Rosso per sempre

di - 21 Luglio 2014
Quando Germano Celant s’interrogava sulla funzione di una mostra rispetto a un’esposizione, riferendosi a quest’ultima come a qualcosa di più implicito, meno manifesto, non aveva forse ancora considerato la possibilità che una mostra evolvesse nel tempo e la sua forma assumesse una nuova facies, indefinibile come il nostro mondo contemporaneo…che aspetto ha infatti questo evento a Volterra? È una mostra? Un’esposizione? O ancora una vasta e complessa manifestazione?
Inaugurata il 23 maggio di quest’anno fino al 31 dicembre 2015, “Rosso Fiorentino. Rosso Vivo” coinvolge tutti i più prestigiosi spazi del piccolo borgo toscano. L’evento, articolato in cinque sedi espositive, è promosso dal Comune in collaborazione con la Diocesi e Arthemisia Group,  per la cura di Vittorio Sgarbi e la regia di Alberto Bartalini. Lo scopo è valorizzare un piccolo paese del centro Italia, vivace e architettonicamente di grande qualità quale è Volterra, il cui patrimonio genetico si rifà agli Etruschi, ma che ha un DNA fortemente marcato di Medioevo e che può offrire lo scenario per un dibattito sull’arte contemporanea.
Tante, tantissime le declinazioni rossesche attraverso cui si dialoga con la pala del 1521, la celebre Deposizione di Volterra. Storia e innovazione, artigianato e tecniche innovative, nuovi linguaggi contemporanei: show art, mosaico, pittura, sculture imponenti e persino antiche leggende che si tingono di giallo. Sembra che un prelato volterrano, Monsignor Bocci, da ricerche di archivi diocesani scoprì la strana morte nel 1520 di tale Ranieri Orlandi di Sassetta, amato e stimato personaggio del luogo, morto impiccato o decapitato da Leone X. La vicenda è raccontata da uno degli artisti presenti al Battistero di Volterra, Stefano Stacchini che ci anticipa la sua prossima pubblicazione. Grazie allo studio approfondito di Stecchini sulla Pala di Volterra e insieme al vaglio di fonti come quelle date da Vasari, adesso sospettiamo che questa morte inspiegabile sollevò diversi interrogativi e sommosse sul territorio. Rosso Fiorentino fu uno di quelli che si interrogò sul piano artistico sulla vicenda. Una profonda linea sotto la gola del Cristo nel dipinto potrebbe essere l’indizio che il volto del Cristo fosse proprio quello di Ranieri. La Tavola della Deposizione, insomma, rappresenterebbe una presa di posizione di Rosso sulla sua attualità, quasi un manifesto politico?
Il mistero s’infittisce, perché forse non si tratta della solita iconografia della deposizione, che pare essere completamente estranea al laico Rosso Fiorentino. C’è ben altro. Per alcuni, la Deposizione di Rosso Fiorentino è una pittura non finita, la fisiognomica dei personaggi, i ripensamenti nella scelta dei colori, ce la fanno vedere come un work in progress, e che è proprio per questo che Rosso appare di una modernità a quei tempi sconosciuta e oggi incredibilmente disarmante.
La valenza culturale e artistica del maxi evento diventa quindi irripetibile in quanto si offre l’occasione di confrontarsi con un grande interprete del passato. Aspetto ancora più intrigante è che questi artisti che conoscono l’opera di Rosso (tra i quali: Frosali, Stecchini, Ghisleni, Galardini, Tonelli) ne riproducono l’irregolarità, l’eccentricità o l’essenzialità a modo proprio, seguendo le suggestioni e le tecniche del mondo a loro contemporaneo.
«In Rosso Fiorentino si possono vedere cubismo, astrattismo, arte concettuale – dice Sgarbi – è il padre dell’anticonformismo, un artista assoluto». Proprio la contemporaneità di questo artista è stata la base di partenza per la chiamata a raccolta di alcuni artisti del ‘900 e contemporanei esposti nei luoghi della città e pensati come atti di un grande spettacolo teatrale.
L’azione si apre a Palazzo e Torre Minucci dove la Pala finalmente isolata e per l’occasione spostata viene valorizzata nel nuovo allestimento luministico di una marcata modernità. A fianco disegni di Lorenzo Viani e una scultura di Marino Marini. Il percorso continua negli altri spazi sulla linea dell’eccentricità drammatica ispirata dal Rosso. Con  le sculture candide di Adolfo Wildt, Ciusa e quelle di Franco Asco, le minuzie di Osvaldo Licini, le illustrazioni di Domenico Gnoli, Todaro e Giani by Scart come pure le “Visioni” di Renzo Galardini, di Cagnaccio di San Pietro, e gli autoritratti di Arturo Nathan. Opere che provocano una sorta di cortocircuito per l’azione dissacrante nei confronti della grande pala di Rosso Fiorentino. A palazzo dei Priori si ammirano opere site specific e quanto mai originali di Renato Frosali, Mario Mulas, Paola Ghisleni, e ancora le celebri mummie di Inzerillo al Museo Etrusco Guarnacci. Al Teatro Romano entrano in scena invece le mega opere di Mitoraj, il cretto di un grande torso e il busto segnato da una croce commissa, mancante cioè della parte superiore.
Il Battistero di San Giovanni gioca su implicazioni spirituali e religiose antiche e contemporanee che rendono più stringente il richiamo all’attualità. Con le video- installazioni e le musiche di Forzoni e Cresti, la vorticosità della sceneggiatura apparecchiata dagli affreschi digitali di Stacchini insieme all’altare di specchi e vasi alabastrini, è il luogo dove la messa in scena tocca il momento più alto dell’orchestrazione.
La vertiginosa Pala della Deposizione della croce si presta dunque a riflessioni provenienti da climi culturali anche molto lontani. E consente di indagare, attraverso le tecniche più disparate e l’utilizzo dei materiali dai più preziosi a quelli di scarto e riuso, come l’arte contemporanea possa divenire un momento di confronto a più voci. Rivelandoci ancora una volta quanto l’arte antica sia in realtà sempre vicina e attuale.

Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di società di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualità di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni più importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi  nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La verità, vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi.   Gli articoli di Anna su Exibart.com

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