12 dicembre 2022

Savona Connexxion: la Liguria dell’arte contemporanea diffusa

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Arte contemporanea per molti, anzi per tutti. Vi portiamo con noi nella giornata inaugurale di Connexxion, un mese e mezzo di festival made in Savona

Giovanni Gaggia, Niente sarà più come prima - 2022 - veduta dell’installazione alla Cappella Sistina di Savona, in occasione di CONNEXXION - foto Michele Alberto Sereni

La prendo alla larga, cominciando col dire che di progetti di arte contemporanea “diffusa” ve ne abbiamo raccontati tanti. Vuoi perché questa testata di anni ne ha, o perché l’arte contemporanea – proprio in virtù del suo essere “contemporanea”, ovvero figlia del proprio tempo – tende sovente a reclamare un ruolo di pubblica utilità. Se fossimo Cicerone o Seneca potremmo chiederci: cui prodest? Non essendo nessuno dei due, sfruttiamo il loro “a chi giova” per introdurre in maniera colta i vantaggi della “diffusione”. Che non si misurano solo in termini di fruibilità, ma – almeno per chi è allergico a circoli, oligarchie e affini – anche in un’arte meno espressamente dedita a seccare le lingue dell’intellighenzia di riferimento. Intellighenzia che, figuriamoci, nemmeno si rende conto d’essere tale. Compatta come un branco di gnu, è maestra di matita nella solitudine della cabina elettorale e nel trattare il prossimo suo, qualora di diverso avviso, come l’ultimo dei minus habens. Ovviamente, sempre sfoderando un’assertività da manuale. Qui entra in gioco Savona, novella terra promessa per chi pretende pari opportunità anche in fatto di arte.

A Savona, nell’iconica fortezza del Priamàr, quest’anno si svolge la mostra dei finalisti dell’Arteam Cup, il premio d’arte contemporanea nato nel 2015 e ideato dall’associazione culturale Arteam. La mostra stava lì, sul cucuzzolo (essendo fortezza affacciata su Mar Ligure, per arrivare al Priamàr si sale il giusto), mentre il resto della città rimaneva giù, a fare il suo. Due separati in casa praticamente.

Finché un bel giorno, Livia Savorelli – tra le menti fondatrici di Arteam – ha ipotizzato la svolta. Savorelli inizialmente aveva ragionato su un «Paio di eventi in città», collaterali ad Arteam Cup 2022. Tuttavia, continua, «Man mano il progetto cresceva». E quel “paio di eventi” ha preso le dimensioni di Connexxion, al secolo “Festival diffuso di arte contemporanea”. Presentazione ufficiale in data 25 novembre, con inizio lavori fissato da Savorelli più o meno agli inizi di febbraio. Allarga qui e allarga lì, la costruzione s’è inevitabilmente dilungata nel tempo.

Giovanni Gaggia, Niente sarà più come prima – 2022 – veduta dell’installazione alla Cappella Sistina di Savona, in occasione di CONNEXXION – foto Michele Alberto Sereni

Savona e le sue connessioni

Sottotitolo inequivocabile: “Riconnettersi a partire dalla città”. Una città che però, secondo Savorelli, «non è abituata all’arte contemporanea». In questo senso, Connexxion rappresenta ciò che un’amministrazione comunale sensata dovrebbe tenere a mente: promuovere l’arte è una forma di auto-promozione del territorio. Un sostegno virtuoso tra pubblico e privato che regala alla collettività il potere d’incrociare molteplici storie (l’arte contemporanea, da prodotto umano quale è, è fatta di storie), interagendo con la città nei suoi luoghi, istituzionali e non. D’interpretare, quindi, la complessità della città stessa, che a sua volta è una storia a parte. E tutto questo indipendentemente che si sia un crocerista appena sbarcato, un nativo del luogo o uno capitato per chissà quale altro motivo. Tra l’altro, al di là di tutti i sofismi possibili, Savona è una città molto piacevole da girare.

Girarla al tempo di Connexxion è ancora meglio, con un programma di eventi lungo fino al 7 gennaio prossimo (connexxion.it per non perderne nemmeno uno), e 12 artisti partecipanti. Di questi, tre sono stati protagonisti della giornata inaugurale: Francesca Romana Pinzari, Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina. Tre interventi performativi, accomunati dalla volontà di lavorare spazi-habitat in prospettiva di un coinvolgimento collettivo. Savorelli l’ha detto presentando il progetto: con Connexxion l’arte contemporanea è un processo da non subire passivamente.

Francesca Romana Pinzari – Ti amo troppo, 25 novembre 2022 – performance in occasione di CONNEXXION – Atrio del Comune di Savona – foto Michele Alberto Sereni

Connexxion, atto primo: ti amo troppo. O per niente

Nell’indecisione se sia più “stupido” o più “superficiale” costringere i lettori a sorbirsi un pomposo resoconto (chi scrive ritiene, poveretto, che la critica d’arte non debba essere ridotta a un compitino ben scritto), puntiamo a condividere con loro suggestioni a vario titolo. Qualcosa di meno asettico, o perlomeno si spera, rispetto al sintetizzare la performance di Pinzari in una partitura di azioni, emozionanti come una lista di “ce l’ho, mi manca”.

Ti amo troppo ve la racconterò sicuramente male. In una maniera tanto deontologicamente scorretta. Quanto rispondente al punto di vista di chi era presente lì, a guardare la faccia convinta di Pinzari, sfoggiata per ogni “ti amo” dichiarato a un perfetto sconosciuto nell’atrio del Comune di Savona. Di chi, nel mentre, pensava che a questo mondo esistono persone convinte di non essere mai state innamorate; e altre che un “ti amo” devono averlo detto a vanvera, confondendolo col possesso del “siamo fatti per stare insieme”. Performance lunga, una mezz’ora abbondante, quasi sfinente nel condensare in mezz’ora circa la violenza, psicologica e fisica, di chi subisce violenza.

E in tutta scorrettezza, mi permetto di dissentire sull’importanza, più volte segnalata in sede di presentazione, di aver realizzato la performance il 25 novembre, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Perché? Perché, semplicemente, non ha aggiunto nulla.

I professionisti dell’indignazione a buon mercato staranno già affilando i coltelli. Tuttavia, mio parere personale, in tema di violenza e dinamiche di coppia sarebbe più opportuno aprirsi a un’idea che esuli dal meccanismo “maschi contro femmine”, solo perché l’amore tossico non guarda in faccia al genere di chi lo esercita, né di chi lo subisce.

Mona Lisa Tina – Tra Te e me – 2022 – performance ed installazione inedita in occasione di CONNEXXION – Cappella ex Ospedale San Paolo, Savona – foto Michele Alberto Sereni

Niente sarà più come prima. Tra te e me

Niente sarà più come prima, firmato Giovanni Gaggia e la comunità ucraina di Savona. Non è pigrizia nel battere dei tasti, ma che anche in questo caso lasciamo ad altri la lista dei dettagli oggettivi e oggettuali. Perché noi preferiamo concentrarci su altro. Sulla coscienza delle donne ucraine, compatte di fronte a un presente in cui la guerra è indice di cambiamento. Sulla fede, intesa come qualcosa che unisce a prescindere dal credo religioso, con l’audio di una preghiera che in qualche modo prende il volo, diventando un mélange assordante e assoluto di suoni e parole. Nella Cappella Sistina, un luogo piccolo, intimo e al tempo stesso espressione ossessiva del potere dei Dalla Rovere. Stop.

L’ultima tappa del pellegrinaggio savonese ha raccolto tutti presso l’ex Ospedale San Paolo, complesso architettonico di metà Ottocento, restaurato e rimesso in funzione negli ultimi anni. Su per lo scalone, fino alla piccola cappella, luogo in cui Mona Lisa Tina è performer, arte terapeuta e incarnazione di Tra te e me. Per lei non spenderemo poche parole, ma pochissime. Anzi, saremo telegrafici nel fissare il ricordo di un’artista-amazzone dell’abbraccio; del calore umano di un contatto fisico, che per troppo tempo gli eventi pandemici hanno demonizzato.

Ore 19 circa, siamo al capolinea di questa giornata a Savona. Sempre più convinti che l’arte contemporanea meriti un salto di specie che la tiri fuori dai soliti giri. Maledettissima intellighenzia.

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