche e private mappando gli spazi pubblici che in Sicilia
ospiteranno queste diverse realtà, in modo tale da entrare nel tessuto sociale
della città.
Others ha organizzato anche un programma
di residenze reciproche. A Catania, negli spazi della Fondazione Brodbeck,
lavorano Mohamed El Baz (Casablanca), Nazim Hikmet e Richard Dikbas (Istanbul), Vassilis Patmios Karouk (Atene). Mentre selezionati
dall’archivio di SACS – Sportello per l’Arte contemporanea in Sicilia, Sebastiano
Mortellaro sarà
in residenza a Rabat, Domenico Mangano ad Atene e /barbaragurrieri/group ad Istanbul.
Questi diversi interventi site specific saranno presentati
nel corso del prossimo inverno anche a Palazzo Riso, per offrire una più
completa comprensione e documentazione. Palazzo Riso diventerà quindi una
piattaforma di approdo dei vari interventi nell’isola in una lettura polifonica
e corale.
Biennali
del Mediterraneo, unitevi! È la Sicilia a suonare la carica
Others
in video
lorenza pignatti
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper
n. 68. Te l’eri perso? Abbonati!
dal primo ottobre al 15 novembre
Others
Residents
a cura di Giovanni Iovane
Fondazione Brodbeck
Via Gramignani
93 – 95121 Catania
Orario: da
martedì a sabato ore 17-20 su appuntamento
Info: tel. +39 0957233111;
info@fondazionebrodbeck.it; www.fondazionebrodbeck.it
[exibart]
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Il programma di residenze incrociate con altre città del Mediterraneo è copiato pari pari dal progetto TRANSIT che curano Eugenio Viola e Adriana Rispoli al Madre.
Almeno un minimo di ritegno nel citare la cosa, no?