Si intitola Baracca/Casa interiore l’installazione site specific di Roberto Alfano che sarà presentata il prossimo 15 settembre a piazza Matteotti a Modena. L’opera nasce con l’intenzione di ospitare alcuni lavori realizzati nel corso di un laboratorio dedicato agli ospiti del progetto di accoglienza residenziale di Porta Aperta (Modena), ideato e condotto dall’artista. Il laboratorio ha avuto il merito di dare voce a narrazioni di margine che difficilmente trovano il modo di svelarsi.
Con l’installazione site specific Baracca/Casa interiore, l’artista esprime la volontà di rimettere insieme i pezzi di vissuti fatti di memorie perse e poi ritrovate, a volte molto lontane dai luoghi d’origine, altre invece ancora disorientate nella propria intimità. L’opera racconta di una casa interiore evocata a partire dai frammenti oscuri di un transito travagliato, riletti sotto la luce della consapevolezza e dell’accettazione, che palesano una nuova speranza.
La ricerca di Roberto Alfano (Lodi, 1981) consiste in un esercizio di lettura e interpretazione della realtà (scandito tra disegno, pittura, scultura e laboratori) che può essere di natura visionaria, terapeutica o di autoanalisi. A partire da questi presupposti, la sua ricerca si è aperta agli altri, diventando opera-luogo relazionale e generativa.
L’artista si avvicina all’arte contemporanea nella metà degli anni novanta, con la scoperta di ciò che oggi si è evoluto nei limiti del termine di arte urbana. Per tutta l’adolescenza dipinge molto in strada, spinto dalla necessità di mettere a nudo la propria individualità, di sviscerare una fragilità relazionale legata soprattutto ai contesti di gruppo (con i graffiti ha le prime vere esperienze di socialità) e di scontrarsi con i dogmi familiari e di sistema. Questo incontro con l’arte urbana lo induce in seguito a frequentare a Milano l’accademia di belle arti di Brera e a interessarsi di psicologia, filosofia, antropologia, sociologia e scienze della formazione.
All’inizio degli anni duemila, i suoi riferimenti sono il Gruppo OK (di cui è membro dal 2005), una crew di writer fondata da Dem, Blyz, Suede alias Dr. Pira, Emon alias 108 che ha rivoluzionato il movimento dei graffiti in Italia sperimentando con il figurativo e le forme astratte attraverso un approccio spontaneo e spesso ludico. A cui si aggiunge la CAP (Crew Against People), costituita a Praga nel 2005 da Bleze, Most, Masker, Dirty, Dize e Teve, dall’approccio anticapitalista.
Contestualmente Alfano si appassiona ai graffiti old school e al lavoro di quelli che nel gergo del writing vengono definiti toy (writer inesperti o poco capaci), ai cartoni animati degli anni ottanta, ai videogiochi e, soprattutto, all’arte irregolare, quella non-istituzionale intesa non solo come Art Brut, ma nell’accezione più ampia che comprende il lavoro svolto dall’artista nei suoi laboratori dove si incontrano arte contemporanea, educazione informale e inclusione sociale.
Tutti questi riferimenti e gli input pervenuti nel contesto dell’arte urbana, maturano in una ricerca pittorica autonoma e distintiva che dalla strada approda, tra prospettive di sviluppo e di continuità, alla calma introspezione dello studio. Qui suoi lavori rivelano subito una natura spiccatamente intimista nell’investigazione del proprio malessere esistenziale. Di marca espressionista è il suo ricorso, su carta, tela o tavole (anche di grandi dimensioni in cui riecheggiano le origini muraliste), a larghe e intense campiture di colori contrastanti (a olio ma anche acrilici, spray, marker, e altri materiali che sono un ulteriore retaggio dell’esperienza urbana), con forme sintetizzate dalla violenza deformante del tratto.
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