«La giornata di oggi segna la fine di un lavoro e l’inizio di un progetto»: parola di Andrea Busto, già curatore e direttore artistico della Fondazione Ettore Fico di Torino, che dopo la pluriennale esperienza come direttore artistico prima dell’Associazione culturale Marcovaldo e poi di Villa Giulia – Centro Ricerca Arte Attuale di Verbania approda alla direzione del neonato MEF – Museo Ettore Fico. La fine di quel percorso di cui parla Busto è quel punto che, dopo un anno e mezzo, tutti gli addetti ai lavori possono mettere al cantiere per la costruzione di questo nuovo centro culturale. Il progetto è, ovviamente, la strada che è cominciata il 24 settembre, data della presentazione ufficiale del Museo al suo pubblico.
La struttura di 2000 mq, che l’architetto Alex Cepernich ha sviluppato a partire dalla struttura di un ex-fabbrica, sorge nel cuore del quartiere Spina, in piena zona Barriera di Milano, molto vicino ai Doks Dora, dove si trovano diversi studi d’artista. Come trasformare un nuovo centro di esposizione e produzione culturale, un ennesimo nel panorama torinese, in un punto di riferimento per l’intera città? La sfida che direttore e staff hanno deciso di affrontare si sviluppa su più livelli: innanzitutto, la scelta di offrire alla comunità la possibilità di conoscere da vicino l’opera di Ettore Fico, grande artista giunto a Torino nel 1933, con una mostra importante, “Ettore Fico nelle collezioni. Opere dal 1930 al 2004”, che ne presenta le opere presenti in diverse collezioni nazionali e internazionali (fino all’8 febbraio, a cura di Faye Hirsch e Marco Meneguzzo). Alla moglie Ines, che segue la Fondazione come presidente, si deve un ringraziamento per la generosità con la quale ha scelto di mettere a disposizione dello studio e dell’esposizione le opere del defunto marito. In seconda analisi, oltre alla presentazione di mostre, la volontà è di far crescere il Museo come uno spazio polifunzionale, dotato di un bistrot accessibile anche dall’esterno, uno spazio lounge in cui le persone possano continuare a scambiarsi opinioni sulle opere appena viste, due sale espositive, una sala didattica, un concept store, una sala conferenze. Una facciata nera come una lavagna, sulla quale potranno prendere posto i banner delle mostre in corso come gli interventi performativi degli artisti ospitati.
Ancora, la mission più importante: «non imporre la presenza del Museo sul territorio dall’alto, ma favorire un’integrazione con il quartiere, un quartiere colorato, dinamico, multiculturale che stiamo conoscendo e vogliamo coinvolgere nelle nostre attività», come afferma Lorena Tadorni, responsabile di MEF A.r.t (Attività e relazioni con il territorio). Proprio con questo obiettivo il Museo nato dall’omonima Fondazione, si propone sulla scena torinese con una ricca attività didattica rivolta alle diverse fasce di pubblico, una membership card pensata per ogni tipo di utenza e un programma di collaborazione e sponsorizzazione con le aziende, al fine di coinvolgere territorio, abitanti, rete commerciale e professionale.
Un nuovo fulcro culturale che sappia porsi come traghettatore fra il Novecento e la modernità, partendo da un artista che ha rappresentato la città di Torino e il Piemonte stesso nel mondo: queste le premesse e, allo stesso tempo, le speranze del ricco staff che da oggi ha appena iniziato a lavorare nella costruzione di un progetto ricco di aspettative che, siamo fiduciosi, non verranno deluse.
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Ci sono stato ieri, un locale stupendo, molto luminoso, ben articolato, la collezione è proposta in modo piacevole e con interessanti confronto espressivi, un'altro tassello nella ricca porposta culturale di Torino