s.o.s. spazio per Brera |

di - 13 Febbraio 2004

L’Accademia di Brera non ce la fa più. Troppo stretta per i suoi 4000 allievi suddivisi nei 4 indirizzi istituzionali, i 5 sperimentali e i 7 corsi di laurea specialistica, più gli spazi della Biblioteca Braidense, dell’Osservatorio astronomico, dell’ Orto botanico, della Sala napoleonica e della Pinacoteca.
Il problema è antico e di difficile soluzione. Diverse proposte sono state avanzate nei decenni, una fra tutte, la più importante, quella della Grande Brera, varata nel 1987 dall’architetto inglese James Stirling, che prevedeva il trasferimento di una parte dell’Accademia a Palazzo Citterio (le collezioni di arte moderna e contemporanea, gli archivi, la biblioteca, le sale per le conferenze e gli allestimenti temporanei).
Il progetto Stirling (investimento stimato: 23 mili ardi di lire) – tra l’altro fortemente contestato da Sgarbi, che lo definì “uno scempio, un’architettura fascista” – è stato più volte rinviato, ripreso, poi accantonato: una odissea infinita, segnata da traversie di varia natura (politica e burocratica principalmente).
Nel frattempo l’Accademia ha continuato ad espandersi, e il trasferimento a Palazzo Citterio non si rivelerebbe comunque risolutivo. Ogni studente ha a disposizione 1,4 metri quadri, quando in Europa la media è di 14-20 a testa. Decisamente una condizione ormai insostenibile, cha mal si concilia oltretutto con il prestigio, il livello dell’offerta didattica, l’internazionalità, e la quantità di attività che l’Accademia vanta.
Il 15 gennaio scorso un nuovo imponente progetto –nome provvisorio: Struttura di formazione artistica superiore– è stato presentato durante una riunione della Commissione interministeriale, indetta dai Ministri Urbani e Moratti.
Il nuovo progetto è sostenuto da Stefano Zecchi, presidente dell’Accademia, dal Politecnico e dal Comune di Milano.L’idea: trasportare in blocco l’Accademia alla Bovisa, lo storico ex quartiere operaio.
Qui si sono già insediate tre Facoltà del Politecnico, Architettura, Ingegneria meccanica e Disegno industriale, e qui dovrebbe sorgere –anche questa una vicenda intricata e senza fine– il famoso Museo del Presente, polo milanese per l’arte contemporanea, progettato per gli spazi degli ex-gazometri. Con l’arrivo dell’Accademia si verrebbe a rafforzare ed arricchire ulteriormente un centro cittadino per la progettazione e la creatività, sinergico e completo.
E l’operazione andrebbe a supportare, tra l’altro, la nuova identità dell’Accademia di Belle Arti, che, grazie a una recente legge, è di fatto entrata a far parte del sistema universitario.
E’ prevista la costruzione di tre grandi edifici in vetro e rame, nell’area di Via Durando, di fronte agli ex capannoni della fabbrica Cereti e Tanfani, già ristrutturati e occupati dalla facoltà di Disegno Industriale. Un campus di 20.000 metri quadrati, a fronte degli appena 7.000 attualmente a disposizione nell’antica sede, che comprenderebbe aule (da 25 a 150 posti ciascuna, più un’aula magna di 300 posti), biblioteca, uffici, laboratori, atelier per gli insegnanti e servizi vari (bar, ristoranti e parcheggi). Una boccata d’ossigeno per questa struttura ormai divenuta troppo ingombrante e complessa, e per la quale urge un rapido intervento di decongestione. Il Professor Zecchi difende la proposta con convinzione, sugg erendo tra l’altro la ripresa del vecchio progetto Stirling, per costituire a Palazzo Citterio un nuovo museo dell’Accademia (trasportandovi le opere della Galleria, molte stipate nei magazzini per mancanza di spazio). Nella vecchia Brera resterebbe così solo una sede di rappresentanza.
E qui si apre lo scontro: Il direttore dell’Accadamia, Fedinando De Filippi, non vede di buon occhio la prospettiva di un esodo globale. Pur constatando l’estremo, attuale disagio e comprendendo l’urgenza di una soluzione non più prorogabile, De Filippi si batterà affinché il cuore storico di Brera rimanga intaccato. E’ un luogo di memorie e di prestigio, un simbolo della città, che deve continuare a vivere. Questa la sua controproposta: i corsi sperimentali alla Bovisa; pittura, scultura e decorazione restano a Brera; Scenografia a Palazzo Citterio.
Il Progetto Bovisa ha parecchi sostenitori, tra le schiere della politica soprattutto. E’ assai probabile che la nuova proposta passi. Ma venti di guerra si odono all’orizzonte… Brera non si tocca, Brera migra e si reinventa… La battaglia non avrà un facile epilogo.

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  • Insegno a Brera e sono d'accordo sia con il Presidente Zecchi, sia con il punto di vista del Direttore De filippi.

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