“Scripta – L’arte a parole”, nell’edizione 2022, ha proposto non pochi cambiamenti, rispetto a quelle precedenti. Ideata e diretta da Pietro Gaglianò e organizzata e realizzata dall’Associazione Scripta, quest’anno la manifestazione ha visto la collaborazione ancora più pregnante di ARCI Firenze che nei propri circoli e case del popolo ha ospitato sì le presentazioni dei libri ma ha accolto anche opere site-specific che gli artisti hanno realizzato e che lì rimarranno in forma permanente.
Se negli anni scorsi gli artisti padrini/madrine di Scripta avevano lasciato un segno tangibile del loro passaggio all’interno della libreria Brac di Firenze, dalla cui intraprendenza il progetto prende origine – quest’anno Margherita Moscardini ha realizzato un lavoro connesso al progetto Le fontane di Za’atari, partito nel 2016 dal campo profughi di Za’atari, in Giordania – rari erano stati gli interventi fuori dalla libreria. Invece, con questa edizione, Scripta ha prodotto vere e proprie opere disseminate sul territorio.
Paolo Ciregia ha realizzato per la Casa del Popolo di San Niccolò di Firenze – storico presidio in un quartiere centrale ancora abitato da residenti e ultimo circolo rimasto aperto dentro le mura della città – sanniccolo33. Ciregia ha focalizzato l’attenzione sul Circolo con un gesto artistico che mira a sottolineare la crisi dei centri storici e come lo spopolamento dei residenti fissi si rifletta nella vita delle Case del Popolo: ha riacceso la storica insegna luminosa del locale spenta ormai da una quindicina d’anni. L’opera (la nuova insegna) è stata rifatta uguale all’originale, coinvolgendo addirittura lo stesso artigiano che l’aveva realizzata, cambiando però colore: da bianca è diventata rossa.
L’opera di maggiore impatto realizzata quest’anno è però quella che Flavio Favelli ha fatto a Barberino di Mugello. All’interno del Circolo Arci “Bruno Baldini”, nella stanza che, anticamente, prima degli ammodernamenti della fine degli anni Settanta, ospitava il bar e ora è adibita a sala giochi, Favelli ha lasciato Gala. Si tratta di una pittura murale di ampie dimensioni realizzata sulle pareti e sulla volta della sala, progetto nel quale ha coinvolto i giovani della cooperativa locale Liberamente.
Quello di Favelli è un lavoro un po’ irriverente; l’arte può modificare un territorio e incidere su di esso, in qualche modo procurare una rottura. In questa sala sono rappresentate immagini ambigue, pacchetti di sigarette, passaporti ed etichette di vino, sostanzialmente tutte cose “illecite”, tiepidamente di rottura, che fanno parte di una memoria storica abbastanza recente.
Infatti, vi sono dipinte marche di sigarette che oggi non si producono più (N80, Colombo, Linda, Gala, Aurora, MS International, Futura, Edelweiss, Stop, Super, Lido), etichette del vino Chianti che identificano un territorio molto preciso con i nomi dei loro produttori (Frescobaldi Pomino, Castelgreve Chianti Classico, Chiantigiane Chianti, Rocca delle Macie Chianti Classico) e passaporti di Paesi reietti, nei quali la libertà è spesso limitata (Sudan, Angola, Arabia Saudita, Iraq). Se le etichette dei vini si identificano con un territorio reale, il passaporto rappresenta la legittimità di un territorio arbitrario, mentre le sigarette recano l’effige del leone che simboleggia il monopolio di Stato.
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