Inutile dilungarsi qui
prettamente sui nuovi spazi espositivi, che molti avranno avuto modo di vedere
e dei quali comunque si è già parlato lungamente in occasione della preview di
maggio. A partire dalla grande Sala Enel, che con i suoi 1.200 mq risulta tra
le più grandi sale espositive d’Europa (c’è chi dice: seconda solo alla
londinese Turbine Hall). Lasciamo allora il microfono ai protagonisti, la cui
parole sono state raccolte da Exibart
nei mesi che hanno portato a rifinire le forme definitive del Macro. “Che cosa ‘cattura’ di Roma il mio progetto?
Le piazze e lo spazio pubblico”, assicurava Odile Decq, intervistata a pochi giorni dall’opening primaverile. “Lo spazio del museo è la continuazione dello
spazio pubblico, della città. Il foyer e la terrazza rappresentano continuità
spaziale tra città e museo, anche grazie a materiali come il basalto, che è la
pietra delle strade di Roma”.
Tutti da scoprire invece sono i
servizi: bookshop, bar, parcheggio, area didattica. E soprattutto il ristorante,
che con l’affascinante location potrebbe diventare un riferimento capitolino
per una cena “diversa” e per converso attrarre visitatori qualitativamente
selezionati. Questo anche grazie alla gestione, che dopo l’apposita gara vedrà
il Gambero Rosso in campo in veste di consulente con il catering capitolino
Nicolai che porterà al Macro il bravo chef Marco Milani; vedremo così se come a
Rivoli o al Mambo e al Palazzo delle Esposizioni a Roma anche qui la
ristorazione diventerà un plus spendibile per aumentare pubblico e attenzione
sul progetto tutto.
Da non perdere, per chi avesse
mancato la preview, una visita a uno spazio che pare compendiare in pochi metri
la summa del Decq-style: la psichedelica toilette – proprio così! -, inox e
specchi posizionati su tutti i lati con al centro una consolle luminosa a offrire
una sorta di cromoterapia…
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massimo mattioli
[exibart]
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