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09
dicembre 2013
Se la città diventa set fotografico
Progetti e iniziative
Modena fa il punto sul rapporto tra architettura e fotografia con due mostre. Una delle due è dedicata a Gabriele Basilico, che per il territorio emiliano ha realizzato più di un reportage. E che alla “città vera”, quella che “contiene la mescolanza tra eccellenza e mediocrità, tra centro e periferia” - come diceva lui - ha concentrato molto del suo impegno. Ma Basilico è giustamente celebrato anche al MAXXI di Roma, con una piccola, imperdibile rassegna
La Galleria Civica di Modena offre una panoramica su punti di vista significativi dell’architettura del Novecento attraverso due mostre, una corale e un tributo monografico (entrambe visitabili fino al 26 gennaio 2014) con nuclei di opere fortemente interconnesse, tratte dalla collezione civica e con alcuni preziosi prestiti. I due percorsi espositivi rappresentano il dialogo fitto tra fotografia e architettura, proponendo una selezione di opere di alcuni protagonisti di fama internazionale di queste discipline, incentrate sulla rappresentazione dell’espressioni architettoniche contemporanee, fino a celebrare la luminosa figura del fotografo e architetto Gabriele Basilico (Milano 1944–2013), impegnato più di una volta in reportage sul territorio emiliano.
“Macchine per abitare”, a cura di Francesca Mora e Gabriella Roganti, si struttura a sua volta in due parti, approfondendo la relazione tra la progettualità e la realizzazione dell’architettura abitativa, senza limiti geografici, pescando dal patrimonio civico per indagare il tema su vasta scala: da progetti di singoli edifici a prospettive urbane esotiche, fino a vedute e inquadrature ai limiti dell’astratto. Nella sede della Galleria, in Palazzo Santa Margherita, sono in esposizione circa centoventi opere tra scatti fotografici e disegni su carta, studi di artisti eterogenei. Dalla raccolta dei progetti vediamo emergere fogli firmati da Aldo Rossi, Guido Canella, Paolo Portoghesi, Andrea Branzi e Carlo Aymonino, a cui si aggiungono carte tratte dal Fondo Ico Parisi e due sale dedicate a Cesare Leonardi, con sette tavole finora inedite, e a Tullio Zini (il quale ha di recente donato ventotto opere autografe alla Galleria). Da segnalare in questa sezione anche le composizioni grafiche di Marcello Jori e Remo Gaibazzi. Per continuare con una ampia carrellata dedicata alle interpretazioni dei fotografi, con nomi quali quelli di Franco Fontana, Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Mimmo Jodice, il duo Andreoni_Fortugno, Marco Zanta e gli stessi Paolo Portoghesi e Ico Parisi e firme internazionali come quelle di André Kertész, Marilyn Bridges, Lewis Baltz, Reinhart Wolf, Naoya Hatakeyama e Jun Shiraoka. Uno spazio è poi riservato al video documentario The Modernism of Julius Shulman di Eric Bricker, dedicato al fotografo americano dell’architettura moderna, narrato dalla voce di Dustin Hoffman.
Tornando alle testimonianze su Modena, si incontrano inoltre le fotografie di Paolo Monti del lontano 1973 che ritraggono il centro della città, suscitando una riflessione sulle trasformazioni e creando dunque un ponte con l’attualità. Lo stesso accade osservando le fotografie di Gabriele Basilico, presentate presso la splendida Palazzina dei Giardini in un percorso, stilistico e cronologico, curato da Silvia Ferrari in collaborazione con Giovanna Calvenzi Basilico. Gli scatti raccolti, sono saggi del lavoro svolto tra gli ultimi anni Settanta fino alla fine del primo decennio del Duemila, che rendono omaggio alla figura di Basilico, delineandone scelte estetiche e differenti approcci verso l’uomo e l’architettura stessa. Sono esibite importanti fotografie meno note al grande pubblico: dal curioso reportage datato 1978 sul fenomeno delle balere in Emilia Romagna con una selezione di ventitre stampe alla gelatina d’argento dal titolo Dancing in Emilia – proposte anche nel catalogo omonimo – fino ai venticinque scatti del 2011, mai esposti prima, che fanno parte del volume Città e architetture. Il Novecento a Modena (Franco Cosimo Panini editore, Modena 2013). Il passaggio è dai foto-racconti di costume socialmente impegnati, nei quali l’architettura incornicia gli uomini, fino a visioni urbane in cui le città diventano protagoniste scevre della presenza umana. Sono esposte anche altre fotografie storiche delle campagne di documentazione svolte da Basilico in Emilia Romagna: come quelle scelte dalle serie Gli occhi sulla città del 1994 e L.R. 19/98. La riqualificazione delle aree urbane in Emilia–Romagna del 2001, laddove è celebrata l’idea di «una percezione nuova e diversa dei luoghi industriali».
Ma non vi è solo Modena negli scatti di Basilico. Cinque opere di grande formato, in prestito dalla Fondazione Fotografia, aprono scorci su città europee (Bilbao, Porto, Genova, Milano, Dieppe), illustrando perfettamente la poetica del fotografo–architetto: «Fotografare la città non vuole dire scegliere le migliori architetture e isolarle dal contesto per valorizzare la loro dimensione estetica e compositiva, ma vuol dire esattamente il contrario. Cioè mettere sullo stesso piano l’architettura “colta” e l’architettura “ordinaria”, costruire un dialogo della convivenza, perché la città vera, la città che mi interessa raccontare, contiene questa mescolanza tra eccellenza e mediocrità, tra centro e periferia, anche nella più recente ricomposizione dei ruoli» [da Abitare la Metropoli, testo di Basilico del 2010 recentemente pubblicato sui Quaderni dello studio Gabriele Basilico N.1 (2013)].
Chiudono e completano la visita i contributi video: il film documentario realizzato nel 2009 dalla casa di produzione Giart in collaborazione con Contrasto e con il patrocinio della Cineteca di Bologna e Gabriele Basilico. Pratica dello spazio, con una delle ultime interviste rilasciate dal fotografo nel suo studio a Milano, a cura di Saverio Cantoni con le riprese di Nico Guidetti, il montaggio di Mirco Marmiroli e la supervisione di Marco Vallora, realizzato nell’aprile del 2013.
«Il compito del fotografo – scriveva Basilico – è di lavorare sulla distanza, di prendere misure, di trovare un equilibrio tra un qui e un là, di riordinare lo spazio, di cercare infine un senso possibile del luogo». Se queste due mostre di Modena assicurano un contatto vivo con la città e un possibile riconoscimento tra i cittadini e il proprio spazio abitativo, l’obiettivo “di riordinare lo spazio” emerge nitidamente nella mostra allestita al piano terra del MAXXI di Roma, curata da Francesca Fabiani e Giovanna Calvenzi Basilico.
Di scena settanta immagini della collezione del museo, divise tra le foto dello Stretto di Messina, realizzate per Altante italiano del 2003, le immagini appartenenti al progetto “Cantiere d’autore”, la campagna fotografica che il MAXXI promosse nella fase cantieristica del museo, e nelle quali emerge la capacità di Basilico di vedere, tra ponteggi e demolizioni il futuro museo, di dare quindi “un senso possibile al luogo”, puntualizza Francesca Fagiani, e le preziose, essenziali foto dedicate alla mostra su Italo Moretti con la quale il MAXXI inaugurò, tra altre iniziative, nel maggio del 2010.