Si è da poco concluso il festival Liminaria, prodotto dall’Associazione Culturale Interzona APS, curato da Leandro Pisano con la direzione creativa di Alessandro Esposito, che ha celebrato il decimo anniversario della sua fondazione. Dopo l’esperienza del Festival Internazionale di Arti e Nuove Tecnologie – Interferenze New Arts Festival, Interzona ha scelto per questa edizione di Liminaria il tema delle Substantiae Motus II – Cultural Geologies, andando a ricercare quelle connessioni tra pratiche culturali e geologia. La scelta si è concentrata sugli spazi di confine e le geografie marginali delle aree rurali – i contesti montuosi dei Parchi regionali del Partenio e del Taburno, i territori vulcanici del Vesuvio e dei Campi Flegrei – che hanno ospitato le residenze di artisti provenienti da diversi paesi (Slovenia, Francia, Portogallo, da Australia, Cile, Canada e Italia): Petra Kapš aka OR Poiesis ed Emanuele Errante, Alexander “Pug” Williams, Edgar Endress e Giusy Checola, Francisca Rocha Gonc lves, Renato Grieco e Vera Borghini.
Il Festival, infatti, si occupa della rigenerazione culturale dei territori rurali e marginali attraverso progetti di studio, ricerca sul campo ed educazione focalizzati sulle pratiche artistiche legate al suono e alle tecnoculture. Quattro le località che hanno ospitato il ricco programma di eventi: San Martino Valle Caudina (AV), Montesarchio (BN), Castelpoto (BN) e Somma Vesuviana (NA), hanno poi dato il patrocinio istituzionale il Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino, il Comune di Castelpoto, il Comune di Montesarchio e il Comune di San Martino Valle Caudina.
Il vasto palinsesto di live performance, talk, soundwalk, installazioni, esposizioni è stato presentato all’apertura del festival, il 9 luglio, a Somma Vesuviana da un gruppo di realtà indipendenti del circuito dell’arte contemporanea che operano nel territorio campano: Collettivo Zero Aps, Tramandars, Spazio Amira, Progetto Fiori, Vesuvio Adventures, AmaneÏ e i partner internazionali Sonora e Dar a Ouvir – JACC (Portogallo).
Ad aprire il festival è stata la live performance partecipativa di Giovanni Ambrosio con Antonio Marano, a cura di Christian Taranto, andata in scena al Vico da Nando, al Borgo Casamale di Somma Vesuviana con Signal from Noise, un’installazione sonora nata in collaborazione col compositore Phil St. George, che ha previsto la partecipazione del pubblico che ha suonato le pietre laviche e i vari reperti raccolti sul Vesuvio dall’artista. Pochi passi dopo, è stata aperta la mostra di Eject-a/1 Migrazione delle forme allo spazio PU-TÉCA, che ha avuto una continuazione con Eject-a/2 allo Spazio Amira di Nola, con esposti vari esemplari di ejecta, ovvero frammenti di lava espulsi dai vulcani che variano dai 2 ai 30/ 64 millimetri. La scelta nelle calcografie è fortemente significativa, in quanto riflette come una traccia la roccia formata dalla compattazione dei lapilli, notoriamente conosciuta come tufo, che è un componente essenziale del paesaggio geologico vesuviano.
Dopo la visita alla Biblioteca comunale di Montesarchio, la seconda giornata di festival è proseguita con Caudium next gen, un workshop che ha voluto raccogliere e analizzare le esperienze di vita dei giovani della Valle Caudina, con un focus particolare sulla musica, come strumento di evasione ed affermazione personale.
In serata, La Sala Consiliare del Municipio di Castelpoto ha invece accolto la discussione pubblica sulle possibili attività per rigenerare, nel tempo, il borgo di Castelpoto, vittima dello spopolamento, con Edgar Endress, artista visuale e docente alla George Mason University School of Art, Washington, e Giusy Checola, ricercatrice alla Université Paris 8, Institute for Public Art (IPA), entrambi in residenza.
La terza giornata è iniziata con una visita speciale all’archivio Russo di Somma Vesuviana che vanta un corpus di oltre 30mila volumi ed è continuata ad Ercolano con una Soundwalk a cura di Progetto Fiori. Qui, Daniela Allocca e Antonio Marano hanno condotto i partecipanti in un’esperienza di ri-mediazione sonica con il paesaggio, lungo il sentiero n. 9 del Parco Nazionale del Vesuvio, noto come Fiume di Lava.
Nella penultima giornata del festival è stata inaugurata a San Martino Valle Caudina l’installazione Cave Aquam (Cristina Martone, Paola Pietronave, Laura Landi, Cecilia Blanco, Davide De Lillis, Arianna Cianetti, Lucia Tedesco, Anastasia Solazzo), uno spazio temporaneo di narrazione collettiva e dialogo sulle questioni ambientali, legali ed economiche legate all’estrattivismo.
Nel tardo pomeriggio si è svolta nella piazza principale del centro storico di San Martino Valle Caudina la sessione radio live, trasmessa da Umaradio, a cura di Felice Cimatti, che ha visto coinvolta la partecipazione della Summer school Metarurale, un progetto educativo in collaborazione con il Master in Environmental Humanities dell’Università Roma Tre, tra gli eventi collaterali del festival.
La giornata si è conclusa nei Giardini del Palazzo Ducale prima con il Talk con Teresa Antignani a cura di Collettivo Zero, con la moderazione di Sveva Ventre. L’artista e ricercatrice indipendente ha presentato il progetto itinerante Martyrion, un’iniziativa che esplora e denuncia gli scempi ambientali operati da grandi multinazionali industriali, con particolare riguardo al territorio del Meridione d’Italia. A seguire, la Proiezione del film Arancia Bruciata (2024, 74’) di Clémentine Roy, seguita dalla suggestiva live performace synth di Giuseppe Cordaro.
L’ultima giornata si è aperta con l’inaugurazione della mostra Dust of days di Giovanni Ambrosio, curato da Christian Taranto, nella sede Sinistra Italiana di San Martino Valle Caudina, in cui l’artista ha realizzato un archivio documentario sull’hinterland vesuviano, dal 1996 al 2001, raccontando la gioventù di periferia durante la prima ondata politica berlusconiana in Italia. Poi sono state inaugurate presso il Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino di Montesarchio le installazioni DIS_turbation di Francisca Rocha Goncalves (PT), in collaborazione con Amanei e Sonora, e Caudinae Nugellae / Dopo il diluvio di Annalisa Cervone e Joe Sannicandro (US).
DIS_turbation in particolare è una doppia installazione di suoni e materiali geologici e vulcanici all’interno della torre attigua al museo, che esplora, attraverso il processo di bioturbazione, l’influenza del rumore subacqueo e le vibrazioni (ecologia vibroscape) sulla vita marina.
Presso i Giardini del Palazzo Ducale, invece, sono stati presentati i lavori delle residenze artistiche di Alexander Pug Williams (AUS) con Echoes of Valle Caudina, Petra Kaps aka OR Poiesis (SLO) NYMPHI NYKTOS ed Emanuele Errante In Limina Orbis, in residenza nei Campi Flegrei.
Echoes of Valle Caudina è un’installazione scultorea sonora e performativa realizzata con materiali artificiali trovati, pietre e materiali vegetali raccolti nel comprensorio di San Martino Valle Caudina ispirata al Manifesto del Futurismo Rurale di Leandro Pisano e Beatrice Ferrara e al concetto di “Response-Ability” di Donna Haraway. NYMPHI NYKTOS di Petra Kaps aka OR Poiesis è una performance sonora con oggetti trovati, come i sedimenti geologici, e voci di sonorità locali delle aree vulcaniche dei Campi Flegrei, di Baia e del Vesuvio.
Il Festival si è concluso con le live performance sugli archivi sonori: Assenti Assenti di Giovanni Ambrosio, Christian Taranto e Antonio Marano, Fantasmatiche posture di Renato Grieco e Vera Borghini e la performance dalle tonalità synth di Tommaso Nudo.
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